La sposa perfetta - Doctor Who 3 / 0

Misteriosamente La sposa in fuga (The runaway bride) dell'episodio natalizio della seconda serie del Dottore "moderno" (che però è inserito nel primo DVD della terza serie, come se fosse il suo episodio zero) è diventata in italiano perfetta.

Mai traduzione fu meno azzeccata (OK, c'è anche di peggio), in quanto l'episodio mi pare invece tutt'altro che perfetto. C'è una frenesia nella prima parte che sconfina nella confusione, rovinando parzialmente l'effetto di una storia che non è poi così male.

Ricapitolando, il Dottore (David Tennant) ha appena salutato definitivamente (almeno per il momento) la sua amata Rose (Billie Piper) che è finita su una Terra parallela come effetto collaterale di una epica battaglia tra umani, Dalek e Cybermen, e si trova Donna, una tipetta dal carattere molto pepato (Catherine Tate), vestita da sposa e molto sorpresa all'interno del TARDIS.

Scopriremo che è arriva lassù per un errore del cattivo della puntata, o meglio, la cattiva, un'orrida donna-ragno con un'antica ruggine (e quando dico antica intendo miliardi di anni) nei confronti dei Signori del Tempo.

Donna, decisa come è, sembra un degno rimpiazzo per Rose. Pur avendo la sua buona dose di difetti, è infatti capace di fermare il Dottore, quando questi minaccia di esagerare. Però, colpo di scena, ha la fermezza necessaria a rifiutare di imbarcarsi in una vita emozionante ma non adatta a lei.

Doctor Who - Stagione 2 / 5

L'ultimo DVD della seconda stagione (c'è anche un sesto disco, ma è dedicato alla featurette) raccoglie un episodio singolo, che si collega bene al gruppo precedente, e il doppio episodio finale che tira le somme di tutta l'annata.

Fear her - La disegnatrice

Dopo un paio di episodi demoniaci, qui il dottore (David Tennant, decimo della lista, sul punto di completare il suo primo anno) e la sua compagna Rose (Billie Piper, secondo e ultimo anno, almeno temporaneamente) hanno a che fare con una possessione demoniaca, o almeno quasi. Un alieno immateriale si è impossessato del corpo di una bimbetta e, nonostante non lo faccia con cattiveria, potrebbe condannare l'intera popolazione mondiale ad una bizzarra vita bidimensionale.

La vicenda si svolge nel futuro recente, così recente da essere per noi già passato, e precisamente nel giorno inaugurale delle Olimpiadi londinesi del 2012. Il motivo della sceneggiatura (Matthew Graham) per scegliere questa data è che voleva mostrare la potenza dei simboli. Nel caso particolare, la fiaccola olimpica.

Un paio di curiosità: Il dottore si lascia scappare di essere stato padre, ma Rose non riesce a strappargli di più. Combinando necessità e interesse personale, il dottore riesce a fare l'ultimo tratto di percorso della fiaccola, fino ad accendere il braciere olimpico.

Army of Ghosts, Doomsday - L'esercito dei fantasmi

Gran finale che riporta momentaneamente su questa Terra Mickey, già fidanzato di Rose, oltre che vedere l'invasione dei Cybermen e persino dei Dalek. L'epicentro è la sede dell'Istituto Torchwood, che finalmente vediamo in tutto il suo splendore. Meno soddisfacente lo sviluppo del secondo tema, quello del lupo cattivo, che sembra risolversi in una semplice referenza geografica verso Dårlig Ulv-Stranden, la spiaggia del lupo cattivo, che si troverebbe dalle parti di Bergen in Norvegia. Francamente mi aspettavo molto di più. Mi viene da pensare che Russell T. Davies avesse avuto per il lupo qualche idea che poi non è riuscito a concretizzare, o abbia ritenuto (e giustamente, mi vien da dire) che c'era già fin troppa carne al fuoco.

Succedono molte cose anche sul lato emotivo, la coppia Dottore - Rose è destinata a rompersi, e il dottore riesce a forzare la sua difficoltà relazionale fino (quasi) al punto di riuscire a dichiarare il suo amore per lei - e addirittura lo vediamo in lacrime! Nel contempo madre e padre di Rose riescono a riformare una coppia, nonostante (difficile da spiegare a un non-whoviano) i due non siano mai stati prima assieme.

Scopriamo inoltre che, anche se mai se ne era fatto accenno, Rose e il dottore hanno fatto sesso. Infatti, a causa di un equivoco immediatamente chiarito, il Dottore pensa per un attimo che Rose sia incinta.

A civil action

Non è bello da dire, ma più vedo film di Steven Zaillian e più mi convinco che il loro problema principale stia nella sua regia. Questo è il suo secondo film, dopo In cerca di Bobby Fischer del 1993, e prima di Tutti gli uomini del re del 2006. Da allora Zaillian sembra aver accettato che produttore e sceneggiatore siano ruoli più nelle sue corde.

Da notare come preferisca adattare storie realmente accadute, e in genere riesce a tirar fuori sempre aspetti interessanti. Purtroppo come regista non mi pare sia capace di dare un taglio riconoscibile alla narrazione, e spesso finisce per disperdersi in rami secondari del racconto. Nel caso particolare, non ha aiutato nemmeno avere nel ruolo del protagonista un John Travolta non particolarmente inspirato.

Trattasi, come si evince sin dal titolo, di dramma d'ambiente legale. L'impostazione è vagamente ecologista, simile all'Erin Brockovich che Steven Soderbergh dirigerà un paio d'anni dopo con ben altra personalità. Qui il protagonista (Travolta) è uno di quegli avvocati che campano sulle cause per danni, (vedi L'uomo della pioggia di Francis Ford Coppola) un vero squaletto del ramo, che ha imparato alla perfezione quale sia il cliente più lucroso, e come spremere più soldi possibile da ogni caso. Ha imparato anche quali casi evitare, e dunque cerca di stare più lontano possibile da uno che sembra quanto di peggio possa esistere. Una scalcagnata conceria ha inquinato la falda acquifera di un paesino poco lontano da Boston, causando, anni dopo, la morte di un buon numero di bambini. I bambini morti portano ad un magro risarcimento, secondo la cinica tabella che il nostro sa a memoria, e non ha senso fare causa a chi non ha soldi per pagare ricchi rimborsi.

