Noto in italiano con il titolo tradotto Tempo di divertimento; scritto, diretto, interpretato da Jacques Tati, fu ai tempi una colossale catastrofe.
Probabilmente l'insuccesso fu causato anche dal momento storico, ma bisogna dire che soprattutto la prima parte del film non risulta progettata al meglio.
Meglio vederlo in originale, dato che i colloqui non sono poi molto importanti, ed è molto più divertente assistere alla confusione tra francese, inglese, un pizzico di tedesco e persino una spruzzata di italiano.
E' stato girato su pellicola da 70mm, e andrebbe quindi visto in un buon cinema, in modo da poterlo apprezzare appieno. La storia, come è tipico nelle avventure di Hulot, è un dettaglio marginale. Una comitiva di turisti americani arriva a Parigi, passa una giornata a visitare i sobborghi moderni, la sera in un ristorante, e il giorno dopo vanno a riprendere l'aereo. Il loro percorso si intreccia con quello di M. Hulot, che al mattino ha un appuntamento in un caotico e disumano ufficio di una multinazionale e alla sera si trova a passare dalle parti del ristorante e ne viene risucchiato dentro. C'è una sorta di simpatia tra Hulot e una turista, ma non se ne fa niente.
Il sobborgo parigino che vediamo nel film, chiamato amichevolmente Tativille, è stato costruito apposta per il film, secondo quello che Tati pensava fosse un possibile futuro globalizzato. E bisogna dire che ci è andato abbastanza vicino. In una scena ambientata in una agenzia turistica, si vedono manifesti di varie città, tutte rese ormai praticamente identiche. E come ridere amaramente al fatto che i turisti americani vadano a visitare una specie di fiera dove guardano con ammirazione prodotti che, viene detto, sono appena giunti dall'America.
La prima parte, che mostra una società "ottimizzata" ma disumanizzata risulta pesante. D'accordo che era proprio l'effetto desiderato - dirci quanto sia impossibile vivere in quel modo - ma Tati avrebbe dovuto anche mettersi nei panni del pubblico, e pretendere un po' meno. La seconda parte, invece, è più ottimista. La rigida strutturazione iniziale cade a pezzi, letteralmente, durante la serata al ristorante.
E' un film geniale, genialità che forse sconfina nella follia, e richiede molta attenzione da parte dello spettatore, anche perché spesso accadono molte cose nella stessa inquadratura ed è praticamente impossibile seguire tutto quanto.
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