Toy story 3 - La grande fuga

Meglio del secondo capitolo della saga, che però si conferma come una produzione che non apprezzo particolarmente. Da notare che il resto del mondo la pensa diversamente da me, visto che questo titolo è uno di quelli che maggiori soddisfazioni hanno dato a chi campa di cinema.

La storia mi sembra fin troppo complessa, anche se parte da un assunto molto semplice: Andy, il proprietario dei giocattoli, è ormai un giovane adulto, sta lasciando casa per andare all'università, e dunque il distacco dalla sua infanzia è ormai necessario. A complicare il tutto arrivano incomprensioni e il cattivo di turno, un abbraccevole orsacchiotto profumato (ispirato da Ned Beatty che gli dà anche la voce in originale), supportato da una serie di giocattoli traviati, tra cui un Ken (Michael Keaton) disposto a dare molto spazio alla sua componente femminile.

Le bizzarre variazioni poco politically correct dei personaggi mostrano come un decennio non sia passato inutilmente dall'episodio precedente. Lo stesso dicasi per la qualità dell'animazione.

2 commenti:

  1. in questo non concordo
    la complessità della trama è essenziale: è in realtà un film per adulti (i bambini non lo capiscono che parzialmente) dove si intrecciano l'avventura (la fuga dal "lager") la commedia (le schermaglie tra Barbie e Ken) il sentimento (Andy regala tutti i suoi giocattoli a una bimba che appena conosce) e la comicità pura (Buzz diventa un "caballero" spagnolo, quanto di più comico per gli americani)

    RispondiElimina
  2. Uhm, vedila da questo punto di vista: non è nella tradizione Disney (e nemmeno Pixar) avere trame così complesse. E penso che tu abbia ragione, la complessità della trama è un elemento chiave del film. Ma se mi voglio vedere un film di quel tipo non mi guardo un Pixar-Disney. Da qui il mio malcontento, nel trovarmi di fronte un piatto diverso da quello che pensavo di aver ordinato.

    RispondiElimina