Capita però che qualcosa si inceppi nel suo cuore di squalo, e che scopra che dietro la conceria ci siano un paio di grosse aziende dotate di cospicui portafogli. Questo lo convince ad imbarcarsi in una impresa costosa e complicata. Trascurando il parere dei suoi soci in affari (tra cui William H. Macy), che preferirebbero restare nelle loro acque, contatta dottori, geologi (uno è Stephen Fry), intervista dipendenti (tra cui James Gandolfini, un ricordo per lui, di recente scomparso), per raccogliere prove che inchiodino i responsabili.

Purtroppo per lui, dall'altra parte della barricata c'è un espertissimo avvocato (Robert Duvall) che sa bene che Travolta sa solo mangiare un certo tipo di pesci. Cambiando mare e preda, diventa uno sbarbatello alle prime armi.

Travolta scoprirà, pagando a caro prezzo l'esperienza, che c'era un modo per ottenere un successo, ma avrebbe dovuto applicare metodologie completamente diverse. E, non è mai troppo tardi, a volte è possibile ottenere anche una seconda chance, a patto di ribaltare il senso della propria vita.

Degna di nota la breve apparizione di Sydney Pollack nei panni dello spocchiosissimo capo di una delle due aziende incriminate, in una scena a due con Travolta che mostra come Pollack non fosse solo un ottimo regista, ma anche un notevole attore.

I love Radio Rock

Nonostante le apparenze, il titolo italiano ha poco a che fare con l'originale, The boat that rocked, qualcosa come La nave che spaccava, ma in questo caso non si tratta di una bizzarria limitata alla nostra distribuzione, perché un po' tutti si sono accaniti contro questo titolo. I francesi sono stati i più estrosi stabilendo, con Good morning England, una spericolata relazione con Good morning, Vietnam di Barry Levinson. I tedeschi hanno puntato al sodo, identificando il tema principale della pellicola, la novità introdotta dal nuovo modo di fare radiofonia, con Radio Rock revolution. Anche gli Stati Uniti non hanno mantenuto l'originale, per ripiegare su un più piatto Pirate radio. Nel resto del mondo il titolo è stato tradotto nella lingua locale veicolando il concetto di una barca musicale (come in Spagna, Radio encubierta o in Polonia, Radio na fali) o seguendo la via maestra indicata dagli americani, come i finlandesi con Merirosvoradio.

Questo fiorire di diversi nomi mostra che l'idea di base del film ha colpito un po' tutti, e ognuno l'ha sviluppata a suo modo. Il che è normalmente indice di buon funzionamento della storia. Purtroppo Richard Curtis, che l'idea l'ha avuta, l'ha messa su carta e l'ha pure diretta, si è perso per strada, e il risultato è decisamente inferiore alla aspettative.

Siamo negli anni sessanta, al tempo in cui la swinging London dominava nel mondo. In particolare ci si concentra con il gran ribollire in campo musicale che determinò l'affermarsi della musica pop come la conosciamo noi oggi.

Ci viene detto che nel 1966 la BBC dedicava meno di tre quarti d'ora al giorno a questa nuova musica. Sembra strano oggi, ma bisogna ricordare che BBC Radio One nacque solo nel 1967, appunto come risposta alle radio pirata, e che John Peel, il DJ per antonomasia per chi abbia una certa età, prima di passare alla neonata Radio One aveva per l'appunto lavorato brevemente in una radio pirata.

Si parla dunque di una fantomatica radio pirata che trasmette da una nave ormeggiata poco fuori dalle acque territoriali inglesi. I riferimenti (decisamente rielaborati) sono alla mitica Radio Caroline, la più popolare tra le sue simili.

Il capitano è Quentin (Bill Nighy) che gestisce commercialmente la baracca, è il padrino di Carl (Tom Sturridge) ragazzetto in crisi esistenziale, spedito dalla madre sulla nave dopo essere stato espulso da scuola. I problemi di Carl pare abbiano origine dal fatto che non sappia chi sia suo padre, e non ci vuole un genio per capire perché sia stato mandato proprio lì.

Il DJ più famoso a bordo è un americano che si fa chiamare il Conte (Philip Seymour Hoffman), almeno fino a quando arriva a bordo Gavin Kavanagh (Rhys Ifans) con conseguenti schermaglie tra i due. Tra gli altri DJ notiamo lo spaccone Doctor Dave (Nick Frost) e il timido Simple (Chris O'Dowd). Seguono svariate complicazioni, spesso di natura sessuale (in linea con il periodo, posto in una fortunata area di relativa pace sociale, in cui le malattie veneree erano meno problematiche che in passato, e l'AIDS era uno spettro ancora lontano nel futuro), esacerbate dalla decisione del governo inglese, rappresentato da un cattivissimo Kenneth Branagh e dal suo scagnozzo Jack Davenport, di mettere una fine all'esperienza di Radio rock.

Prima che possa giungere la catastrofe finale, arriva a bordo brevemente pure la madre di Carl, nientemeno che Emma Thompson, così che si risolva il mistero della paternità segreta.

Credo sia il primo film ad avere di nuovo assieme la Thompson e Branagh, ultima apparizione comune in Molto rumore per nulla del 1993. Entrambi hanno partecipato alla saga di Harry Potter, che è una specie di catalogo degli attori inglesi contemporanei, ma lui appare solo ne La camera dei segreti, mentre lei è ne Il prigioniero di Azkaban, L'ordine della Fenice, I doni della morte / 2. Ma anche in questo film quella che è stata la coppia più bella del cinema inglese non ha modo di scambiare nemmeno una battuta.

