Sappiamo già da tempo che il decimo Dottore (David Tennant) è spacciato. E lo sa anche lui, ben due profezie pendono sul suo capo. Quella degli Ood, secondo cui il tempo del suo canto sta finendo, e quella di una anziana londinese di colore che gli ha predetto che un bussare ritmico in quattro tempi annuncerà il suo momento fatale.
Ben ci possiamo immaginare l'umore del nostro uomo (pardon, Signore del Tempo). Ha rinunciato perfino ad attirare donne nel TARDIS, attività in cui eccelle, e si è chiuso in una solitudine che non gli fa per niente bene. Al punto che nel precedente episodio si è trovato vicinissimo al punto di non ritorno, rischiando un delirio di onnipotenza dal quale è stato salvato solo grazie all'intervento deciso di una terrestre.
Anche dal punto di vista produttivo siamo in un momento drammatico per il Doctor Who. Il cambio di dottore coincide con il cambio di produttore e sceneggiatore principale. Con questo ultimo (doppio) speciale esce di scena Russell T. Davies, rimpiazzato da Steven Moffat. Riuscirà la transizione? Visto che scrivo nel tardo 2013, quando anche l'undicesimo Dottore (Matt Smith) ha completato il suo periodo e il dodicesimo (Peter Capaldi) si sta preparando ad entrare in gioco, è facile dire di sì. Ma ai tempi deve esserci stato qualche tremor di vene dei polsi.
The end of time - La fine del tempo
Il Dottore, controvoglia (e possiamo immaginare come mai), torna sul pianeta degli Ood, che lo hanno (chissà come) chiamato. Gli rivelano che sta per capitare qualcosa di grosso, "qualcosa" sta tornando, il che causerà la fine del tempo. I poteri psichici degli Ood non sono tali da chiarire meglio il messaggio. Ma risulta evidente che il Master (John Simm), l'altro Time Lord che si era salvato dalla catastrofe della loro razza, sta preparando il suo ritorno.
Saltiamo sulla Terra e vediamo un confuso inserto in cui lady Saxon (la tipetta terrestre che sposò Master e alla fine gli sparò causandone la morte) viene coinvolta in una specie di rito sabbatico volto a riportare in vita il di lei marito. Avendolo già ucciso una volta, non ci pensa due volte e tenta il doppio colpo. Che però non riesce benissimo.
Il malamente risorto Master e il depresso Doctor si incontrano e scontrano cercando di regolare i loro conti, quando si inserisce un umano, che ha bisogno delle capacità mentali del pur menomato Master per attivare un misterioso aggeggio extraterrestre che ha scippato dai depositi di Torchwood (ente evidentemente soppresso).
Ognuno pensa di essere in controllo, ma non hanno fatto i conti con Lord President (Timothy Dalton), il capo di tutti i Time Lord (o almeno, di tutti gli altri, visto che Master e Doctor sono usi a far per conto loro) che, a sorpresa, con un avvitamento temporale che è poco definire galattico, crea un bizzarro paradosso che gli dovrebbe permettere di salvare Gallifrey (il suo pianeta nativo) dalla terribile guerra che per lui è ancora in corso.
Però (forse) anche per Lord President è in agguato una sorpresa.
L'uscita di scena del Dottore è, come era lecito aspettarsi, da strappare il cuore. E subito arriva l'undicesimo.
The Truman show
Misteriosamente, la mia prima visione di questo film diretto da Peter Weir su sceneggiatura di Andrew Niccol non mi aveva particolarmente convinto. Sarà stato perché Jim Carrey mi sembrava fuori parte? Ai tempi era noto per cose come Ace Ventura e Scemo & più scemo, e anche qui ogni tanto sembra che faccia fatica a non sbizzarrirsi con la sua mimica facciale comicamente esagerata, non particolarmente adatta ad una storia come quella narrata qui. Qualche anno dopo Carrey darà un altra dimostrazione di tener bene anche il registro drammatico (alludo a Se mi lasci ti cancello), ma non seguirà spesso questa direzione.
In ogni caso, mi sbagliavo. Anche se continuo a non essere completamente convinto dell'interpretazione data dal protagonista, la storia funziona e ha un suo notevole spessore.
Si narra di Truman (Carrey), un tizio mediocre sulla trentina abbondante, che inizia a pensare che tutta la sua vita sia un gigantesco imbroglio ordito nei suoi confronti. La moglie (Laura Linney) si atteggia come se lo amasse, ma gli pare che in realtà a lei non importi poi molto di lui. Gli viene da pensare che anche il suo amico di infanzia (Noah Emmerich), che fa tanto il compagnone, e persino la madre, non gliela contino giusta.
Potrebbe essere crisi della mezza età, con un buon grado di paranoia, mescolata a teorie complottiste. Ma è ben peggio. Il povero Truman è l'inconsapevole protagonista (sin dalla nascita!) di uno spaventoso reality che lo segue ventiquattrore al giorno. Un gigantesco studio che rappresenta un'isoletta sulla costa orientale degli Stati Uniti è tutto il suo mondo, da cui gli è vietato uscire. Su di lui veglia un regista con una altissima opinione di sé stesso (Ed Harris) e un piccolo esercito di tecnici (tra cui Paul Giamatti e persino Philip Glass, ovviamente come responsabile delle musiche del reality), attori e figuranti.
Come minimo, si può leggere il film come una impietosa critica al nostro sistema televisivo, che crea una realtà posticcia che gli spettatori seguono bovinamente senza chiedersene il senso. Ma si può approfondire il discorso seguendo un gran numero di prospettive, a seconda dei gusti dello spettatore.
Colonna sonora variegata, in cui spiccano le musiche del figurante Glass.
In ogni caso, mi sbagliavo. Anche se continuo a non essere completamente convinto dell'interpretazione data dal protagonista, la storia funziona e ha un suo notevole spessore.
Si narra di Truman (Carrey), un tizio mediocre sulla trentina abbondante, che inizia a pensare che tutta la sua vita sia un gigantesco imbroglio ordito nei suoi confronti. La moglie (Laura Linney) si atteggia come se lo amasse, ma gli pare che in realtà a lei non importi poi molto di lui. Gli viene da pensare che anche il suo amico di infanzia (Noah Emmerich), che fa tanto il compagnone, e persino la madre, non gliela contino giusta.
Potrebbe essere crisi della mezza età, con un buon grado di paranoia, mescolata a teorie complottiste. Ma è ben peggio. Il povero Truman è l'inconsapevole protagonista (sin dalla nascita!) di uno spaventoso reality che lo segue ventiquattrore al giorno. Un gigantesco studio che rappresenta un'isoletta sulla costa orientale degli Stati Uniti è tutto il suo mondo, da cui gli è vietato uscire. Su di lui veglia un regista con una altissima opinione di sé stesso (Ed Harris) e un piccolo esercito di tecnici (tra cui Paul Giamatti e persino Philip Glass, ovviamente come responsabile delle musiche del reality), attori e figuranti.
Come minimo, si può leggere il film come una impietosa critica al nostro sistema televisivo, che crea una realtà posticcia che gli spettatori seguono bovinamente senza chiedersene il senso. Ma si può approfondire il discorso seguendo un gran numero di prospettive, a seconda dei gusti dello spettatore.
Colonna sonora variegata, in cui spiccano le musiche del figurante Glass.
Doctor Who (dal 4 al 5) - Speciale prenatalizio
Siamo nel limbo tra la quarta e la quinta stagione del Doctor Who, versione secondo millennio. A quanto ho letto, questo episodio era stato originariamente pensato come speciale natalizio, ma la necessità di passare dal decimo dottore (David Tennant) all'undicesimo (Matt Smith) ha richiesto un profondo ripensamento della faccenda. Lo si è quindi riscritto facendolo diventare un prologo al drammatico finale in due parti che si sta preparando.
