Drive

Si inizia con l'innominato protagonista di poche parole (Ryan Gosling, in una ottima annata che comprende anche Crazy, stupid, love e Le idi di marzo) che fa da autista ad una rapina. Cauto e con uno scatto bruciante che fa pensare ad un felino, una decina di minuti che da soli giustificano la visione del film.

Scopriamo poi che nessuno sa nulla del suo passato, e nemmeno il suo nome, ha anche lavori legali, lo stuntman, il meccanico, possibilmente anche il pilota, e che parla molto poco. Una miscela che non fa presagire niente di buono.

Caso vuole che per vicina di casa si trova ad avere una donna dalla quieta bellezza (l'appropriata Carey Mulligan, anche per lei uno splendido 2011, vedasi anche Shame) con un ragazzino a carico il cui padre è in galera. Sommessamente, il nostro si innamora della famigliola, forse sperando che quella sia la sua occasione per iniziare una nuova vita, ma senza farsi troppe illusioni. E infatti il galeotto termina la pena anzitempo, e lui accetta di diventare amico di famiglia. Mantenendo l'analogia felina, sembrerebbe ora un buon placido gattone, ma basta una successiva scena in cui incontra un vecchio "cliente" per farci vedere come abbia unghie affilate.

Le cose però si complicano, e si trova a partecipare ad una rapina complicata che farà partire una serie di avvenimenti che daranno modo di farci intuire qualche dettaglio della sua vita passata, e di quale sia il "drive" del nostro driver.

Storia non particolarmente memorabile (James Sallis) ma ben sceneggiata (Hossein Amini) e soprattutto diretta egregiamente da Nicolas Winding Refn, che usa a dovere l'intero armamentario del regista, compresa la colonna sonora (principalmente opera di Cliff Martinez, riconoscibilissimo visto che ho appena visto Contagion dello stesso anno) usata veramente con maestria, tanto nella sua presenza quanto nella sua assenza.

A parte l'ovvio riferimento a Sergio Leone, la prima parte del film mi ha fatto pensare che fossimo dalle parti di The transporter, con meno umorismo ma con un maggior approfondimento emotivo. Mi sono reso conto però che mi sbagliavo, e avrei dovuto pensare più ad A history of violence, di Cronenberg. L'innominato protagonista ha evidentemente un passato di estrema violenza, ne farebbe volentieri a meno, ma è molto difficile, forse impossibile, rinnegare la propria storia.

Interessante il confronto tra Nicolas Winding Refn e Quentin Tarantino. Nella seconda parte del film ci sono scene di violenza estrema che potrebbero far pensare al secondo, ma non è corretto. Indicativa la scena in ascensore, unica parentesi d'amore tra la coppia-non coppia Gosling-Mulligan, e anche teatro di una delle più letali azioni di Gosling. È una macchina per uccidere che vorrebbe una vita tranquilla, il che fa pensare anche a Bourne. Non gli piace essere violento, non lo diverte, ne farebbe volentieri a meno. Ma è la cosa che sa far meglio, e non riesce ad evitare di usare questa sua capacità.

Ancora sulla colonna sonora, la canzone che si sente in uno dei momenti principali (Gosling con la maschera che si prepara a colpire), Oh my love, è del nostro Riz Ortolani.

Ruolo minore, da cattivo sciocco e violento, per Ron Perlman.

3 commenti:

  1. una volta usava dire BEL TENEBROSO
    con una piccola variante definirei il protagonista un BEL MISTERIOSO
    tra i tanti misteri, NON SAPREMO MAI COME SI CHIAMA (come hai giustamente sottolineato) NON SAPPIAMO SE SOPRAVVIVERA' (una coltellata dal basso, a opera di uno specialista come Bernie, dovrebbe essere letale) e NON SI CAPISCE COME UN BOSS IMPORTANTE come Nino vada in giro praticamente da solo

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    1. Ho capito che il film mi è davvero piaciuto quando sul finale (questo sarebbe uno spoiler, ma ormai la sorpresa l'hai bruciata tu ;) la regia ci fa vedere il protagonista in primissimo piano dopo la letale coltellata. Sembra morto, la logica mi dice che dovrebbe essere morto dissanguato, ma il cuore mi dice, ma no, ma dai, magari aveva un corpetto che ha attenuato il colpo, magari è riuscito a fermare la lama. Insomma, mi sono messo a fare il tifo per il protagonista. Merito dell'approfondimento emotivo operato sul personaggio.

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  2. Caspita Bibliofilo, hai scritto il finale del film senza avvisare :P
    Film che vidi al cinema e l'ho adorato dalla prima visione, un picolo gioiellino, il protagonista è veramente un... solitario XD

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