Elizabethtown

Non ha avuto il successo che ci si poteva attendere questo piacevole film di Cameron Crowe (Almost Famous, Vanilla Sky). Forse perché mette troppa carne al fuoco e finisce per confondere le idee allo spettatore che si aspettava qualcosa di più semplice.

Si tratta infatti di una commedia romantica, con una robusta colonna sonora che è quasi un personaggio a se stante - tipico di Crowe, del resto - un film di passaggio, con il protagonista che si deve gestire la morte del padre e un licenziamento catastrofico, un road-movie, con un viaggio in auto nel profondo sud degli Stati Uniti, e chissà quante cose ancora che mi sono dimenticato.

In realtà l'intreccio rende bene, ma bisogna dedicarci una certa attenzione.

Il cast è notevole, anche se Orlando Bloom forse non regge appieno il ruolo del protagonista. In certe scene m'è sembrato che si atteggiasse un po' a fare un Tom Cruise più giovane (dai titoli di coda ho poi scoperto che Cruise è tra i produttori del film, tra l'altro), e questo, a mio gusto, non gli giova. Sempre brava Kirsten Dunst (che ho appena visto in Se mi lasci ti cancello), sempre in gamba Susan Sarandon, piccole parti ma ben recitate per Alec Baldwin, Bruce McGill e Jessica Biel.

In breve succede che Drew (Bloom) lavora da anni al progetto di una scarpa innovativa che si rivela essere un disastro. Il principale (Baldwin) stima le perdite in un miliardo di dollari, e invita gentilmente Drew a sparire. Capita anche che Drew stava con Ellen (Biel), una collega, che lo molla ipso facto. Vista la mala parata Drew pensa al suicidio, ma prima che possa metterlo in atto (in modo bizzarro) viene interrotto dalla notizia della morte improvvisa del padre, che si trovava ad Elizabethtown, in visita ai parenti, che vede di rado per colpa di alcune ruggini ... ecco, torna il fatto che la sceneggiatura è veramente complessa. E bisogna tener conto del fatto che la prima parte, quella che ho accennato, è stata evidentemente tagliata per mantenere la durata del film in limiti ragionevoli (123 minuti).

Tra le scene che restano impresse, c'è quella dove la vedova (Susan Sarandon) al termine di un incredibile discorso commemorativo sulla figura del morto si mette a ballare in suo onore un tip tap su Moonriver di Henry Mancini.

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