Doctor Who - Stagione 2 / 4

Il quarto DVD della seconda stagione (nuova serie) delle avventure dell'unico signore del tempo superstite nell'universo (almeno nel nostro, chissà se è stata esplorata la possibilità di suoi simili in parallelo) è piuttosto luciferino. Nell'episodio doppio il cattivo è un alieno così curiosamente simile alla rappresentazione "storica" (relativa alle religioni che fanno riferimento alla Bibbia) del demonio da far pensare che ci sia qualche connessione con quel personaggio. Oppure che il tipaccio sia molto astuto e sfrutti la coincidenza per far innervosire i terrestri con cui si trova a che fare. Nell'episodio singolo, invece, il cattivo è un alieno con uno spirito diverso, ma che assume un sembiante umano bizzarramente simile a una tipica rappresentazione ottocentesca di Satana.

Anche in questi episodi, come in tutta la stagione c'è sempre un riferimento a Torchwood, la misteriosa organizzazione segreta inglese che si occupa di analizzare i contatti con gli extraterrestri. E nell'episodio singolo si cita pure il lupo cattivo (che abbiamo scoperto essere legato a Rose) che sembra agire in contrasto a Torchwood.

L'abisso di Satana - The impossible planet, The satan pit

TARDIS porta il Dottore (David Tennant) e Rose (Billie Piper) in un inconcepibile pianeta che è in orbita attorno ad un buco nero, miracolo reso possibile da un incredibile campo gravitazionale di origine ignota. Siamo in un futuro piuttosto remoto, e gli umani (un piccolo gruppo su una agile navicella) non solo sono riusciti ad arrivare fino a lì, ma si sono pure portati dietro una squadra di strani alieni (gli Ood - termine molto simile a odd, ovvero strano) che nulla bramano di più che eseguire ordini altrui. I nostri pronipoti sono arrivati su quell'oscuro e inospitale pianeta attirati dal suo mistero, sperando di poterci cavare fuori un qualche utile. E invece scoprono che si tratta della prigione di un orrendo alieno piuttosto cattivello.

La nuova vena empatica di Rose, che tanto aveva funzionato nel precedente episodio, qui rischia di portare la storia alla catastrofe, ma riesce anche a farle salvare la situazione in extremis. Scientificamente parlando, è uno degli episodi più azzardati che io abbia visto (e l'accuratezza scientifica non è certo una delle massime preoccupazioni degli sceneggiatori), nonostante questo è anche tra le cose che mi son piaciute di più, in particolare la prima parte.

Sulle tracce del mito - Love & monsters

Bruttino il titolo italiano, che trascura in pieno l'originale in cui si fa notare come anche il buon dottore sia, per quanto inconsapevolmente, anche lui una sorta di mostro. Non certo come il suo nemico di questa puntata, un orrido bestione che assorbe gli umani (e vorrebbe assorbire anche il dottore), ma anche la sua compagnia è piuttosto pericolosa.

Curiosità dell'episodio è che la coppia protagonista della serie qui appare subalterna a tale Elton (Marc Warren) che racconta in prima persona la sua esperienza di incontro col dottore. L'impacciato Elton trova l'amore in una quasi altrettanto timida Ursula (Shirley Henderson), finiscono però in un gioco più grande di loro, e rischiano di finire molto male.

Viva la libertà

In una democrazia la mediocrità della politica non può che essere frutto della mediocrità dell'elettorato. E come può la cinematografia italiana produrre i capolavori del passato, se il pubblico non c'è?

Prendiamo ad esempio questo film di Roberto Andò. Pioggia di nomination ai David, vinti dalla sceneggiatura (premiata anche col nastro d'argento) e da Valerio Mastrandrea (anche se non è una delle sue cose migliori), senza contare il nastro d'argento speciale a Toni Servillo.

Incasso totale nei cinema italiani, un paio di milioni. Nel weekend di uscita ha tirato su meno di un decimo de Il principe abusivo, uscito nelle stesse date, e che strappò la prima posizione.

Per come la penso io, la soluzione è quella prospettata, ad esempio, da La migliore offerta di Tornatore. Mantenere l'anima italiana, ma pensare la produzione per una distribuzione all'estero, facendo ricorso ad importanti attori stranieri per le parti principali. E' un peccato per i nostri attori, che si vedono ridurre ulteriormente le possibilità di trovare parti recenti, ma temo che anche loro si debbano attrezzare di conseguenza, e proporsi più aggressivamente sul mercato internazionale.

Per Viva la libertà si è puntato invece su un budget limitato (5 milioni), il che credo abbia causato il difetto principale del film. In più di una occasione i soldi mancano, e si vede. Aggiungerei pure che Andò è più bravo nella scrittura che nella direzione, e se questo non è un problema nel caso di Servillo, le parti minori avrebbero forse reso meglio sotto una mano più ferma.

Si narra di due fratelli gemelli (Servillo) che non si vedono da un quarto di secolo. Uno cinefilo, l'altro filosofo, il primo passa alla politica, il secondo (credo) resta fedele alla sua passione. Entrambi entrano in depressione, meno grave per il primo, il secondo finisce invece in una casa di cura.

All'inizio del film il politico è a capo del principale partito d'opposizione (una specie di PD) in crisi di consensi e allo sbando ideologico. Non vedendo una via d'uscita, il nostro uomo ne prende una di fuga, e scappa in segreto a Parigi, da una antica amante (Valeria Bruni Tedeschi) ora sposata ad un noto regista (Eric Nguyen). Il suo assistente (Mastrandrea), con la complicità della moglie del fuggiasco, lo rimpiazza col fratello gemello, che ha terminato la cura, ma a cui è rimasta una visione distaccata delle cose del mondo.

