Nei panni di una bionda

Finale di carriera sottotono per Blake Edwards, che scrive e dirige una commedia che parte forte, ha ottime potenzialità, ma poi si perde per strada. Produzione che a tratti sembra televisiva, colonna sonora terribile, cast non di primo piano.

Un pubblicitario newyorkese tratta le donne così male che nessuna lo sopporta, e alla fine, che poi è l'inizio del film, tre sue ex si coalizzano per farlo fuori (Le streghe di Eastwick aleggiano sulla scena). Ma tutto sommato non è una cattiva persona, e così da lassù decidono di dargli una seconda possibilità, se riuscirà a trovare sulla Terra almeno una donna che lo ami, la sua anima sarà salva, altrimenti gli toccherà passare un'eternità all'inferno. Inoltre, il diavolo ci mette la coda e fa sì che ci sia una complicazione. Gli viene restituita la vita, ma in sembianze femminili (Ellen Barkin).

Ricorda Il paradiso può attendere di Warren Beatty, ma qui il cambiamento di sesso del protagonista apre una serie di possibilità comiche notevoli, che sfortunatamente non sono percorse fino in fondo. Penso che il problema possa essere che la produzione abbia premuto per un prodotto per tutti, spingendo Edwards a mettere il silenziatore alla storia.

Anche rispetto a Victor Victoria, che a suo modo è molto simile, si nota come molte situazioni sessualmente spinose siano evitate con scuse poco convincenti. Possibile, ad esempio, che un seduttore incallito non riesca a far sesso con una donna solo per il piccolo particolare di avere cambiato sembiante?

Particina per Catherine Keener, segretaria del protagonista, che quando scopre che lui se ne è andato per sempre scoppia a piangere, ma poi spiega che sono lacrime di gioia.

Nessun commento:

Posta un commento