Prendi i soldi e scappa

Prima vera regia per il grande schermo di Woody Allen [dopo Che fai, rubi? (What's up Tiger Lily?) - in realtà un doppiaggio intenzionalmente sbagliato di un ben poco memorabile film giapponese d'azione] mostra gran parte dei temi che saranno trattati dall'autore newyorkese per tutta la sua lunghissima carriera, con la zavorra di una poca dimestichezza con le tecniche cinematografiche. In pratica quasi tutte le gag sono verbali, e le immagini servono spesso solo per ribadire quello che il narratore racconta.

È strutturato come lo spoof di un documentario sulla vita di un famoso delinquente (e di conseguenza, dei film sui gangster), e la comicità deriva sostanzialmente dal fatto che il protagonista (lo stesso Woody Allen) è un incapace assoluto. Vediamo spezzoni della sua infanza, dove viene maltrattato da tutti, e mostra sin da giovanissimo la sua predisposizione alla catastrofe (cerca di rubare gomme da masticare, ma resta incastrato con le dita nella macchinetta). Subito attratto dall'altro sesso (come racconta una insegnante delle elementari) e dalla cultura (vorrebbe suonare il violoncello in una banda, ma oltre alle difficoltà logistiche ha un orecchio musicale inesistente), finisce ben presto in galera in seguito ad un maldestro tentativo di rapina. E tutto questo prima dei titoli di testa.

Molte le scene che sono diventate mitiche. Ad esempio i genitori accettano di parlare del figlio, ma indossano (entrambi!) travestimenti alla Groucho Marx per non farsi riconoscere. Oppure la rapina in banca risolta in un disastro a causa del biglietto passato al cassiere pieno di errori grammaticali. O anche un colloquio di lavoro che si trasforma in assurdo quiz televisivo.

Il rapporto con la religione viene ribadito dal padre, che dice più volte di aver cercato di spigargli la fede a schiaffoni, ma senza risultato. L'ateismo del personaggio però è evidentemente travagliato, e sotto stress (fa la cavia umana per aver ridotta la sua pena) lo vediamo trasformarsi in un rabbino, con tanto di lunga barba.

L'amore viene raccontato per mezzo dell'incontro con Janet Margolin, nei panni di una lavanderina che il protagonista avvicina per derubarla, anche lei con una infanzia travagliata e con un comprendonio piuttosto limitato (crede che lui suoni il violoncello alla filarmonica, nonostante faccia fatica anche a identificare Mozart). Come tipicamente accade, Allen caratterizza il suo personaggio come attratto dalle donne ma completamente incapace di capirle, e con una capacità amatoria, come dire, piuttosto peculiare.

Anche la psicologia viene affrontata, mostrando la figura di uno psicologo ben poco comprensivo nei confronti dei suoi pazienti, e con idee alquanto eterodosse.

Divertenti le scene che sovvertono gli schemi dei schemi dei film noir introducendo bizzarre variazioni tipo, Allen sottoposto a ricatto, tenta di uccidere la ricattatrice noleggiando una Mini e investendola nel suo soggiorno, oppure per errore spiega il piano di una rapina a due poliziotti invece che ad un collega. Direi che le più riuscite siano quelle in ambiente penitenziario: si organizza una evasione, la data viene cambiata all'ultimo momento, ma solo lui non viene informato; o la parte in cui sconta la pena spaccando pietre, conclusa con una fuga di gruppo che ricorda molto quella di Fratello, dove sei? dei Coen.

7 commenti:

  1. Questo mi manca e per un alleniano come me è grave!

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    1. Grave non direi, ma varrebbe la pena di rimediare.

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  2. un bel film, me lo sono goduto fino all'ultima goccia (avevo scoperto W. A. con Bananas e poi ho visto questo)
    sarcastica la descrizione dell'american way: "anche se non è mai entrato nella top ten dei criminali americani, nel 1967 è stato eletto DELINQUENTE DELL'ANNO"

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    1. Contiene un po' tutto quello che vedremo espanso nei successivi film alleniani. Direi che, preso da entusiasmo, Allen ha stipato nella pellicola materiale sufficiente per due o tre film, e nel contempo non ha sfruttato appieno le potenzialità nel mezzo cinematografico. Anche se in certi momenti, tipo nella scena in cui si prepara per uscire a cena con la sua bella, che sembra presa a forza da una comica dei tempi del muto, o in quella della grande rapina in banca, che per copertura viene eseguita come se stessero girando un film (come non pensare ad Argo di Ben Affleck?) fanno capire che di idee adatte per il grande schermo il giovane Allen ne aveva in abbondanza.

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  3. Sai che non sono mai riuscita a vederlo?

    Eppure Woody Allen è uno dei miei registi preferiti, e i suoi vecchi film sono i migliori.
    Ora sto tentando di scricare film che non trovo, ma il programma è lentissimo...

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    1. Molti anni fa non era difficile vederlo in televisione. In quei bei tempi ho visto anche una completissima serie sui film di Woody Allen che includeva anche il (dimenticabile) Tiger Lily sopra citato.

      Film come questo si trovano, con un po' di fortuna, in saldo nelle grossa distribuzione. Cinque euro possono bastare per portarsi a casa il DVD. Spesso l'edizione non è eccezionale, ma direi che per quel prezzo si può chiudere un occhio ;)

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  4. E non farmi incavolare, non farmi dubitare della scelta di aspettare che trasmettano altri film di Allen in tv prima di farmi una maratona superata solo da quella su Eastwood, non farmi venire nostalgia, non darmi motivi per distrarmi!!!!! Qualche settimana fa ho visto, non ricordandola, la scena del colloquio di lavoro: geniale!!

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