L'improvviso cambiamento fa bene ad entrambi i fratelli, il politico ha modo di riconciliarsi con tutto quello a cui aveva dovuto rinunciare, il filosofo ha modo di dire quello che pensa e che nessuno aveva voglia di ascoltare. Come piacevole effetto collaterale, nella politica italiana arriva una fresca ventata di rinnovamento.

Finale enigmatico, aperto all'interpretazione dello spettatore.

Bella la colonna sonora di Marco Betta (a cui è però lasciato poco spazio), integrata con un po' di classica, in particolare con un efficace citazione ripetuta da La forza del destino di Giuseppe Verdi, che il fratello filosofo canticchia a più riprese (anche sui titoli di coda).

W.

George W. Bush sarà forse ricordato come il peggior presidente degli Stati Uniti di questo periodo. Autocontraddittorio, irragionevole, confuso. E convinto di essere in missione per conto di dio, manco fosse il terzo fratello Blues:

Purtroppo, non c'è stata nessuna pinguina capace di metterlo in riga.

Sarebbe stato troppo facile fare un film sulla sua incapacità, e dunque Oliver Stone, affidandosi alla sceneggiatura di Stanley Weiser (stessa squadra di Wall street), evita di infierire, trascurando persino di alludere ad alcuni degli episodi più incresciosi della presidenza, per concentrarsi più sull'analisi di come sia stato possibile che un tale inetto sia arrivato così in alto, e in particolare cosa lo abbia portato alla catastrofica decisione di invadere l'Iraq.

Ricapitolando, il giovane W., detto anche Junior o Geo, è un disastro. Si è laureato in Storia a Yale, e ha pure preso un master ad Harvard, ma le gaffe per cui è noto fanno pensare che la tesi sostenuta dal film, ovvero che abbia raggiunto quegli obiettivi grazie a generose spinte paterne, sia realistica. Per il resto è tutta una serie di tentativi di trovare una propria via naufragati nell'alcol.

Improvvisa svolta nel 1986 (ormai quasi quarantenne) quando, grazie all'influenza della moglie, decide di combattere la sua dipendenza. L'aspetto negativo di questa risoluzione è che finisce per legarsi ad ambienti fondamentalisti cristiani che influenzeranno pesantemente la sua visione del mondo.

Secondo Stone, a portarlo alla carriera politica è stato il desiderio di risolvere il conflitto con suo padre, che vediamo distante e che evidentemente gli preferisce il fratello Jeb, presentato come più equilibrato e maturo. In questa prospettiva non è difficile leggere la decisione di invadere l'Iraq (presentata come sponsorizzata dai falchi della sua amministrazione per un evidentemente errato calcolo imperialistico-economico) come un modo per mostrare al padre che lui sarebbe stato capace di fare meglio di lui. La Storia ha dimostrato il contrario.

Ottimo il lavoro degli attori. Alla fine confondevo personaggi e interpreti. Messo di fronte a George W. e a Josh Brolin, forse avrei finito per indicare il secondo come l'autentico Bush. Tra gli altri ricordo Richard Dreyfuss (Dick Cheney), Toby Jones (Karl Rove), Ellen Burstyn (Barbara Bush), Thandie Newton (Condoleezza Rice), Elizabeth Banks (Laura Bush).

Doctor Who - Stagione 2 / 3

Un doppio episodio, che con un astuto espediente recupera i Cybermen già apparsi molti anni addietro, e un episodio singolo. Accomunati da una venatura dark, a tratti quasi horror, e da una decisa critica sui rischi di massificazione causati da televisione e internet.

L'ascesa dei cyberuomini - Rise of the cybermen, The age of steel

Un guasto di TARDIS (o una sua grave malattia, non è chiaro quanto sia essere vivente e quanto macchinario) scaraventa il dottore (David Tennant), la sua bella Rose (Billie Piper), e il di lei fidanzato Mickey (Noel Clarke) nella Londra dei nostri giorni, ma in un universo parallelo.

In una specie di futuro immaginato un secolo fa (vedi Metropolis di Fritz Lang), il Regno Unito non è un regno, il padre di Rose non è morto, anzi, ha fatto successo, e Rose non è nata. Non c'è traccia nemmeno di un Dottore-parallelo, e l'unico a incontrare il proprio doppio è Mickey. Costui si chiama Ricky (proprio come lo chiamava il dottore) ed è a capo di un manipolo di rivoltosi. Occasione del contendere è il solito scienziato pazzo paralitico che vuole usare la sua influenza mediatica per imporre un folle "upgrade" all'umanità, che progetta di trasformare in robottoni privi di sentimenti.

Mickey, che nei precedenti episodi non aveva fatto una buona figura, accettando un ruolo da Penelope in attesa del ritorno di Rose/Ulisse, trova qui finalmente la sua riscossa. Decide di prendere atto che Rose è ormai la sua ex, e finirà per puntare a rifarsi una vita nel mondo parallelo.

La trasmittente - The idiot's lantern

Il titolo originale è decisamente più esplicito, e lascia immaginare quale sia il parere degli autori sulla televisione. O almeno, sui rischi di un uso distorto di quel mezzo di trasmissione.

Rose si è ripresa in un baleno dell'uscita di scena di Mickey e, assieme al dottore, volevano andare a vedere un concerto con Elvis Presley. Vestita che sembra Olivia Newton John nella prima parte di Grease, salta dunque sulla Vespa (!) del Dottore, e partono alla ricerca del palco. Ma TARDIS li ha portati invece a Londra, in occasione dell'incoronazione della Regina. Il fatto è che una aliena sta assorbendo, in un modo raccapricciante, energia dagli umani, sfruttando per l'appunto la televisione.

Anche in questa puntata il Dottore mostra alcune debolezze. Rose si mostra più capace emotivamente, e segue pure una pista investigativa più interessante. Inoltre, un semplice schiaffone ben assestato da parte di un poliziotto riesce riesce ad aver ragione di chi solitamente è abituato a mettere KO fior di delinquentoni.