The Waters of Mars - L'acqua di Marte
Il buon Dottore, che ha rifiutato nell'episodio precedente una compagna per evitarle troppi problemi (ed evitarsi altri dolori), sbarca su Marte in un futuro non troppo lontano (2059, mezzo secolo dopo il presente di riferimento), dove si trova la prima base umana, diretta con pugno di ferro da Adelaide (Lindsay Duncan).
Scopriamo rapidamente che siamo in una situazione molto simile a quella di Pompei. Anche adesso il Dottore sa che c'è una catastrofe in arrivo, e sa che non può far nulla, perché è uno snodo fondamentale del flusso del tempo. Con la sua morte, Adelaide scatenerà eventi che non intendo spoilerare qui.
Il Dottore sa bene cosa dovrebbe fare, togliersi dai piedi e lasciare che gli eventi si compiano, ma per un motivo o per l'altro non ci riesce. Alla fine decide addirittura di intervenire e fregarsene delle leggi del tempo. Non è una cosa che un Time Lord possa fare a cuor leggero, e infatti il Dottore agisce come in preda ad un delirio di onnipotenza.
Ci penserà Adelaide a fargli capire che sbaglia.
Povero Dottore.
The Waters of Mars - L'acqua di Marte
Il buon Dottore, che ha rifiutato nell'episodio precedente una compagna per evitarle troppi problemi (ed evitarsi altri dolori), sbarca su Marte in un futuro non troppo lontano (2059, mezzo secolo dopo il presente di riferimento), dove si trova la prima base umana, diretta con pugno di ferro da Adelaide (Lindsay Duncan).
Scopriamo rapidamente che siamo in una situazione molto simile a quella di Pompei. Anche adesso il Dottore sa che c'è una catastrofe in arrivo, e sa che non può far nulla, perché è uno snodo fondamentale del flusso del tempo. Con la sua morte, Adelaide scatenerà eventi che non intendo spoilerare qui.
Il Dottore sa bene cosa dovrebbe fare, togliersi dai piedi e lasciare che gli eventi si compiano, ma per un motivo o per l'altro non ci riesce. Alla fine decide addirittura di intervenire e fregarsene delle leggi del tempo. Non è una cosa che un Time Lord possa fare a cuor leggero, e infatti il Dottore agisce come in preda ad un delirio di onnipotenza.
Ci penserà Adelaide a fargli capire che sbaglia.
Povero Dottore.
L'amore non va in vacanza
Il cast è ottimo, il problema è che la sceneggiatura (Nancy Meyers) è quello che è, e la regista (ancora la Meyers) avrebbe avuto bisogno di prendersi una vacanza prima di girare il film. O magari invece.
Commedia romantica strutturata in due episodi contrapposti, ben poco legati tra loro, quasi come se l'idea originale fosse stata quella di fare due film e che poi per esigenze produttive si sia ripiegato su farne un unico, adattando la sceneggiatura. Invece di guadagnarci, il risultato è inferiore alla somma delle parti. Due ore abbondanti sono troppe e, nonostante la lunghezza, si ha come l'impressione che lo sviluppo non sia completo.
Le parti principali sono quelle di due donne in crisi. Kate Winslet, è una londinese che non riesce a vivere da protagonista, pur avendone tutte le qualità. Cameron Diaz una californiana che vuole avere il controllo totale su tutto quello che le sta attorno. Decidono entrambe di fare una vacanza completamente fuori contesto, in modo da rinfrescarsi le idee e, tramite servizio su Internet, da perfette sconosciute si scambiano la casa.
Aggiungiamo che la Winslet ha un fratello, Jude Law, e la Diaz un caro amico, Jack Black, e il lettore più avveduto avrà già capito dove andiamo a parare.
Sul versante comico direi più riuscito l'episodio inglese, sul sentimentale avrebbe vinto l'episodio americano se quella che è stata pensata come una sottotrama di riempimento fosse stata sviluppata come vicenda principale. Capita infatti che la relazione tra Winslet e Black non funziona per nulla, e non per colpa della Winslet. Un po' di colpa Black ce l'ha, ma è soprattutto il suo carattere che non funziona. Molto più interessante la relazione tra la Winslet ed Eli Wallach, nel ruolo di uno sceneggiatore hollywoodiano in pensione da decenni. Sviluppata meglio, penso che avrebbe retto da sola un intero film.
Commedia romantica strutturata in due episodi contrapposti, ben poco legati tra loro, quasi come se l'idea originale fosse stata quella di fare due film e che poi per esigenze produttive si sia ripiegato su farne un unico, adattando la sceneggiatura. Invece di guadagnarci, il risultato è inferiore alla somma delle parti. Due ore abbondanti sono troppe e, nonostante la lunghezza, si ha come l'impressione che lo sviluppo non sia completo.
Le parti principali sono quelle di due donne in crisi. Kate Winslet, è una londinese che non riesce a vivere da protagonista, pur avendone tutte le qualità. Cameron Diaz una californiana che vuole avere il controllo totale su tutto quello che le sta attorno. Decidono entrambe di fare una vacanza completamente fuori contesto, in modo da rinfrescarsi le idee e, tramite servizio su Internet, da perfette sconosciute si scambiano la casa.
Aggiungiamo che la Winslet ha un fratello, Jude Law, e la Diaz un caro amico, Jack Black, e il lettore più avveduto avrà già capito dove andiamo a parare.
Sul versante comico direi più riuscito l'episodio inglese, sul sentimentale avrebbe vinto l'episodio americano se quella che è stata pensata come una sottotrama di riempimento fosse stata sviluppata come vicenda principale. Capita infatti che la relazione tra Winslet e Black non funziona per nulla, e non per colpa della Winslet. Un po' di colpa Black ce l'ha, ma è soprattutto il suo carattere che non funziona. Molto più interessante la relazione tra la Winslet ed Eli Wallach, nel ruolo di uno sceneggiatore hollywoodiano in pensione da decenni. Sviluppata meglio, penso che avrebbe retto da sola un intero film.
Doctor Who (dal 4 al 5) - Speciale di Pasqua
Dalle indizi che si colgono in questo speciale capiamo che la profezia degli Ood sta per colpire, e lo farà molto duramente. Ma c'è ancora tempo per qualche avventura con il decimo Dottore (David Tennant).
Planet of the Dead - Il pianeta dei morti
L'inizio fa pensare che abbiamo sbagliato DVD e stiamo guardando un clone di Entrapment interpretato da un clone di Catherine Zeta-Jones (Michelle Ryan). Entra però in scena il Dottore, svagato come spesso gli accade, e un intero double-decker, il tipico autobus a due piani londinese, attraversa un wormhole e finisce in un pianeta desertico dall'altra parte della galassia. Per ragioni produttive i passeggeri sono solo una mezza dozzina, e anche così non è che ci sia tempo per delineare i loro caratteri. Se la cava meno peggio una coppia in cui lei ha sempre avuto una certa veggenza (vince costantemente poche sterline alla settimana giocando al lotto), che viene misteriosamente magnificata dal cambio di pianeta.
A parte l'incontro con un paio di insettoni antropomorfi, la storia ricorda vagamente Pitch black, primo episodio della saga di Riddick, ma per fortuna è sviluppata con molta più grazia e autoironia.
Dottore e ladra, che risponde al nome di Lady Christina de Souza, sembrano avere le carte giuste per far coppia fissa. Ma il Dottore, provato dalla serie di catastrofi emozionali che lo hanno colpito negli ultimi episodi, e forse anche a causa del rovello che gli ha lasciato la profezia oodiana, sembra che preferisca starsene per conto suo.
Planet of the Dead - Il pianeta dei morti
L'inizio fa pensare che abbiamo sbagliato DVD e stiamo guardando un clone di Entrapment interpretato da un clone di Catherine Zeta-Jones (Michelle Ryan). Entra però in scena il Dottore, svagato come spesso gli accade, e un intero double-decker, il tipico autobus a due piani londinese, attraversa un wormhole e finisce in un pianeta desertico dall'altra parte della galassia. Per ragioni produttive i passeggeri sono solo una mezza dozzina, e anche così non è che ci sia tempo per delineare i loro caratteri. Se la cava meno peggio una coppia in cui lei ha sempre avuto una certa veggenza (vince costantemente poche sterline alla settimana giocando al lotto), che viene misteriosamente magnificata dal cambio di pianeta.
