Diaz: Don't clean up this blood

Docudrama sul finale del G8 a Genova nel 2001, centrato sull'assalto della polizia alla scuola Diaz e sui susseguenti drammatici fatti. La sceneggiatura (di Daniele Vicari, anche regista) si basa principalmente sugli atti processuali, cambiando i nomi delle persone coinvolte e qualche circostanza.

Direi che il risultato dipende molto dallo spettatore. A chi conosce già i fatti, la loro riproposizione in maniera romanzata potrebbe risultare poco interessante - almeno, questo è stato il mio caso. E infatti, sapendo che questa era la struttura del film, non avevo particolare interesse a vederlo. Mi è capitato. C'è da dire, però, che per chi non sapesse cosa è accaduto ai tempi, la storia narrata potrebbe spingere a farsi qualche domanda.

Il film è disegnato secondo il modello classico dei film catastrofisti corali. Poca enfasi sul singolo personaggio, di cui viene mostrato rapidamente un minimo di contesto e la sua partecipazione alla sciagura. La regia è sufficientemente abile nel tenere il bandolo della matassa, ma la sceneggiatura risulta, dal punto di vista umano, spezzettata e poco incisiva e il buon cast (Elio Germano, Mattia Sbragia, Renato Scarpa, Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Fabrizio Rongione, ...) non ha modo di farsi valere. Il centro dell'azione è il brutale pestaggio, tutto il resto rimane sfocato sullo sfondo.

Come confronto, proporrei la visione di Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana che, pur essendo simile come idea iniziale, svolge l'azione isolando due personaggi principali e, prendendosi maggiori libertà narrative, ottiene un risultato finale che mi sembra più convincente.

Tecnicamente, mi pare interessante che si sia lasciato parlare i tedeschi in tedesco, i francesi in francese, e si sia usato l'inglese come lingua franca. L'italiano (con inflessione romanocentrica), ovviamente, spadroneggia, e dunque i sottotitoli appaiono solo per una piccola frazione del tempo complessivo. Ma è comunque un coraggioso passo in avanti rispetto a quello che succede normalmente nei film distribuiti in Italia.

3 commenti:

  1. Film decisamente tosto, di quelli che ti fanno rodere.
    Ottimo esperimento, pur se non perfetto, per il nostro Cinema.

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  2. Film visto al cinema, è stato un pugno nello stomaco. Io rientro nella seconda categoria da te scritta: conoscevo poco la storia della scuola Diaz e questo film è servito a colmare molte lacune.

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    1. Lo scopo principale credo fosse proprio ottenere l'effetto pugno nello stomaco da te citato.

      Per forza di cose, il racconto è in realtà piuttosto lacunoso, e l'inserimento dell'evento nel quadro complessivo degli avvenimenti è lasciato come (non troppo semplice, tempo) esercizio allo spettatore.

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