Barton Fink - È successo a Hollywood

Il sottotitolo italiano è posticcio ma interessante, perché va nella direzione diametralmente opposta da quella indicata dai fratelli Ethan e Joel Coen (loro la sceneggiatura, regia, co-produzione, e montaggio). Non solo la storia narrata non è successa nella realtà (ogni riferimento bla bla bla ...) ma anche quello che succede nel film, almeno da un certo punto in poi, non si capisce quanto avvenga realmente o quanto sia immaginato dal protagonista.

Risultato piuttosto catastrofico al botteghino, ma successo di critica, tre nomination agli Oscar (roba piccola, in realtà) e soprattutto sfracelli a Cannes, dove è stato premiato John Turturro come miglior attore, Joel Coen come miglior regista, e il film con la Palma d'Oro. Nel nostro piccolo, abbiamo assegnato a Turturro il David come miglior attore straniero.

Fine anni trenta. Barton Fink (Turturro) è un autore teatrale newyorkese. Impegnato, pensa che il teatro si debba occupare della gente comune, non di principi o nobildonne. Il suo primo lavoro ha un buon successo, e il suo agente gli trova un succulento contratto a Hollywood, dove come primo lavoro gli chiedono di scrivere la sceneggiatura di un film su lottatori. Indicazione della produzione: il nome del protagonista.

Alloggiato in un albergo che fa venire i brividi, Fink riesce a scrivere il primo paragrafo, e niente più. La situazione ricorda molto The shining di Stanley Kubrick. Blocco dello scrittore, inquietante albergo vuoto. O meglio, in realtà sappiamo che l'albergo è popolato (vediamo le scarpe fuori dalle porte, sentiamo qualche rumore da altre stanze) ma oltre a Fink vediamo solo l'addetto alla reception (Steve Buscemi), quello all'ascensore, e un suo vicino (John Goodman).

Quello che succede poi è molto questionabile. A dar retta al punto di vista che ci viene narrato, quello di Fink, succede che il vicino non è il buon uomo che inizialmente sembrava, e lui viene trascinato in una specie di incubo. Alcuni indizi ci fanno pensare che non la conti proprio giusta.

Giusto per citare un particolare, Fink ad un certo punto riesce a superare il suo blocco, e scrive di getto un lungo papiro che, a suo dire, sarebbe la migliore cosa che ha mai scritto. In seguito sentiamo leggerne il finale, e scopriamo che è uguale, parola per parola, al suo pezzo teatrale che avevamo sentito recitare all'inizio del film.

Crocevia della morte

Visto che al titolo originale (Miller's crossing - il crocevia di Miller) è stata aggiunta in italiano la "morte", e visto che, ad esempio, ad Amore e guerra di Woody Allen, che ce l'aveva in originale, è stata tolta, possiamo forse dedurre che la distribuzione italiana ritenga che basti quella parola per indirizzare lo spettatore al cinema? O forse è solo l'ennesimo caso di titolo scelto a capocchia.

Occhio e croce questo dovrebbe essere il primo film dei fratelli Joel e Ethan Coen che io abbia visto. Ai tempi non erano ancora molto noti, soprattutto fuori dagli USA, Blood simple aveva avuto una distribuzione quasi simbolica, e Arizona junior ha fatto quasi l'80% del suo incasso in patria. Con questo titolo, invece, i Coen hanno sollevato più interesse in Europa che a casa loro.

La sceneggiatura ha un pesante (e non dichiarato) debito verso un paio di lavori di Dashiell Hammett, come se La chiave di vetro sia stato incrociato con Piombo e sangue, e il risultato sia stato riscritto per dargli una direzione diversa. Insomma, un lavoraccio. Al punto che i Coen a metà dell'opera si sono incagliati e per riprendere la rotta si sono presi una pausa in cui hanno scritto il loro film successivo (Barton Fink).

Siamo in una non specificata città americana che è nelle mani di una gang irlandese, a capo della quale c'è Leo (Albert Finney). La storia è narrata seguendo il punto di vista di Tom Reagan (Gabriel Byrne), che è una specie di consigliere di Leo, da cui pur mantiene una sua indipendenza. Tra i due c'è un evidente affetto, che viene alla prova dall'attrazione che entrambi hanno per Verna (Marcia Gay Harden), la quale punta a Leo perché interessata al suo potere, in particolare per proteggere quel poco di buono di suo fratello Bernie (John Turturro), ma mollerebbe volentieri tutto quanto per Tom, che però ha notevoli problemi ad esprimere i suoi sentimenti (al punto che lui stesso si chiede se ne abbia o meno).

Il personaggio di Tom è avvolto dal mistero. Sa tutto di tutti, ma nessuno sa molto di lui. Vuol far tutto secondo le regole, ma c'è sempre qualcosa che gli sfugge. E' ossessionato dal suo cappello (un bel fedora in perfetto stile) che sogna gli voli via, e in effetti spesso gli cade, lo raccoglie, ce lo fa danzare davanti agli occhi. Rimbrotta Leo perché non pensa alle conseguenze delle sue azioni, eppure si mette nei guai con un bookmaker sperperando soldi con scommesse azzardate e va a letto con l'amante del capo. Le occhiate finali che lancerà a Leo, fanno pensare che il suo legame con lui sia più che un maschio rapporto d'amicizia. E pure la sua confusa relazione con Verna fanno avanzare dubbi suoi suoi gusti sessuali, che non devono essere per niente chiari nemmeno a lui.

La già abbastanza complicata situazione è fatta detonare da Johnny Caspar (Jon Polito), piccolo delinquente italo-americano emergente, che si ritiene danneggiato da Bernie, e perciò lo vuole eliminare. Per Tom non sarebbe un problema, Leo, invece, preferisce ascoltare il cuore, che gli dice che Verna non sarebbe per niente contenta.

Ulteriore complicazione, il consigliere di Caspar, Eddie il danese (J.E. Freeman), è gay e sta con Mink (Steve Buscemi), il quale è molto amico anche di Bernie.

