L'uomo senza passato

Tipico film di Aki Kaurismäki che, come spesso accade, può lasciare basito lo spettatore. La qualità dell'immagine, i colori, gli abiti, gli oggetti, le musiche, le situazioni, sembrano riferibili agli anni sessanta. Tranne una scena (quella in cui il protagonista torna al suo passato) che è visibilmente anni duemila. Il tutto poi sembra quasi opera di un neorealista italiano, che abbia distrattamente ambientato la vicenda in Finlandia.

Un tale (Markku Peltola) arriva in treno ad Helsinki nel cuore della notte. Una banda di teppisti lo rapina e lascia più morto che vivo. Senza un soldo, documento, e memoria di chi era, viene accolto da una famigliola sull'orlo della miseria, ed entra a far parte di una comunità di una specie di baraccopoli sul bordo della città, che mi ha fatto pensare a Miracolo a Milano di De Sica.

Seguono una serie di episodi tra il tragico, il comico, il desolato e il patetico, in cui il nostro riesce faticosamente a ricostruirsi una specie di vita e imbastire una relazione affettiva con una donna dell'esercito della salvezza, unica organizzazione che sembra dare un minimo supporto a quei disperati. Presa in confidenza in sé stesso, riuscirà anche a convincere la banda musicale ad aggiornare il proprio stile musicale, diventando il loro impresario (si tratta di Marko Haavisto & Poutahaukat, www.markohaavisto.com)

Nel tentativo di aprire un conto corrente, necessario per avere un lavoro propriamente detto, resta coinvolto in una rapina anomala, e questo porta la giustizia ad interessarsi di lui. Si scopre dunque la sua passata identità, nei confronti della quale il protagonista dovrà fare i conti.

Notevole la colonna sonora, in cui, oltre ai sopracitati Poutahaukat, spiccano un paio di brani cantati dalla direttrice della sezione dell'esercito della salvezza (che risulta essere Annikki Tähti).

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