A parte l'incontro con un paio di insettoni antropomorfi, la storia ricorda vagamente Pitch black, primo episodio della saga di Riddick, ma per fortuna è sviluppata con molta più grazia e autoironia.
Dottore e ladra, che risponde al nome di Lady Christina de Souza, sembrano avere le carte giuste per far coppia fissa. Ma il Dottore, provato dalla serie di catastrofi emozionali che lo hanno colpito negli ultimi episodi, e forse anche a causa del rovello che gli ha lasciato la profezia oodiana, sembra che preferisca starsene per conto suo.
Una fragile armonia
Ammetto che non mi viene in mente una buona traduzione italiana per il titolo originale, A late quartet, ma quello scelto è sbagliato. L'armonia di cui si parla qui non è per nulla fragile, burrascosa, semmai. Il titolo inglese invece gioca sul fatto che il quartetto (nel senso di ensemble) protagonista è in un momento avanzato della sua esistenza, e stanno lavorando per la nuova stagione che intendo aprire con l'impervio quartetto (nel senso di composizione) per archi n°14 op.131, composto da Ludwig van Beethoven nel 1826, tra le sue ultime cose. Una quarantina di minuti divisi in sette movimenti, ma da suonarsi senza interruzioni.
Primo violino (Mark Ivanir), secondo violino (Philip Seymour Hoffman), viola (Catherine Keener - era Maxine in Essere John Malkovich e la moglie del giornalista in Il solista, altro film con un solido aggancio musicale), e violoncello (Christopher Walken) sono un rinomato quartetto basato a New York fondato un quarto di secolo prima, e tutto sembra andare a meraviglia tra loro, almeno dal punto di vista musicale.
Quando però entriamo nel loro vissuto, scopriamo che secondo violino e viola sono sposati, ma hanno qualche incomprensione caratteriale. La viola è figlia d'arte, la madre è morta al momento del parto ed è stata tirata grande dal violoncello e, prima di conoscere il secondo violino, ha avuto una storia con il primo violino. Il primo violino non pensa altro che alla musica, e la pensa in un modo molto razionale, lasciando ben poco, praticamente nessuno, spazio al sentimento.
A tenere insieme i quattro sembra essere stato il violoncello, molto più anziano degli altri, che era stato loro insegnante di musica. Capita però che, un anno prima dell'inizio dell'azione, gli sia morta l'amata moglie e, subito all'inizio del film, scopra di avere le prime avvisaglie dell'Alzheimer. Che non è una bella malattia per nessuno, ma figuriamoci lo sconforto che può prendere un musicista.
Mettiamoci sopra pure che violino e viola hanno una figlia (Imogen Poots) che sembra destinata a seguire la via dei genitori, ma è in piena crisi adolescenziale, e ha una gran rabbia (principalmente nei confronti della madre) per essere stata trascurata da piccola.
Sembra impossibile che il quartetto-ensemble riesca a continuare il suo percorso ma, come dovrebbe succedere al quartetto-composizione, eppure ce la fa.
Tutto sommato m'è parso un buon film, Yaron Zilberman (regia e co-sceneggiatura) è al suo primo lavoro (o forse il secondo, se consideriamo anche Watermarks del 2004, un documentario), mostra di avere grandi potenzialità. Purtroppo il risultato è discontinuo, principalmente a livello di scrittura. In particolare il personaggio della figlia m'è sembrato mal disegnato, ad un certo punto avrà una repentina (e a mio parere ingiustificata) illuminazione che le farà radicalmente cambiare comportamento. Non saprei dire se la Poots rende poco nella parte incolpevolmente o meno, ma si trova ad essere per qualche tempo al centro della narrazione senza avere gli strumenti per reggere. Notevole, invece la prova attoriale dei personaggi principali. In particolare Christopher Walken ha un ruolo molto toccante e lo interpreta al meglio.
Primo violino (Mark Ivanir), secondo violino (Philip Seymour Hoffman), viola (Catherine Keener - era Maxine in Essere John Malkovich e la moglie del giornalista in Il solista, altro film con un solido aggancio musicale), e violoncello (Christopher Walken) sono un rinomato quartetto basato a New York fondato un quarto di secolo prima, e tutto sembra andare a meraviglia tra loro, almeno dal punto di vista musicale.
Quando però entriamo nel loro vissuto, scopriamo che secondo violino e viola sono sposati, ma hanno qualche incomprensione caratteriale. La viola è figlia d'arte, la madre è morta al momento del parto ed è stata tirata grande dal violoncello e, prima di conoscere il secondo violino, ha avuto una storia con il primo violino. Il primo violino non pensa altro che alla musica, e la pensa in un modo molto razionale, lasciando ben poco, praticamente nessuno, spazio al sentimento.
A tenere insieme i quattro sembra essere stato il violoncello, molto più anziano degli altri, che era stato loro insegnante di musica. Capita però che, un anno prima dell'inizio dell'azione, gli sia morta l'amata moglie e, subito all'inizio del film, scopra di avere le prime avvisaglie dell'Alzheimer. Che non è una bella malattia per nessuno, ma figuriamoci lo sconforto che può prendere un musicista.
Mettiamoci sopra pure che violino e viola hanno una figlia (Imogen Poots) che sembra destinata a seguire la via dei genitori, ma è in piena crisi adolescenziale, e ha una gran rabbia (principalmente nei confronti della madre) per essere stata trascurata da piccola.
Sembra impossibile che il quartetto-ensemble riesca a continuare il suo percorso ma, come dovrebbe succedere al quartetto-composizione, eppure ce la fa.
Tutto sommato m'è parso un buon film, Yaron Zilberman (regia e co-sceneggiatura) è al suo primo lavoro (o forse il secondo, se consideriamo anche Watermarks del 2004, un documentario), mostra di avere grandi potenzialità. Purtroppo il risultato è discontinuo, principalmente a livello di scrittura. In particolare il personaggio della figlia m'è sembrato mal disegnato, ad un certo punto avrà una repentina (e a mio parere ingiustificata) illuminazione che le farà radicalmente cambiare comportamento. Non saprei dire se la Poots rende poco nella parte incolpevolmente o meno, ma si trova ad essere per qualche tempo al centro della narrazione senza avere gli strumenti per reggere. Notevole, invece la prova attoriale dei personaggi principali. In particolare Christopher Walken ha un ruolo molto toccante e lo interpreta al meglio.
Mucche alla riscossa
La storia di tre mucche nel selvaggio West che affrontano il mondo per salvare la loro fattoria oberata dai debiti.
Ultimo film della Walt Disney classica, quando la norma era realizzare tutto a mano, in un periodo di evidente crisi creativa dello studio. E visto che il problema non era tecnico, il passaggio al digitale non è che abbia cambiato di molto i risultati - il successivo Chicken little difficilmente può essere considerato un titolo memorabile.
Ci sono cosettine simpatiche, ad esempio un cattivo è disegnato molto simile a Steve Buscemi, che poi ho scoperto ha dato la sua voce al personaggio nell'originale (in italiano è stato doppiato da Daniele Formica). Non mancano neppure citazioni da precedenti titoli Disney, tutte cose che aiutano a tener sveglio lo spettatore meno giovane. Già, perché la sceneggiatura non ben sviluppata (alcuni passaggi sono lasciati come facile esercizio al pubblico, altri sono destinati a restare avvolti nel mistero) non appassiona un granché.
Nonostante le svariate pecche si lascia guardare. Ma da casa Disney è lecito aspettarsi molto di meglio.
Ultimo film della Walt Disney classica, quando la norma era realizzare tutto a mano, in un periodo di evidente crisi creativa dello studio. E visto che il problema non era tecnico, il passaggio al digitale non è che abbia cambiato di molto i risultati - il successivo Chicken little difficilmente può essere considerato un titolo memorabile.
