A fistful of fingers

Il primo lungometraggio di Edgar Wright è, almeno a tratti, di una bruttezza raccapricciante. La lezione più interessante che si può trarre è che se uno davvero vuol fare un film può riuscire a farlo. Non importa quanta poca esperienza ci sia (Wright era diciottenne ai tempi, e sembra che l'intero cast - con l'eccezione di Jeremy Beadle impegnato in un cameo - sia fatto da suoi coetanei), e quanto scarsi siano i fondi (e qui di soldi se ne vedono davvero pochi, hai mai pensato che fosse possibile fare un western senza cavalli?). Non verrà fuori un capolavoro, ma qualcuno potrebbe notarlo. E da cosa potrebbe nascere cosa.

Evidente ed esplicito sin dal titolo (Per un pugno di dita) il riferimento agli spaghetti western di Sergio Leone, che servono da ispirazione per una storia al limite del nonsense, e anche oltre, dove il protagonista senza nome si trova a combattere contro un cattivaccio che si scoprirà alla fine essere stato un bulletto che lo aveva angariato quando erano bambini.

Nonostante la povertà dei mezzi, la scarsezza della recitazione, la dubbia colonna sonora, si intravede una certa stoffa nel giovane regista/sceneggiatore.

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