The black balloon

Ha fatto strage di premi in patria (Australia) e ha vinto pure l'Orso di cristallo a Berlino. Simile il risultato a livello di pubblico, buon risultato casalingo, qualche isolato ma interessante successo in giro per il mondo. Praticamente invisibile in Italia.

L'assenza di una sua distribuzione nel Bel Paese è facilmente spiegabile con la sua origine (nonostante l'encomiabile lavoro di Domenico Procacci e della sua Fandango, l'Australia resta per noi un continente incognito) e con il tema trattato. Elissa Down (co-sceneggiatrice e regista) usa a piene mani leggerezza e giocosità (aiutata anche dalla colonna sonora di Michael Yezerski), ma osa parlare dell'impatto che Charlie, un ragazzo (Luke Ford) affetto da autismo e dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività, ha sulla sua famiglia e in particolare su suo fratello Thomas (Rhys Wakefield).

Thomas è in un momento particolare della sua vita, ha incontrato quella che sembra essere destinata a diventare la sua prima storia d'amore (Gemma Ward), e la tecnica che ha usato nei precedenti anni (fare finta che quello che fa suo fratello non sia affare suo) non funziona più, anche perché la madre (Toni Colette, Little Miss Sunshine è di un paio di anni prima, l'anno dopo darà voce a Mary in Mary e Max) è molto incinta e non riesce a seguire l'ingestibile Charlie.

La speranza di Thomas per gran parte del film è che Charlie miracolosamente guarisca, e torni ad essere "normale". Questo, purtroppo, non è possibile ma c'è comunque un lieto fine, perché Thomas riuscirà ad accettare, e in qualche modo pure a capire, il fratello.

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