Roba da perderci la testa. E in effetti, in un modo o nell'altro, buona parte dei succitati finirà per perderla.

I Coen hanno cercato di trattare la materia senza dar troppo spazio alla loro naturale propensione per l'umorismo nero e per l'improbabile, che pure emergono di tanto in tanto.

Vedasi in particolare la scena (da antologia) in cui una squadra di Caspar tenta di eliminare Leo. Il boss irlandese è a letto a casa sua, e si sta sentendo Danny boy (tanto per rivoltolarsi negli stereotipi) al grammofono. In un battibaleno la scena cambia, casa in fiamme, mitragliatrici che crepitano come se avessero una dotazione illimitata di proiettili. Morte, fiamme, distruzione, da cui emerge un illeso Leo, che si rimette il sigaro in bocca e si gode il finale della canzone (che a questo punto dobbiamo dedurre sia nella sua mente e non su disco).

Oppure la scena in cui Leo butta fuori dal suo quartier generale Tom a pugni in faccia. Tom non reagisce, incassa il pugno, si rialza, ne prende un altro, rotola per le scale, si rialza ... finché finisce per scontrarsi con un donnone agghindato (siamo finiti nel bar illegale di Leo) che non apprezza, e si mette ad urlare e a prenderlo a borsettate.

Ruoli minimi per Frances McDormand, segretaria del sindaco, e Sam Raimi, poliziotto in borghese che pensa di essere molto figo ma finisce molto male.

I miserabili

Credo che la storia la sappiano anche i sassi. Anche chi non abbia mai letto l'originale Victor Hugo (Les misérables) avrà visto una delle innumerevoli riduzioni televisive o cinematografiche.

Questa versione dura un paio d'ore, e ci si può ben immaginare di come lo sceneggiatore (Rafael Yglesias) si sia dovuto lambiccare per semplificare la magmatica vicenda senza correre il rischio di renderla incomprensibile. Al contrario di quanto spesso accade (vedasi il Dune di David Lynch, ad esempio), il risultato mi pare accettabile, anche se lo si è ottenuto a patto di stravolgere alcuni fatti e focalizzarsi sul contrasto tra i due protagonisti.

Abbiamo dunque un ex-galeotto, Jean Valjean (Liam Neeson), che viene redento dall'incontro con un vescovo caritatevole (Peter Vaughan, di cui non c'è purtroppo tempo per narrare l'interessante storia). Costui incontrerà una ragazza-madre, Fantine (Uma Thurman), ormai ridotta agli ultimi, in quanto costretta dalla sua condizione a una vita di stenti e a prostituirsi. Platonicamente innamoratosene, non potrà far molto più che assisterla nei suoi ultimi giorni e prometterle di badare alla di lei figlioletta Cosette. Anni dopo Cosette è grandicella (Claire Danes) e si piglia una cotta ricambiata per Marius, un ragazzotto (Hans Matheson) di simpatie repubblicane (siamo nel periodo della restaurazione). Cosette si trova a decidere tra lui e il padre adottivo, che a sua volta deve trovare la forza per lasciare che la piccola lasci il nido.

Tutto questo sarebbe già tanto, ma il vero rapporto conflittuale del film è tra Valjean e Javert (Geoffrey Rush). I due si conoscono il galera, quando il primo è ai lavori forzati e l'altro è un secondino. Poi Javert viene nominato ispettore proprio nel paese dove Valjean s'è rifatto una vita, crede di riconoscerlo e cerca di smascherarlo. Valjean fugge a Parigi, ma Javert lo segue, trasferito nella capitale per i suoi meriti, e continua ad essere ossessionato dal galeotto, fino alla risoluzione della loro partita nel finale.

Il motivo di tanto accanimento è che il povero Javert ha avuto padre e madre miserabili, che lo devono aver trattato molto male, e dunque pensa che sia suo dovere punire rigorosamente tutti i miserabili che incontra. Valjean ha anch'egli avuto un passato tremendo, ma ha avuto la forza di cambiare. Da un lato Jarvet deve trovarlo insopportabile perché gli rovina il suo bello schema (non c'è cambiamento, ognuno è legato al proprio ruolo) e perché gli mostra, con l'esempio, una via alternativa che lui non ha saputo percorrere.

La regia di Bille August non mi è parsa adeguata. Bello l'attacco iniziale, ma poi m'è sembrata più che altro rassegnata a seguire lo svolgimento, senza metterci molto di suo. La parte finale, con le barricate parigine, mi pare abbia un aria di ricostruzione in studio che la rende poco coinvolgente.

Non male il cast (anche se l'edizione televisiva del 2000, con Gérard Depardieu, John Malkovich e altri promette sfracelli), in particolare Valjean-Neeson. Javert-Rush avrebbe forse avuto bisogno di maggior spazio, per chiarirne la psicologia. Credibile Fantine-Thurman, peccato per la figlia Cosette-Danes che sembra una adolescente contemporanea (e capricciosa) e spasimante Marius-Matheson poco incisivo. Particina minuscola ma ben caratterizzata (è l'usciere del tribunale) per Toby Jones.

Doctor Who - Stagione 2 / 2

Il dottore di questa stagione, David Tennant, è scozzese. E l'ambientazione del primo episodio di questo blocco è proprio in Scozia, così che il Dottore può sfoggiare al meglio le sue qualità linguistiche. Anzi, finirà per dimenticare di usare il suo accento, mettendosi nei pasticci.

Tooth and claw - L'impero del lupo

Il TARDIS porta i due viaggiatori ad incontrare niente meno che la regina Vittoria (Pauline Collins), in un momento di grande pericolo. Infatti un alieno, il cui modus operandi è quello di un lupo mannaro, ha escogitato il piano diabolico di trasferirsi in lei, per diventare imperatore del mondo. La vicenda si svolge in nella magione nobiliare dei Torchwood (anagramma di ... ?), e nella appena tentata invasione di Natale da parte dei Sycorax, abbiamo visto che una misteriosa unità inglese denominata proprio Torchwood ha capacità belliche superiori alla nostra tecnologia corrente. Questo episodio spiega l'inghippo.

