Il titolo italiano orienta verso una delle tante possibili scelte interpretative che si possono dare a questo che è il primo lungometraggio (scritto, diretto, prodotto, interpretato) di Orson Wells.
Meglio il titolo originale, un neutrale Citizen Kane.
Ai tempi la visione di questo film deve essere stata uno shock. Inizia con la morte del protagonista, a cui segue un cinegiornale che ne racconta la vicenda. Dunque sappiamo subito che non ci sarà lieto fine, anzi, sappiamo praticamente tutto quello che succederà. Il pretesto che non ci fa uscire dal cinema per chiedere indietro i soldi è un reporter che ha il compito di indagare cosa volesse dire il cittadino Kane con la sua ultima parola "Rosebud".
La figura di Kane è modellata su quella di William Randolph Hearst, fondatore di un impero editoriale tuttora esistente (da cui il titolo italiano), che se ne ebbe piuttosto a male e cercò in ogni modo di boicottare il film. Ma la personalità del protagonista è solo il presupposto per una storia che ricorda, più che altro, una storia di Pirandello. Veniamo infatti a conoscere Kane solo dal punto di vista di testimonianze esterne, ognuna delle quali ci racconta il suo Kane.
Il vero Kane resta un mistero per tutti, non a caso l'indagine del giornalista non arriva ad una soluzione ed è solo lo spettatore che ha modo di scoprire nel finale a cosa stava pensando Kane nel suo momento finale.
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