Milk

Film sconsigliabile allo spettatore omofobico, anche perché mostra come, a volte, chi ha questo atteggiamento nasconde in realtà una omosessualità non dichiarata. Cosa non piacevole da sentirsi dire.

Chi non abbia di questi problemi può godersi l'ottima prova attoriale di Sean Penn, protagonista premiato con un meritato Oscar, la regia di Gus Van Sant, la non semplice interpretazione di Josh Brolin di un duplice omicida dal carattere confuso, e in genere da un buon cast a supporto.

La storia non mi ha preso più di tanto, ma direi che la sceneggiatura (scritta da Dustin Lance Black, anche lui Oscar) è riuscita ad evitare il trappolone della biografia, raccontando la vicenda con un taglio molto personale.

Ci sono alcuni aspetti che sono mera documentazione della fine anni settanta in USA, molto meno liberi di quanto normalmente si immagini. Sorprendente, ad esempio, che un tale possa aver ucciso il sindaco e un consigliere di San Francisco a pistolettate e se la sia cavata con pochi anni di galera.

Ma il punto narrativo fatto dal film è interessante. Milk viene praticamente costretto a fare politica, spinto dalla necessità, per cercare di garantire i propri diritti fondamentali. Rinuncia quindi paradossalmente alla sua vita privata, in quanto unico modo per avere una speranza di averne una accettabile.

Altro elemento su cui pensare: finché hanno pensato ai loro problemi di minoranza in maniera esclusiva, i gay americani non sono riusciti a contar nulla. Milk è riuscito ad ottenere risultati rendendo comprensibile la loro posizione a tutti. Ognuno è una minoranza, e ognuno ha diritto di essere trattato da pari. Se si riesce a far capire che essere gay (o latino, cinese, ...) è solo un accidente che non cambia poi di molto la natura umana, cessa quasi automaticamente ogni discriminazione.

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