C'è anche un'ulteriore accenno al legame tra lupo e Rose, vedi in particolare il doppio episodio finale della stagione precedente per maggiori dettagli.

Comicamente, Rose scommette col Dottore di riuscire a far dire alla regina "We are not amused", una delle citazioni più note della tipetta in questione, simbolo dell'understatement inglese.

School reunion - Una vecchia amica

Tornati al tempo "reale", Rose e il Dottore vengono reclutati dal di lei fidanzato per indagare su di una scuola in sembrano accadere fatti strani. Che si spiegano col fatto che una banda di Krillitane (alieni che amano ricombinare il proprio DNA con le specie che sottomettono) ne ha preso possesso. Ad indagare su questo mistero c'è anche una "giornalista" che si presenta come Sarah Jane Smith (Elisabeth Sladen), una precedente accompagnatrice del Dottore, molte incarnazioni indietro. Sarah Jane (e la Sladen) è una pietra miliare della saga, ed è stata a sua volta protagonista di spin-off centrati sulle sue avventure, sino alla sua morte (dell'attrice, purtroppo) nel 2011.

Si scopre qui un punto debole del Dottore. Essendo condannato ad una eterna immutabilità, non riesce ad accettare un legame profondo. E piuttosto di correre il rischio di essere lasciato preferisce essere lui a lasciare.

E vediamo pure un punto debole di Rose. Abbiamo già visto come sia molto farfallina, qui scopriamo come sia anche gelosa del Dottore. Non solo nei confronti delle altre donne, ma anche (e forse soprattutto) dei possibili compagni di avventura.

The girl in the fireplace - Finestre nel tempo

Dottore, Rose, e fidanzato fanno un salto nel futuro, 5100 circa, e finiscono in una strana astronave, connessa con Versailles ai tempi del Re Sole. Per motivi bizzarri, che il Dottore non capisce (ma noi sì, all'ultima inquadratura) l'inquietante ciber-equipaggio sta tenendo sotto osservazione Madame De Pompadour (Sophia Myles) con lo scopo di tagliarle la testa (!) al momento giusto. La madamina si innamora del dottore, e viceversa. Ma scopriamo che nemmeno un Signore del Tempo può controllare a suo piacimento gli accadimenti.

Scopriamo anche che il buon dottore ha avuto un infanzia molto triste e solitaria.

Terzetto di puntate veramente notevole, nonostante qualche debolezza nell'episodio di mezzo.

Dune

Pare che esistano quattro versioni di questo film. Quella da 137 minuti, l'extended cut da 177, la special edition da 190, e la maratonica extendend edition da 314 minuti. Io ho visto l'extended, ma non credo che la quarantina di minuti aggiuntivi rispetto alla versione originalmente rilasciata per il cinema abbiano aggiunto molto. Anzi, semmai il contrario. E credo che questo debba essere stato anche il pensiero di David Lynch, regista e sceneggiatore, che ha voluto togliere il suo nome dai titoli, a vantaggio dallo pseudonimo Alan Smithee.

Ne sconsiglierei la visione a chi non avesse prima letto il romanzo originale di Frank Herbert. Si rischia di non capire molto dell'azione. La parte migliore direi che è rappresentata dagli spaventosi vermoni realizzati da Carlo Rambaldi.

Curioso il composito cast che include, tra gli altri, Francesca Annis come Lady Jessica, José Ferrer imperatore galattico, Silvana Mangano reverenda madre Bene Gesserit, Max von Sydow notabile Fremen, e pure Sting, letale nipote del barone Harkonnen.

Anche la colonna sonora è poco omogenea, fondendo elementi classici con parti pop-rock scritte ed eseguite dai Toto. Alla scrittura della partitura hanno partecipato i fratelli Roger e Brian Eno.

Dark shadows

É uno di quei film che prendono spunto da una serie televisiva, animati in genere dalla speranza della produzione di farne una ancor più succulenta (economicamente parlando) serie cinematografica.

A questo proposito è interessante notare che al centro della scrittura della storia c'è Seth Grahame-Smith, che ha un decennio di esperienza in produzione e scrittura di serie televisive, e che ha scritto anche La leggenda del cacciatore di vampiri, e che sta lavorando come produttore a It (dal romanzo di Stephen King), al seguito di Beetlejuice (di cui ha scritto la sceneggiatura) e di Gremlin.

Da tutto ciò consegue un notevole budget e un cast impressionante. A connotare artisticamente il risultato ci pensano la regia (Tim Burton) e il protagonista (Johnny Depp). Se piace la coppia, piace il film. Altrimenti, conviene lasciare perdere. Siamo dalle parti della dark-comedy con sprazzi gotici, ma tenuti sotto controllo, in modo da ottenere la certificazione senza limiti di età per il cinema.

Nel '700, Barnabas Collins (Depp) molla Angelique Bouchard (Eva Green) per Josette DuPres (Bella Heathcote). Angelique si arrabbia diabolicamente, al punto da dedicarsi alla stregoneria, trasformare il suo amato in un vampiro e ucciderne i genitori e l'amata. Inoltre, gli scatena i villici contro e fa in modo che venga rinchiuso in una bara e sepolto in profondità.

Due secoli dopo, Barnabas riemerge, piombando in un era (gli anni settanta) che gli appare incomprensibile. Scopre inoltre che i Collins, due secoli prima ricchissimi, sono sull'orlo del tracollo, in quanto Angelique (divenuta anch'ella immortale e immutabile) ritiene che la sua vendetta comprenda il tartassare indefinitamente la famiglia del suo ex.

Riprende dunque la relazione amore/odio tra i due ex-amanti, con la complicazione che la amata del vampiro si è misteriosamente reincarnata in una identica ragazzetta.