Ci sono cosettine simpatiche, ad esempio un cattivo è disegnato molto simile a Steve Buscemi, che poi ho scoperto ha dato la sua voce al personaggio nell'originale (in italiano è stato doppiato da Daniele Formica). Non mancano neppure citazioni da precedenti titoli Disney, tutte cose che aiutano a tener sveglio lo spettatore meno giovane. Già, perché la sceneggiatura non ben sviluppata (alcuni passaggi sono lasciati come facile esercizio al pubblico, altri sono destinati a restare avvolti nel mistero) non appassiona un granché.
Nonostante le svariate pecche si lascia guardare. Ma da casa Disney è lecito aspettarsi molto di meglio.
Misure straordinarie
Il titolo non di riferisce alle misure della protagonista femminile. Keri Russell non è il tipo (vero che nel suo curriculum c'è pure una Wonder Woman, ma era una versione a fumetti e ci ha messo solo la voce), ha una parte secondaria, e per dirla tutta non si tratta di quel genere di film.
Siamo invece dalla parte del dramma medico strappalacrime. Non che abbia niente in contrario verso questo filone, il problema è che Tom Vaughan (regista) non riesce nell'intento. Suona falso lontano un miglio, e il fatto che sia basato su una storia vera, finisce per essere solo indice di quanto a lungo debbano essere stati rimasticati i fatti originali per arrivare alla sceneggiatura (firmata da Robert Nelson Jacobs).
Un padre disperato (l'improbabile Brendan Fraser) fonda una azienda farmaceutica al fine di trovare una cura per suoi due figli colpiti da una brutta malattia che non lascia scampo. Trova un burbero ricercatore (Harrison Ford) che potrebbe essere sulla strada giusta. La relazione tra i due non è delle migliori, ma alla fine tutto si risolve per il meglio, ovvero i bimbi si salvano e il ricercatore diventa meno intrattabile (e più ricco).
Siamo invece dalla parte del dramma medico strappalacrime. Non che abbia niente in contrario verso questo filone, il problema è che Tom Vaughan (regista) non riesce nell'intento. Suona falso lontano un miglio, e il fatto che sia basato su una storia vera, finisce per essere solo indice di quanto a lungo debbano essere stati rimasticati i fatti originali per arrivare alla sceneggiatura (firmata da Robert Nelson Jacobs).
Un padre disperato (l'improbabile Brendan Fraser) fonda una azienda farmaceutica al fine di trovare una cura per suoi due figli colpiti da una brutta malattia che non lascia scampo. Trova un burbero ricercatore (Harrison Ford) che potrebbe essere sulla strada giusta. La relazione tra i due non è delle migliori, ma alla fine tutto si risolve per il meglio, ovvero i bimbi si salvano e il ricercatore diventa meno intrattabile (e più ricco).
Lezioni di cioccolato 2
La sceneggiatura (Fabio Bonifacci), dopotutto, non è terribile. I veri difetti li vedrei nel cast, che oscilla dal sottotono allo svogliato al manifestamente incapace, e nella regia (Alessio Maria Federici) poco determinante.
Un architetto incapace (Luca Argentero), o forse solo svogliato, è sull'orlo della catastrofe economica. Il suo hobby principale è collezionare incontri galanti. Ovviamente quando incontra una (Nabiha Akkari) che non gliela dà, se ne innamora (o almeno, così crede). Caso vuole che la bella sia figlia del pasticcere di origine egiziana (Hassani Shapi) che l'architetto ha conosciuto nel precedente episodio, che ovviamente non ci tiene a che la figlia frequenti questo suo amico, visto che ne conosce il carattere.
A complicare il tutto c'è pure il fatto che il mastro cioccolatiere (Vincenzo Salemme) cliente/amico dell'architetto si invaghisce dell'ispettore di polizia (Angela Finocchiaro) che aveva conosciuto in tenera età e ora incontra di nuovo, e gli chieda aiuto in quanto esperto di faccende amorose.
A cavarsela meno peggio di tutti direi che è Salemme, forse perché abituato a dirigere sé stesso nei suoi film e capace dunque di sopperire all'assenza di indicazioni di regia.
Un architetto incapace (Luca Argentero), o forse solo svogliato, è sull'orlo della catastrofe economica. Il suo hobby principale è collezionare incontri galanti. Ovviamente quando incontra una (Nabiha Akkari) che non gliela dà, se ne innamora (o almeno, così crede). Caso vuole che la bella sia figlia del pasticcere di origine egiziana (Hassani Shapi) che l'architetto ha conosciuto nel precedente episodio, che ovviamente non ci tiene a che la figlia frequenti questo suo amico, visto che ne conosce il carattere.
A complicare il tutto c'è pure il fatto che il mastro cioccolatiere (Vincenzo Salemme) cliente/amico dell'architetto si invaghisce dell'ispettore di polizia (Angela Finocchiaro) che aveva conosciuto in tenera età e ora incontra di nuovo, e gli chieda aiuto in quanto esperto di faccende amorose.
A cavarsela meno peggio di tutti direi che è Salemme, forse perché abituato a dirigere sé stesso nei suoi film e capace dunque di sopperire all'assenza di indicazioni di regia.
Doctor Who (dal 4 al 5) - Speciale di Natale
Causa alcuni problemi produttivi, la quinta serie salterà un anno e inizierà nel 2010. Per fortuna il 2009 resta coperto da una serie di speciali disegnati per raccontare l'uscita di scena del decimo dottore e l'arrivo dell'undicesimo. La scrittura e produzione di questo blocco (disponibile in un elegante cofanetto DVD che non mi sono fatto scappare) è affidata a Russell T. Davies, anche lui in uscita dalla serie.
La quarta stagione è finita con il tentativo dei Dalek di distruggere tutti gli universi in un sol colpo. Anche questa volta il Dottore (il decimo, David Tennant) è riuscito a scongiurare la catastrofe, ma ad un prezzo molto alto. In un solo episodio ha dovuto salutare definitamente (anche se questo avverbio ha una definizione molto elastica) la sua amata Rose e la apprezzata Donna, per non parlare di altri notevoli shock capaci di far perdere il buonumore anche al più gioviale Signore del Tempo.
The next Doctor - Un altro Dottore
Non stupisce perciò che il Dottore abbia deciso di fare uno strappo alla regola, e il Natale lo passa sì a Londra, ma nella metà dell'800. L'atmosfera natalizia (c'è persino uno spolverio di neve) sembra rasserenarlo, e anche l'incontro con un bizzarro individuo che sostiene di essere il Dottore (David Morrissey) non gli crea problemi. Anzi, prende a benvolere costui e cerca di capire se si tratti davvero di una sua successiva incarnazione.
Il problema è rappresentato invece dai Cybermen. Costoro erano stati sparati nel vuoto infra-universale (qualunque cosa sia) al termine dell'epica battaglia alla fine della seconda stagione. Causa successivi distrurbi spazio-temporali (meglio non approfondire) alcuni di loro si sono inaspettatamente salvati, piombando però in un periodo in cui la tecnologia è troppo poco sviluppata per le loro necessità. Il risultato è un episodio che vira simpaticamente verso lo steampunk, con i Cybermen che cercano disperatamente di adattarsi agli ingranaggi e al vapore dell'epoca.
A capo dei Cyberman si pone Miss Hartigan (Dervla Kirwan), una prostituta (la cui professione non è citata direttamente per motivi di target del programma, ma si capisce lo stesso) dalla notevole intelligenza, resa crudele dalle contingenze.
L'altro Dottore si rivelerà essere un compagno prezioso del vero Dottore, soprattutto perché riuscirà a regalargli un po' di calore, con un riconoscimento per il suo operato da parte di londinesi scampati al disastro e persino con un pranzo di Natale in famiglia.
