La bellezza del somaro

Commedia generazionale centrata su un nucleo di amici sulla cinquantina, sui loro problemi, in particolare il rapporto con i loro figli. La storia originale non è male (Margaret Mazzantini), la versione cinematografica (Sergio Castellitto, sceneggiatura e regia) pecca a mio parere di una mancanza di approfondimento e di una mancanza di fuoco. Se qualcuno me lo chiedesse, suggerirei ai Mazzantini-Castellitto di allargare il team creativo lasciando entrare un bravo regista.

Al centro della storia c'è una coppia benestante, lui architetto di successo (Sergio Castellitto) lei psicologa in una struttura pubblica (Laura Morante). Poco ci viene detto della loro vita privata, forse perché non ne hanno. Lui ha un paio di amici, un medico (Marco Giallini) attratto in modo patologico dalle donne, ma incapace di mantenere una relazione, e un manager (Gianfelice Imparato) assorbito dal suo lavoro, unico ambito in cui (forse) funziona. Il medico ha un paio di ex mogli (tra cui Lidia Vitale, artificialmente invecchiata, giornalista d'assalto inacidita dal suo lavoro), Castellitto ha una amante (la prorompente Lola Ponce) e la Morante ha un paio di pazienti (tra cui Barbora Bobulova che ha una attrazione per lei, bizzarramente sublimata).

Le inevitabili tensioni all'interno di questa compagnia vengono allo scoperto in seguito alla decisione della figlia della coppia (Nina Torresi) di mollare il precedente fidanzato per ... non si sa chi.

Lo si scoprirà quando i due inviteranno nella loro casa di campagna l'intera brigata per il ponte dei morti, scoprendo che la ragazzina si è infatuata di un settantenne (Enzo Jannacci, alla sua ultima apparizione in un film). Segue esplosione che porterà, dopo alcuni accadimenti, al raggiungimento di un nuovo equilibrio.

La scelta della figlia ha un suo senso. Alla sua età non può che cercare di differenziarsi dai genitori, ma come creare un conflitto se loro sono incapaci di dire un singolo no anche alle prese di posizioni più strane? L'unica possibilità è colpirli nel loro punto debole, il terrore dell'invecchiamento (che nasconde ovviamente quello per la morte). Il personaggio di Jannacci è invece pacificamente vecchio, non finge di avere qualche decennio di meno, è conscio che la morte lo aspetta di lì a breve, ma non lascia che l'oscura signora gli rovini i suoi ultimi anni. La citazione (anche esplicita) è ovviamente per Harold e Maude.

Colonna sonora non particolarmente interessante (Arturo Annecchino) ma ravvivata da qualche canzone, tra cui Una miniera dei New Trolls, cantata da Castellitto e amici alla sua festa di compleanno, e Dreams dei The Cranberries.

4 commenti:

  1. Caro Iannacci, quanto ti volevo bene...
    P.S. La poesia che legge ai giovani è il CANTO D'AMORE DI J. ALFRED PRUFROCK

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    1. E' una di quelle persone che davo per eterne. Scoprire che anche lui era solo di passaggio è stato doloroso.

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    2. Ok Faber, Battisti, Gaber..inizio a preoccuparmi.. Dalla è stato un colpo, ma un anno e si porta via anche Jannacci e poi Califano??? Spero che la mietitrice ora non vada a coppie, come è accaduto tempo fa a Hollywood.

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    3. Nella scena finale Jannacci accetta un passaggio dalla Ponce che lo avvisa che guiderà spericolatamente. Lui non sembra per niente impressionato, dopotutto non è difficile morire, roba di un momento. E si mangia un dolcetto.

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