Amici miei

Commedia all'italiana dell'ultimo periodo, come si capisce dal più esplicito emergere dei temi tragici ed erotici. Progetto di un maestro del genere (Pietro Germi, vedasi ad esempio Divorzio all'italiana, che ha dato il nome all'intero filone) per cause di forza maggiore diretto da un degno collega (Mario Monicelli).

Vengono mostrate le gesta di un gruppo di amici fiorentini (Philippe Noiret, Ugo Tognazzi, Gastone Moschin, Duilio Del Prete, Adolfo Celi) che si imbarcano in avventure insensate ("zingarate") per non soccombere al vuoto delle loro vite.

Molte le scene diventate memorabili, come gli schiaffoni tirati in stazione ai partenti. È anche il film che codifica la supercàzzola, sproloquio che ha lo scopo di confondere la vittima mescolando parole note, altre che sembrano minacciose, con altre ancora incomprensibili. Nel film sembra che sia l'arma segreta di Tognazzi, ma nel finale sarà Noiret ad usarla in un modo che direi metafisico.

Noiret è un caporedattore, orari sfasati, vita sfasata, divorziato (o separato?) con un figlio che è il suo opposto che lo critica costantemente per la sua incapacità di essere serio.

Tognazzi è un nobile decaduto, che ha dilapidato il patrimonio suo e della moglie (Milena Vukotic) e ora vive sull'orlo della miseria, mantenendo però il suo carattere pieno di contraddizioni. Tradisce la moglie con una giovanissima amante (Silvia Dionisio), di cui è geloso.

Moschin è un architetto in costante cerca di un amore, per il quale abbandonerebbe volentieri la compagnia. Era riuscito a trovarlo nella moglie di Celi (Olga Karlatos) ma, anche a causa del perfido marito, la cosa non è andata a buon fine.

Del Prete ha un bar, che gestisce con la moglie. Ma, essendo uno sfaticato congenito (fa fatica anche ad accettare le schedine del totocalcio per i clienti), trascura il lavoro (ma non la moglie) per dedicarsi più volentieri al biliardo e alle marachelle con gli amici.

Celi è un medico di una clinica privata, Moschin gli ha scippato la giovane moglie (col concorso degli amici) ma lui ha trovato il modo di rendergli la vittoria amara. Riconoscendo la sua abilità, viene assorbito dal gruppo.

Tra le burle narrate, gran peso viene dato quella ai danni di un pensionato (Bernard Blier) a cui vien fatto credere che gli amici sono narcotrafficanti in lotta contro i marsigliesi.

Si noti la scarsa presenza femminile, e in particolare come la Dionisio appaia per gran parte del tempo in deshabillé. A rimarcare la contiguità con la commedia erotica all'italiana, che proprio in quegli anni stava prendendo piede.

9 commenti:

  1. Questo film ha avuto un'enorme importanza per me
    Correva l'anno 1975, frequentavo una ballotta italo-greca e una bionda chiamata Paola (che stava con un greco) ci disse di un film bellissimo in cui si parlava di "zingarate"
    Paola è adesso mia moglie e mi ha contagiato la sua cinefilia
    E stasera si va a vedere Anna Kerenina (però J. Kalogeras non c'è più...)

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    1. Con ricordi del genere anche un film meno riuscito sarebbe memorabile ;-)

      Anch'io ho in programma la Karenina, i presupposti per un buon film direi che ci siano.

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  2. Ricordare certe pellicole, fa bene al cuore e alla salute...
    Grazie Bla Bla...

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  3. Io sono molto combattuta tra il riconoscimento dell'eccelsa regia e l'orribile senso di amarezza e di morte che il film mi suscita. L'ho sempre trovato tristissimo.

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    1. Per me la battuta chiave del film è quella di Noiret, quando dice che non sa se è il figlio che sbaglia a non ridere mai, o lui, che non trova niente di serio al mondo. E conclude che probabilmente sbagliano entrambi.

      Dunque concordo con te, tristezza, amarezza, mancanza di senso della vita. Però viene proposta una soluzione, riderci comunque sopra.

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  4. E' il bicchiere mezzo vuoto che ci fa pensare anche alla tristezza di un sottogenere che non poteva più esistere, ma se guardiamo al futuro è una delle ultime commedie italiane che mi ha fatto ridere, in ordine cronologico di uscita. Erano più o meno 40 anni fa, tanto per dire...

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    1. Così, su due piedi, sposterei il paletto di almeno dieci anni in avanti e ricorderei anche Non ci resta che piangere. E ce ne saranno altre di cose buone, anche se la normalità di quegli anni ce la possiamo scordare.

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    2. Normalità, appunto!!! Se vedo I soliti ignoti, ma anche, immagino, L'armata Brancaleone, o Divorzio all'italiana...Tutti film che sono film nella classifica delle commedie anni '60. C'è comunque da riflettere.

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