La quarta stagione è finita con il tentativo dei Dalek di distruggere tutti gli universi in un sol colpo. Anche questa volta il Dottore (il decimo, David Tennant) è riuscito a scongiurare la catastrofe, ma ad un prezzo molto alto. In un solo episodio ha dovuto salutare definitamente (anche se questo avverbio ha una definizione molto elastica) la sua amata Rose e la apprezzata Donna, per non parlare di altri notevoli shock capaci di far perdere il buonumore anche al più gioviale Signore del Tempo.
The next Doctor - Un altro Dottore
Non stupisce perciò che il Dottore abbia deciso di fare uno strappo alla regola, e il Natale lo passa sì a Londra, ma nella metà dell'800. L'atmosfera natalizia (c'è persino uno spolverio di neve) sembra rasserenarlo, e anche l'incontro con un bizzarro individuo che sostiene di essere il Dottore (David Morrissey) non gli crea problemi. Anzi, prende a benvolere costui e cerca di capire se si tratti davvero di una sua successiva incarnazione.
Il problema è rappresentato invece dai Cybermen. Costoro erano stati sparati nel vuoto infra-universale (qualunque cosa sia) al termine dell'epica battaglia alla fine della seconda stagione. Causa successivi distrurbi spazio-temporali (meglio non approfondire) alcuni di loro si sono inaspettatamente salvati, piombando però in un periodo in cui la tecnologia è troppo poco sviluppata per le loro necessità. Il risultato è un episodio che vira simpaticamente verso lo steampunk, con i Cybermen che cercano disperatamente di adattarsi agli ingranaggi e al vapore dell'epoca.
A capo dei Cyberman si pone Miss Hartigan (Dervla Kirwan), una prostituta (la cui professione non è citata direttamente per motivi di target del programma, ma si capisce lo stesso) dalla notevole intelligenza, resa crudele dalle contingenze.
L'altro Dottore si rivelerà essere un compagno prezioso del vero Dottore, soprattutto perché riuscirà a regalargli un po' di calore, con un riconoscimento per il suo operato da parte di londinesi scampati al disastro e persino con un pranzo di Natale in famiglia.
Doctor Who - Stagione 4 / finale
Anche questo finale di stagione m'è sembrato viziato da una eccessiva voglia di stupire. Il Dottore (il decimo, ma David Tennant sta per arrivare alla fine del suo percorso) si duplica, quasi triplica, una girandola di coprotagonisti torna a dargli manforte, causando una momentanea convergenza dei vari spin-off, in una storia veramente esagerata.
Turn left - Gira a sinistra
E pensare che tutto inizia con un episodio quasi minimale, che replica specularmente il precendente Midnight. Se là era il Dottore a doversela cavare da solo, qui è la sua compagna di viaggio di stagione, Donna Noble (Catherine Tate) al centro della vicenda che fa da aperitivo al più corposo piatto che sta per arrivare.
Un misterioso personaggio, per mezzo di uno spiacevole gigantesco scarafaggio quasi-invisibile, causa una distorsione del passato di Donna, con conseguente creazione di una storia alternativa in cui ella non incontra il Dottore, con risultati catastrofici. Interviene però Rose Tyler (Billie Piper), che riesce in qualche modo ad evadere dall'universo parallelo in cui era finita, per raddrizzare la situazione.
The stolen Earth - La Terra rubata / Journey's end - La fine del viaggio
I mai domi Dalek ora vogliono distruggere in un colpo solo tutti gli universi che affollano l'ambientazione della serie (che sposa infatti l'idea del multiverso, modificandola per rendere possibile, anche se difficoltoso, il passaggio da un universo all'altro). La prima parte del diabolico piano consiste nel rubare qualche decina di pianeti (tra cui la Terra) per creare un ingegnoso macchinario capace di convogliare una misteriosa energia molto distruttiva in ogni dove e ogni tempo.
A contrastare il diabolico piano interviene una moltitudine di personaggi, visti un po' in tutte le quattro stagioni "moderne" del Dottore.
Anche qui al Dottore capiteranno disgrazie grandissime, riuscirà infatti a rincontrare la sua amata Rose, ma non riuscirà a dichiararle il suo amore, e finirà per perderla nuovamente. Gli verrà anche fatto notare da un suo acerrimo nemico, Davros, l'inventore dei Dalek, quanto sia mortale, e vedremo in una rapida sequenza un veloce riepilogo di alcuni di coloro, alcuni molto amati dal Dottore, che hanno perso la vita in seguito al suo incontro. Perderà inoltre anche Donna, in un modo tra i più dolorosi (per lui, si consolino i fan di questa strana compagna di viaggio del Dottore).
Turn left - Gira a sinistra
E pensare che tutto inizia con un episodio quasi minimale, che replica specularmente il precendente Midnight. Se là era il Dottore a doversela cavare da solo, qui è la sua compagna di viaggio di stagione, Donna Noble (Catherine Tate) al centro della vicenda che fa da aperitivo al più corposo piatto che sta per arrivare.
Un misterioso personaggio, per mezzo di uno spiacevole gigantesco scarafaggio quasi-invisibile, causa una distorsione del passato di Donna, con conseguente creazione di una storia alternativa in cui ella non incontra il Dottore, con risultati catastrofici. Interviene però Rose Tyler (Billie Piper), che riesce in qualche modo ad evadere dall'universo parallelo in cui era finita, per raddrizzare la situazione.
The stolen Earth - La Terra rubata / Journey's end - La fine del viaggio
I mai domi Dalek ora vogliono distruggere in un colpo solo tutti gli universi che affollano l'ambientazione della serie (che sposa infatti l'idea del multiverso, modificandola per rendere possibile, anche se difficoltoso, il passaggio da un universo all'altro). La prima parte del diabolico piano consiste nel rubare qualche decina di pianeti (tra cui la Terra) per creare un ingegnoso macchinario capace di convogliare una misteriosa energia molto distruttiva in ogni dove e ogni tempo.
A contrastare il diabolico piano interviene una moltitudine di personaggi, visti un po' in tutte le quattro stagioni "moderne" del Dottore.
Anche qui al Dottore capiteranno disgrazie grandissime, riuscirà infatti a rincontrare la sua amata Rose, ma non riuscirà a dichiararle il suo amore, e finirà per perderla nuovamente. Gli verrà anche fatto notare da un suo acerrimo nemico, Davros, l'inventore dei Dalek, quanto sia mortale, e vedremo in una rapida sequenza un veloce riepilogo di alcuni di coloro, alcuni molto amati dal Dottore, che hanno perso la vita in seguito al suo incontro. Perderà inoltre anche Donna, in un modo tra i più dolorosi (per lui, si consolino i fan di questa strana compagna di viaggio del Dottore).
In trance
Il confronto con una lunga serie di film che, in un modo o nell'altro, hanno qualcosa a che vedere con la storia qui narrata (Memento, Inception, Se mi lasci ti cancello, La migliore offerta ...) non giova a questo lavoro di Danny Boyle (che pare si sia finalmente deciso di dare a Trainspotting un seguito, seguendo lo sviluppo del romanzo di Irvine Welsh). La regia è come al solito eccellente, ma la sceneggiatura ha degli inciampi, incongruità, improbabilità che mi hanno lasciato perplesso.
Simon (James McAvoy), dipendente di una casa d'aste, salta il fosso e si allea con una banda di delinquenti capitanata da Franck (Vincent Cassel) per rubare un Goya (l'inquietante Streghe in aria).
Sarebbe dovuto essere un colpo scientifico (cit. I soliti ignoti di Monicelli, battuta di Peppe er Pantera - Vittorio Gassman) ma ci sono un paio di inghippi. La talpa cerca di fare il triplo gioco, e si prende uno sganassone così potente da fargli perdere la memoria.
Il dipinto non si trova più ed è inutile il tentativo di fargli ricordare con le maniere forti dove sia finito. Ci si rivolge dunque ad una strizza (Rosario Dawson) che pratica l'ipnotismo per aiutare i suoi pazienti ad affrontare problemi più grandi di loro.
