Lui, Ernest, è scontroso, disordinato, caotico, confusionario. Dotato di gran forza e non altrettanto intelletto, preferisce usare la prima per risolvere le sue difficoltà. La famiglia lo avrebbe voluto magistrato, come il padre, lo zio, e chissà quanti altri in famiglia. Lui preferisce la musica e la vita del saltimbanco. E visto che è difficile raggranellare abbastanza per soddisfare il suo formidabile appetito, non disdegna nemmeno qualche furtarello.
Lei, Celestine, è una orfanella. Linda, precisina, agile, con una buona capacità analitica. Ama disegnare, ma sfortunatamente ci si aspetta che diventi una dentista, professione per la quale non ha alcuna capacità o interesse.
Ci si può ben immaginare che i due siano destinati ad incontrarsi e a far comunella, devono però superare una difficoltà che appare quasi insormontabile. Lui appartiene al Popolo Di Sopra (che a noi appaiono orsi umanoidi), e lei al Popolo Di Sotto (topini umanizzati). Pur essendo specie con una sorta di simbiosi (la fatina del dentino degli orsi è un topo che procura la materia prima ai topo-dentisti) hanno una pessima relazione. O meglio, entrambi hanno un profondo e ingiustificato terrore gli uni degli altri.
Se i due protagonisti superano la barriera senza grossi problemi, almeno dopo il tentativo del famelico Ernest di mangiarsi la topina in un sol boccone, più difficile far andar giù la relazione interrazziale ai due popoli, che la osteggiano con irrazionale veemenza.
Il tutto è narrato in forma di animazione basata su disegni che fanno pensare a quegli album di racconti per i più piccini con acquarelli dalle sfumate tinte pastello.
La storia è di Daniel Pennac (niente meno).
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