Hollywood party

Tom e Frank Waldman: mentre altri erano affaccendati con una loro sceneggiatura nel realizzare quel disastro (ig)noto in Italia come L'infallibile ispettore Clouseau, Blake Edwards e Peter Sellers trasformavano un altro loro esile lavoro in un film indimenticabile.

La storia è riassumibile in poche righe: un attore indiano pasticcione (Hrundi V. Bakshi - Peter Sellers) catastrofizza un film, instillando istinti omicidi nel regista e attirandosi l'odio del viscido produttore esecutivo (Gavin MacLeod, che per punizione diventerà noto come capitano di Love Boat) che telefona al capo dello studio perché venga bandito da ogni futura produzione. Caso vuole che invece finisca sulla lista di invitati ad una cena di alto livello.

Ci si può immaginare il risultato ma conviene vederlo per crederci.

La pantera rosa è evidentemente dietro l'angolo, e viene anche riproposta nella colonna eccellente sonora di Henry Mancini con una canzone presente nel primo episodio, ma l'impostazione del film è completamente diversa. C'è più materia su cui pensare, per chi voglia farlo.

La buffa macchinetta che usa Hrundi, una Morgan a tre ruote, non può non far pensare a M. Houlot e lo svolgimento distruttivo della serata ricorda molto la cena di Play Time. Dunque Jacques Tati è tra i numi tutelari del film.

La cena interrotta, e il fatto che praticamente nessuno mangi (l'attenzione al cibo è così bassa che una scarpa di Hrundi può viaggiare inosservata su un vassoio di antipasti fino a raggiungere il suo proprietario) mi ha invece fatto pensare a Il fascino discreto della borghesia di Luis Buñuel - che quattro anni dopo porta alle estreme conseguenze la velata (ma non troppo) critica di Edwards.

Nessun commento:

Posta un commento