Da qui in poi le cose si complicano esponenzialmente, ma non tanto per una discesa nella mente di Simon, quanto per una serie di colpi di scena che mirano a spiazzare lo spettatore. Direi quasi che, invece di andare in profondità, lo sviluppo della trama corre veloce in superficie, toccando rapidamente molteplici temi. Indice di quanto anche sceneggiatori e regista siano poco convinti della chiarezza della storia il fatto che ci dobbiamo sorbire un doppio spiegone (con in mezzo ulteriori colpi di scena).
Bello il finale in cui un personaggio si troverà a dover decidere se conviene dimenticare una persona che ama ma gli ha causato un gran dolore (e non parlo solo di sentimenti), oppure no.
Simon (James McAvoy), dipendente di una casa d'aste, salta il fosso e si allea con una banda di delinquenti capitanata da Franck (Vincent Cassel) per rubare un Goya (l'inquietante Streghe in aria).
Sarebbe dovuto essere un colpo scientifico (cit. I soliti ignoti di Monicelli, battuta di Peppe er Pantera - Vittorio Gassman) ma ci sono un paio di inghippi. La talpa cerca di fare il triplo gioco, e si prende uno sganassone così potente da fargli perdere la memoria.
Il dipinto non si trova più ed è inutile il tentativo di fargli ricordare con le maniere forti dove sia finito. Ci si rivolge dunque ad una strizza (Rosario Dawson) che pratica l'ipnotismo per aiutare i suoi pazienti ad affrontare problemi più grandi di loro.
Da qui in poi le cose si complicano esponenzialmente, ma non tanto per una discesa nella mente di Simon, quanto per una serie di colpi di scena che mirano a spiazzare lo spettatore. Direi quasi che, invece di andare in profondità, lo sviluppo della trama corre veloce in superficie, toccando rapidamente molteplici temi. Indice di quanto anche sceneggiatori e regista siano poco convinti della chiarezza della storia il fatto che ci dobbiamo sorbire un doppio spiegone (con in mezzo ulteriori colpi di scena).
Bello il finale in cui un personaggio si troverà a dover decidere se conviene dimenticare una persona che ama ma gli ha causato un gran dolore (e non parlo solo di sentimenti), oppure no.
L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva
Sarebbe stato meglio fermarsi al terzo episodio. Pur essendo tra i molti fan di Scrat il paleo-scoiattolo, che anche in questo episodio dà sfogo alla sua folle ossessione per le ghiande, motore di catastrofi di ogni tipo, non è che i pochi minuti a lui riservati possano giustificare il resto della storia, che è veramente poco intrigante.
Nel bizzarro universo in cui si svolge l'azione, Scrat causa la deriva dei continenti del pianeta Terra, e questo finisce per dividere il gruppo dei protagonisti in due sezione, le femmine da una parte, che dovranno affrontare una migrazione tipo quella di Dinosauri della Disney (2000), i maschi dall'altra (con l'aggiunta della nonna di Sid).
A spadroneggiare nel lato femminile i turbamenti della giovane Pesca, che lascia il vero amico per una compagnia di sciocchi alla moda, ma poi si accorge dell'errore.
Più complicato il lato maschile, con Manny il mammouth che vuole solo ritornare della donne della sua famiglia, mentre Diego, la tigre dai denti a sciabola, trova una gattina al suo livello (che in originale ha la voce di Jennifer Lopez). La riunione è ostacolata (ma anche favorita) da una male assortita ciurma piratesca, al cui comando c'è uno scimmione che mi pare molto debba al Libro della giungla. Un simil-capodoglio che ricorda molto quello di Pinocchio avrà una parte importante nello sbrogliare l'intricata matassa.
Nel bizzarro universo in cui si svolge l'azione, Scrat causa la deriva dei continenti del pianeta Terra, e questo finisce per dividere il gruppo dei protagonisti in due sezione, le femmine da una parte, che dovranno affrontare una migrazione tipo quella di Dinosauri della Disney (2000), i maschi dall'altra (con l'aggiunta della nonna di Sid).
A spadroneggiare nel lato femminile i turbamenti della giovane Pesca, che lascia il vero amico per una compagnia di sciocchi alla moda, ma poi si accorge dell'errore.
Più complicato il lato maschile, con Manny il mammouth che vuole solo ritornare della donne della sua famiglia, mentre Diego, la tigre dai denti a sciabola, trova una gattina al suo livello (che in originale ha la voce di Jennifer Lopez). La riunione è ostacolata (ma anche favorita) da una male assortita ciurma piratesca, al cui comando c'è uno scimmione che mi pare molto debba al Libro della giungla. Un simil-capodoglio che ricorda molto quello di Pinocchio avrà una parte importante nello sbrogliare l'intricata matassa.
Doctor Who - Stagione 4 / 3
Si avvicina un finale di annata che si preannuncia denso di emozioni, e le tre puntate di questo blocco preparano il terreno adeguatamente. Due storie completamente diverse. La prima, scritta da mirabilmente da Steven Moffat, si sviluppa su due puntate, ha una struttura complessa al punto da renderla difficilmente descrivibile in poche battute. La seconda, sceneggiata da Russell T. Davies, nella sua essenzialità e carica introspettiva sembra quasi l'adattamento di un pezzo teatrale. Entrambe le direi imperdibili.
Silence in the library / Le ombre assassine - Forest of the dead - Frammenti di memoria
Una bimba ha da tempo grossi problemi mentali, quando chiude gli occhi le appare un mondo alieno completamente deserto. Ora però improvvisamente capita che il suo mondo interiore inizi a popolarsi. Prima appaiono un paio di buffi individui, il decimo Dottore (David Tennant) e la sua compagna di viaggio Donna (Catherine Tate), poi un gruppo di altri strani personaggi, in cui spiccano tale River Song (Alex Kingston) e Miss Evangelista (Talulah Riley). Tutta questa confusione la scombussola, e il padre la fa parlare con uno strizza, il dottor Moon (Colin Salmon), che cerca di tranquillizzarla, e ad un certo punto le ricorda che da una parte c'è la realtà, dall'altra il mondo delle fantasie. Niente di particolare, si direbbe, se non che Moon le dice che il mondo reale è quell'altro. (Non fa pensare a Matrix?)
Il Dottore ha portato Donna in un pianeta-biblioteca nell'anno cinquemila circa, rispondendo ad una misteriosa chiamata di aiuto. Inesplicabilmente non c'è nessuno, ma in breve scopriamo che la biblioteca è infestata da esseri invisibili che vivono nell'ombra e che son capaci si spolpare un essere vivente in un batter d'occhio.
La chiamata è stata inoltrata da un'archeologa, la Song, che pare conoscere molto bene il Dottore (davvero tanto bene, bene come nessun altro), però lui non sa chi lei sia. E' un problema dei viaggi del tempo, infatti lei conoscerà l'undicesimo Dottore, che ricorderà, via memoria del decimo, di averla incontrata, mentre per lei sarà il primo incontro.
Segue una intricatissima vicenda, in cui la povera Ms. Evangelista (maltrattata da tutti - ma non da Donna - per il suo quoziente intellettivo bassissimo) sarà la prima ad essere assaggiata dai vashata nerada (i predatori invisibili a cui si accennava), e in molti seguiranno la sua sorte.
A Donna capiteranno avventure di vario genere, incluso incontro con una persona che potrebbe essere l'amore della sua vita (che però perderà), ma il peggio capiterà al Dottore. Aveva appena trovato e perso una figlia, ora trova e perde una moglie (lui sembra non aver capito che il futuro gli riserva di sposare la Song, ma è davvero evidente). Anche se riuscirà a trovare un inghippo per fare in modo che la perdita non sia totale.
Midnight
Episodio girato al risparmio, con Donna che appare solo per pochi minuti, e con tutta l'azione che si svolge in un incrocio tra un autobus e una nave spaziale. Per il pubblico italiano è imperdibile la partecipazione di Raffaella Carrà (!) purtroppo non in carne e ossa ma in un filmato d'epoca proiettato per intrattenere i viaggiatori. La struttura mi ha fatto pensare a La parola ai giurati, con un gruppo di umani che vuole decidere la sorte di un individuo (seppur alieno), il Dottore ovviamente fa di tutto per evitare morti, ma questo rischia di ritorcersi contro di lui.
