Nessuno mi può giudicare

Viva l'Italia primeggiava al cinema la settimana scorsa, e io mi son chiesto "Ma chi è questo Massimiliano Bruno alla regia?". Poco ci vuole a darsi una risposta, noto anche come Max Bruno, ha scritto in combutta con Fausto Brizzi le due notti prima degli esami e i due maschi contro femmine. Passa alla regia con questa romanocentrica commedia leggera, e il Brizzi ricambia partecipando alla scrittura.

Partenza lenta, si risolleva nella seconda metà, riuscendo a chiudere quasi dignitosamente. Mi ha fatto pensare a cose di Paolo Virzì, che però vince il confronto senza nessuna fatica.

La protagonista è Alice (chiaro omaggio a Francesco De Gregori, come dunque dovrebbe essere il titolo del film correntemente nelle sale) una romanaccia burina arricchita (Paola Cortellesi) che piomba rapidamente in miseria a causa della morte improvvisa del marito, presunto genio della produzione di sanitari, in realtà da tempo sull'orlo del tracollo economico. Per ripianare la voragine lasciata dal caro estinto, non trova alternative alla prostituzione. Puttana sì, ma di classe. O, come si usa dire per elevare più il cliente che l'operatrice, escort. Non che la cosa le piaccia, infatti vi si presta malvolentieri e, raggiunto l'obiettivo, si troverà un lavoro propriamente detto.

Nel mezzo avrà modo di trovare un Raoul Bova con cui imbastire una complicata relazione, e conoscere una varia umanità che comprende un portinaio becero (Rocco Papaleo) ma capace di superare i suoi stessi pregiudizi, un prostituta apparentemente cinica e disincantata (Anna Foglietta), una coppia scoppiata con lei (Caterina Guzzanti) che cerca di riconquistare lui usando sistemi alquanto bizzarri (in una scena tira in ballo persino Fausto Leali), un trucido vicino (Lillo) e una serie di imbarazzanti clienti, tra cui Remo Remotti, poeta pervertito.

Il tutto viene raccontato dalla voce fuori campo di Valerio Mastandrea, che alla fine si rivelerà non avere praticamente niente a che fare con la storia.

Mi sorprende che il film si sia preso un Nastro d'argento per la miglior commedia, riconoscimento che l'anno prima era andato a Mine vaganti di Ozpetek, tanto per fare un paragone di quelli che non reggono.

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