Il mio vicino Totoro

Come ha fatto notare Babol, c'è un gran fermento per lo Studio Ghibli di questi tempi, vedi Prevalentemente anime e A Gegio film, e magari fai pure un salto nel passato per leggere cosa ne diceva Componente instabile. E direi che i film di Hayao Miyazaki, e Totoro nel caso specifico, se la meritano tutta questa attenzione.

Se qualcosa vi spaventa, dice il padre alle sue piccole figlie, fatevi una bella risata. Ma c'è ben poco che spaventi le due monelle, se non la paura di perdere la madre. Riusciranno a superare anche quella, grazie alle affilate armi della fantasia, che le dota di un inesplicabile vicino, terribile spirito del bosco dall'aspetto orsacchiottesco e dal cuore d'oro, dotato di microbici (almeno a suo confronto) sodali affascinati dalle ghiande, e che in caso di necessità si muove con un fantastico gattobus.

Non so come mai, ma torna a venirmi in mente la scena in cui le due bimbe aspettano l'arrivo del bus che porta loro padre. Anche Totoro arriva alla fermata (scopriremo poi che lui aspetta il gattobus), piove, e si è messo una foglia in testa. La gentile ragazzina gli passa l'ombrello paterno e gli spiega come usarlo. Seguono momenti in cui i tre tacciono, mentre la pioggia cade. Non succede nulla, ma solo a pensare a quel gigantesco orsacchiotto, fermo sotto la pioggia, con l'ombrello in mano e con gli occhi sbarrati, non posso trattenermi dal ridere. Per non parlar del fatto che, fraintendendo, Totoro si tiene l'ombrello e se ne va felice.

3 commenti:

  1. Sono contenta che il film ti sia piaciuto, credo sia il più intimo e minimale dello Studio Ghibli.

    Potrei suggerirti un altro film? Ti consiglio "Una tomba per le lucciole" di Isao Takahata, co-fondondatore dello Studio Ghibli.

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    1. Grazie, mi segno anche quello.

      Di Totoro ho apprezzato proprio la sua semplicità. Vederlo è come bere un bel bicchiere di acqua fresca quando si ha sete.

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