Il Dottore è abituato a rischiare la sua vita, però questa volta non è lui che decide cosa fare, l'alieno di questa puntata, infatti, si impossessa del corpo di una passeggera (Lesley Sharp - eccellente), e i due iniziano una schermaglia che vede il Dottore soccombere (!). Sarà qualcuno tra gli umani, che inizialmente si erano comportati in modo spregevole, a rendersi conto del proprio errore e a raddrizzare la situazione pagando con la propria vita.
Silence in the library / Le ombre assassine - Forest of the dead - Frammenti di memoria
Una bimba ha da tempo grossi problemi mentali, quando chiude gli occhi le appare un mondo alieno completamente deserto. Ora però improvvisamente capita che il suo mondo interiore inizi a popolarsi. Prima appaiono un paio di buffi individui, il decimo Dottore (David Tennant) e la sua compagna di viaggio Donna (Catherine Tate), poi un gruppo di altri strani personaggi, in cui spiccano tale River Song (Alex Kingston) e Miss Evangelista (Talulah Riley). Tutta questa confusione la scombussola, e il padre la fa parlare con uno strizza, il dottor Moon (Colin Salmon), che cerca di tranquillizzarla, e ad un certo punto le ricorda che da una parte c'è la realtà, dall'altra il mondo delle fantasie. Niente di particolare, si direbbe, se non che Moon le dice che il mondo reale è quell'altro. (Non fa pensare a Matrix?)
Il Dottore ha portato Donna in un pianeta-biblioteca nell'anno cinquemila circa, rispondendo ad una misteriosa chiamata di aiuto. Inesplicabilmente non c'è nessuno, ma in breve scopriamo che la biblioteca è infestata da esseri invisibili che vivono nell'ombra e che son capaci si spolpare un essere vivente in un batter d'occhio.
La chiamata è stata inoltrata da un'archeologa, la Song, che pare conoscere molto bene il Dottore (davvero tanto bene, bene come nessun altro), però lui non sa chi lei sia. E' un problema dei viaggi del tempo, infatti lei conoscerà l'undicesimo Dottore, che ricorderà, via memoria del decimo, di averla incontrata, mentre per lei sarà il primo incontro.
Segue una intricatissima vicenda, in cui la povera Ms. Evangelista (maltrattata da tutti - ma non da Donna - per il suo quoziente intellettivo bassissimo) sarà la prima ad essere assaggiata dai vashata nerada (i predatori invisibili a cui si accennava), e in molti seguiranno la sua sorte.
A Donna capiteranno avventure di vario genere, incluso incontro con una persona che potrebbe essere l'amore della sua vita (che però perderà), ma il peggio capiterà al Dottore. Aveva appena trovato e perso una figlia, ora trova e perde una moglie (lui sembra non aver capito che il futuro gli riserva di sposare la Song, ma è davvero evidente). Anche se riuscirà a trovare un inghippo per fare in modo che la perdita non sia totale.
Midnight
Episodio girato al risparmio, con Donna che appare solo per pochi minuti, e con tutta l'azione che si svolge in un incrocio tra un autobus e una nave spaziale. Per il pubblico italiano è imperdibile la partecipazione di Raffaella Carrà (!) purtroppo non in carne e ossa ma in un filmato d'epoca proiettato per intrattenere i viaggiatori. La struttura mi ha fatto pensare a La parola ai giurati, con un gruppo di umani che vuole decidere la sorte di un individuo (seppur alieno), il Dottore ovviamente fa di tutto per evitare morti, ma questo rischia di ritorcersi contro di lui.
Il Dottore è abituato a rischiare la sua vita, però questa volta non è lui che decide cosa fare, l'alieno di questa puntata, infatti, si impossessa del corpo di una passeggera (Lesley Sharp - eccellente), e i due iniziano una schermaglia che vede il Dottore soccombere (!). Sarà qualcuno tra gli umani, che inizialmente si erano comportati in modo spregevole, a rendersi conto del proprio errore e a raddrizzare la situazione pagando con la propria vita.
Doctor Who - Stagione 4 / 2
Alti e bassi in questi quattro episodi (i primi due sono una storia unica divisa in due parti) che tutto sommato mi sembrano inferiori alla qualità media della serie. Il povero decimo Dottore (David Tennant) è su un ottovolante emotivo, considerando che gli pesa pure sul collo una poco lusinghiera profezia degli Ood. Continua la crescita di Donna Noble (Catherine Tate), la attuale stabile compagna di viaggio del Dottore, apparsa per la prima volta nello speciale natalizio tra la seconda e la terza stagione, dove sembrava un po' sciocchina, nel corso di questi episodi ha assunto una sicurezza (anche se ogni tanto fa qualche buffo passo falso) invidiabile, al punto da tener spesso testa al Dottore.
The Sontaran stratagem / The poison sky - Lo stratagemma di Sontaran / Il cielo avvelenato
Credo che il titolo italiano giusto dovrebbe essere Lo stratagemma dei Sontaran. Costoro infatti sono una temibile razza di cloni guerrieri (che fanno pensare ai cloni di Guerre stellari, o viceversa, visto che erano già apparsi nelle vecchie annate delle avventure del Dottore) che stanno tramando qualcosa di distruttivo, in particolare per il nostro pianeta.
Ad aiutarli è il solito scienziato pazzo, questa volta nella versione ragazzo prodigio con un forte desiderio di appartenenza ad un gruppo di suoi pari. Dall'altra parte della barricata, assieme al Dottore, c'è Martha Jones (Freema Agyeman) che dopo aver lasciato il TARDIS si è fidanzata (il fortunato non appare) ed è entrata nell'UNIT, una specie di Torchwood ma su base planetaria, anche questa una novità che ha origini nelle serie del secolo scorso.
Ne succedono di ogni tipo, con Matha che viene clonata dai Sontaran, soldati dell'UNIT che muoiono come mosche (tipo quelli con la divisa rossa in Star Trek), un'apparizione speciale della portaerei volante munita di raggio laser (o quel che è) già vista nel finale di stagione 3, quando Master se ne era impossessato, e persino un ravvedimento dell'ultima ora dello scienziato pasticcione.
Momento principale della storia, quando il Dottore decide di mettere a rischio la propria vita per dare ai Sontaran una possibilità di ravvedimento.
Punto debole, una sceneggiatura che pur essendo interessante non è per niente priva di sbavature.
The Doctor's Daughter / La figlia del Dottore
Il Dottor Who ha una figlia! Dunque, tutto il recente dibattito (tardo 2013) sulla dodicesima reincarnazione che in molti avrebbero voluto femminile (invece è stato scelto Peter Capaldi) non aveva un gran fondamento. Fra l'altro, vista la indubbia preferenza del Dottore per il gentil sesso, il suo cambio di sesso avrebbe portato ad una deriva gay difficile da gestire (per la fascia di età di riferimento della serie). Non che gli accenni a diverse forme di sessualità manchino nella serie, fra l'altro.
Se si vuole dare spazio alle avventure di una Dottoressa Who, basta sviluppare le premessa contenute in questo episodio. Che fra l'altro è un vero incubo per il Dottore. Tanto per cominciare, lo affiancano Donna e Martha, che stanno benissimo assieme, facendosi beffe del poveruomo. Poi viene fuori dal nulla questa figlia (Georgia Moffett), che inizialmente non accetta, anche perché era già stato padre, e i ricordi associati devono essere molto dolorosi. Quando finalmente la accetta, ella muore.
The Unicorn and the Wasp / Un caso per Agatha Christie
Storia che non mi ha coinvolto un granché. Dottore e Donna fanno un salto negli anni venti, incontrano Agatha Christie e un alieno che si trasforma in una gigantesca vespa. Simpatica l'idea di narrare la storia seguendo uno schema che ricorda la struttura dei gialli della Christie. Unicorno è il nome in codice di un ladro di gioielli, che si scoprirà essere una ladra, niente di meno che Felicity Jones, ruolo molto piccolo, purtroppo.
The Sontaran stratagem / The poison sky - Lo stratagemma di Sontaran / Il cielo avvelenato
Credo che il titolo italiano giusto dovrebbe essere Lo stratagemma dei Sontaran. Costoro infatti sono una temibile razza di cloni guerrieri (che fanno pensare ai cloni di Guerre stellari, o viceversa, visto che erano già apparsi nelle vecchie annate delle avventure del Dottore) che stanno tramando qualcosa di distruttivo, in particolare per il nostro pianeta.
Ad aiutarli è il solito scienziato pazzo, questa volta nella versione ragazzo prodigio con un forte desiderio di appartenenza ad un gruppo di suoi pari. Dall'altra parte della barricata, assieme al Dottore, c'è Martha Jones (Freema Agyeman) che dopo aver lasciato il TARDIS si è fidanzata (il fortunato non appare) ed è entrata nell'UNIT, una specie di Torchwood ma su base planetaria, anche questa una novità che ha origini nelle serie del secolo scorso.
Ne succedono di ogni tipo, con Matha che viene clonata dai Sontaran, soldati dell'UNIT che muoiono come mosche (tipo quelli con la divisa rossa in Star Trek), un'apparizione speciale della portaerei volante munita di raggio laser (o quel che è) già vista nel finale di stagione 3, quando Master se ne era impossessato, e persino un ravvedimento dell'ultima ora dello scienziato pasticcione.
Momento principale della storia, quando il Dottore decide di mettere a rischio la propria vita per dare ai Sontaran una possibilità di ravvedimento.
Punto debole, una sceneggiatura che pur essendo interessante non è per niente priva di sbavature.
The Doctor's Daughter / La figlia del Dottore
Il Dottor Who ha una figlia! Dunque, tutto il recente dibattito (tardo 2013) sulla dodicesima reincarnazione che in molti avrebbero voluto femminile (invece è stato scelto Peter Capaldi) non aveva un gran fondamento. Fra l'altro, vista la indubbia preferenza del Dottore per il gentil sesso, il suo cambio di sesso avrebbe portato ad una deriva gay difficile da gestire (per la fascia di età di riferimento della serie). Non che gli accenni a diverse forme di sessualità manchino nella serie, fra l'altro.
Se si vuole dare spazio alle avventure di una Dottoressa Who, basta sviluppare le premessa contenute in questo episodio. Che fra l'altro è un vero incubo per il Dottore. Tanto per cominciare, lo affiancano Donna e Martha, che stanno benissimo assieme, facendosi beffe del poveruomo. Poi viene fuori dal nulla questa figlia (Georgia Moffett), che inizialmente non accetta, anche perché era già stato padre, e i ricordi associati devono essere molto dolorosi. Quando finalmente la accetta, ella muore.
The Unicorn and the Wasp / Un caso per Agatha Christie
Storia che non mi ha coinvolto un granché. Dottore e Donna fanno un salto negli anni venti, incontrano Agatha Christie e un alieno che si trasforma in una gigantesca vespa. Simpatica l'idea di narrare la storia seguendo uno schema che ricorda la struttura dei gialli della Christie. Unicorno è il nome in codice di un ladro di gioielli, che si scoprirà essere una ladra, niente di meno che Felicity Jones, ruolo molto piccolo, purtroppo.
Psycho
In un futuro remoto, l'originale firmato da Alfred Hitchcock nel 1960 potrebbe essere irreperibile ai nostri sfortunati pronipoti, e magari si dovrebbero accontentare di questo curioso remake di Gus Van Sant. Se la drammatica ipotesi si avverasse, saranno i nostri posteri capaci di leggere in controluce il genio del Maestro o penseranno che era sopravvalutato?
Non che questa versione sia brutta, è solo molto sbiadita, come se fosse stata passata in lavatrice ad una temperatura troppo elevata. Sceneggiatura praticamente identica, con qualche minuscola variazione che non aggiunge praticamente nulla, idem per la colonna sonora, tra le migliori firmate da Bernard Herrman, riadattata qui da Danny Elfman, introduzione del colore, di cui si poteva fare tranquillamente a meno, anzi forse concorre a togliere quell'alone di inquietudine che aleggia nell'originale anche nelle scene più banali, cast poco incisivo.
In particolare il Norman Bates di Vince Vaughn non riesce ad avvicinarsi nemmeno lontanamente a quello di Anthony Perkins. E anche il confronto tra Anne Heche e Janet Leigh è vinto dalla seconda senza alcuna fatica.
Tra i comprimari, Julianne Moore è quella che se la cava meglio (aiutata anche dalla sceneggiatura che le dà un po' più di respiro - è la sorella della protagonista), accettabile anche il risultato di William H. Macy (l'investigatore). Viggo Mortensen m'è sembrato fuori parte e sprecato in un ruolo assolutamente secondario (fidanzato).
Una segretaria (Heche) viene messa di fronte ad una grossa tentazione, non riesce a resistere, si impossessa di una forte somma di denaro e scappa. Finisce al Bates Hotel, il cui proprietario (Vaughn) è fuori come un balcone e dominato dalla personalità molto forte della madre. In una scena che è nella storia del cinema, la protagonista passa dalla doccia all'oltretomba nel giro di pochi secondi via una serie di coltellate che nemmeno Caio Giulio Cesare. Un investigatore (Macy), la sorella (Moore), il fidanzato (Mortensen), indagheranno sulla vicenda scoprendo cose che avrebbero preferito non scoprire.
Finale con spiegone che, se nell'originale poteva essere utile per quella parte del pubblico che non fosse avvezzo ai problemi della psiche, in un film girato alla fine di millennio induce allo sbadiglio.
Il cast si deve essere divertito un mucchio a girare questo esercizio di stile. Meno divertente la visione.
Non che questa versione sia brutta, è solo molto sbiadita, come se fosse stata passata in lavatrice ad una temperatura troppo elevata. Sceneggiatura praticamente identica, con qualche minuscola variazione che non aggiunge praticamente nulla, idem per la colonna sonora, tra le migliori firmate da Bernard Herrman, riadattata qui da Danny Elfman, introduzione del colore, di cui si poteva fare tranquillamente a meno, anzi forse concorre a togliere quell'alone di inquietudine che aleggia nell'originale anche nelle scene più banali, cast poco incisivo.
In particolare il Norman Bates di Vince Vaughn non riesce ad avvicinarsi nemmeno lontanamente a quello di Anthony Perkins. E anche il confronto tra Anne Heche e Janet Leigh è vinto dalla seconda senza alcuna fatica.
Tra i comprimari, Julianne Moore è quella che se la cava meglio (aiutata anche dalla sceneggiatura che le dà un po' più di respiro - è la sorella della protagonista), accettabile anche il risultato di William H. Macy (l'investigatore). Viggo Mortensen m'è sembrato fuori parte e sprecato in un ruolo assolutamente secondario (fidanzato).
Una segretaria (Heche) viene messa di fronte ad una grossa tentazione, non riesce a resistere, si impossessa di una forte somma di denaro e scappa. Finisce al Bates Hotel, il cui proprietario (Vaughn) è fuori come un balcone e dominato dalla personalità molto forte della madre. In una scena che è nella storia del cinema, la protagonista passa dalla doccia all'oltretomba nel giro di pochi secondi via una serie di coltellate che nemmeno Caio Giulio Cesare. Un investigatore (Macy), la sorella (Moore), il fidanzato (Mortensen), indagheranno sulla vicenda scoprendo cose che avrebbero preferito non scoprire.
Finale con spiegone che, se nell'originale poteva essere utile per quella parte del pubblico che non fosse avvezzo ai problemi della psiche, in un film girato alla fine di millennio induce allo sbadiglio.
Il cast si deve essere divertito un mucchio a girare questo esercizio di stile. Meno divertente la visione.
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