Dal resto del cast spiccano Michelle Pfeiffer, a capo di Casa Collins, Chloë Grace Moretz, sua figlia, e Helena Bonham Carter, psichiatra di famiglia. Particine per Christopher Lee (vecchio lupo di mare) e Alice Cooper (sé stesso).

La storia è disegnata per far rabbrividire e ridere, e direi che funziona abbastanza bene. A ben vedere, ci sarebbe pure una sorta di messaggio, a cui non darei però troppo peso. A muovere la vicenda sono due fattori, il senso della famiglia e l'amore. I Collins hanno successo quando stanno uniti, e chi sgarra va eliminato (un po' come ne Il padrino di Coppola, mi verrebbe da dire). Angelique interpreta perfettamente questa dinamica e non limita il suo astio al suo amato, ma colpisce (per secoli!) la sua intera famiglia. L'amore è dunque capace di creare un odio inestinguibile, ma pure di far ritornare in vita i morti (nel personaggio di Josette).

Colonna sonora molto anni settanta, tra l'altro usata in modo molto divertente, le musiche originali sono (ovviamente) di Danny Elfman.

Doctor Who - Stagione 2 / 1

Cambio di Dottore, Christopher Eccleston ci ha abbandonato, e ci tocca ripartire da capo con David Tennant. Il resto del cast è immutato, con Rosie (Billie Piper) che continua a viaggiare nel tempo come passeggera a titolo gratuito del TARDIS.

L'invasione di Natale - The Christmas invasion

In realtà non è il primo episodio della seconda stagione, ma lo Speciale Natalizio che occupa l'interregno invernale.

E' Natale, e il Dottore dorme a più non posso, stremato dalla fatica della reincarnazione. Proprio in questo frangente i Sycorax, bellicoso popolo spaziale, si appresta ad invadere la Terra. Per esigenze produttive, invece di puntare sugli USA arrivano a Londra, dove il primo ministro è la signora che ben si era comportata come unica parlamentare disponibile nel momento del bisogno, quando si era dovuto fronteggiare l'emergenza della quasi terza guerra mondiale. Qui invece riuscirà a fare arrabbiare il buon Dottore.

La carica emotiva del cambio di sembianze del Dottore è elevata, e in questa prima puntata non è solo Rosie ad essere perplessa. In questo episodio il Dottore sembra quasi diventare una sorta di Batman, chiamato per contrastare una minaccia, ma lo sviluppo è decisamente diverso.

C'è inoltre una esplicita citazione della guida galattica per gli autostoppisti, con il Dottore che riprende le forze grazie ad una tazza di buon tè, e che affronta il capo dei Sycorax in singolar tenzone in pigiama, alla Arthur Dent, come lui stesso ammette.

La vendetta di Cassandra - New Earth

Primo vero episodio della seconda serie, saltiamo nel futuro, anno cinque miliardi e poco più. La Terra è esplosa, come avevamo visto nell'episodio della letterale fine del mondo, ma gli umani, per quanto mutati, esistono ancora e si sono trasferiti su Nuova Terra. I nostri vanno a New New York (anche se in realtà sarebbe New New New New New ... York) in quanto il Dottore ha ricevuto una convocazione dalla Faccia di Boe, che non se la passa benissimo. Nel contempo incontrano pure Cassandra, anche lei incontrata in quell'episodio, che si vuole vendicare di come è stata, a suo parere, maltrattata.

Cassandra possederà (in senso paranormale) sia Rosie sia il Dottore, prima di decidere, con un repentino cambio di opinione, che forse è giusto accettare quando il proprio tempo finisce.

In parallelo si svolge una vicenda quasi-zombie, anche questa affrontata, come spesso avviene in questa serie, in modo piuttosto anticonvenzionale.

Doctor Who - Stagione 1 / 4

Finale col botto (non solo metaforico) per la prima stagione della nuova vita del Dottore. Continua la partecipazione del capitano Jack Harkness (John Barrowman) che segue i due viaggiatori nel tempo fino al termine della loro avventura. Sappiamo già che il nono dottore (Christopher Eccleston) dovrà cedere il passo alla sua decima incarnazione (David Tennant), ci resta da scoprire come e perché.

Boom town - Città esplosiva

Tornati a Cardiff nel tempo corrente, Rose (Billie Piper) ne approfitta per attirare con uno stratagemma il suo fidanzato londinese, per cercare di mantenere un legame (anche) con lui. Ma il dottore si accorge che gli Slitheen non sono stati completamente distrutti nella terza guerra mondiale. Una di loro vuole distruggere Cardiff (e, incidentalmente, tutto il mondo) in modo da trovarsi una via di uscita dalla Terra. Una Slitheen non ha chance contro il Dottore ma, una volta catturata, è lecito punirla in modo disumano? Il TARDIS troverà una via di uscita al dilemma. A proposito del quale, in questo episodio scopriamo come mai ha le sembianze di una cabina della polizia inglese di mezzo secolo fa, spiegazione che implica la sua imperfezione, e conferma il bizzarro senso dell'umorismo del Dottore.

Bad wolf / The parting of the ways - Padroni dell'universo

Doppio episodio finale. Dottore, Rose, e Capitano vengono attirati sul satellite televisivo già visitato in The long game. Dal primo passaggio sono passati cento anni (siamo dunque nell'anno di grazia 200100), ma la situazione è cambiata in peggio. Se prima gli umani erano bombardati da notizie aggiustate, ora a dominare incontrastati sono i reality. Rose finisce in una versione del Weakest link (crudele programma quiz molto noto nel mondo, e in particolare in UK, in Italia invece ha avuto una vita molto breve come Anello debole) dove i concorrenti sconfitti vengono polverizzati dal conduttore - anndroide (gioco di parole sulla affilata conduttrice originale, Anne Robinson). Il capitano finisce in una di quelle trasmissioni in cui si rifà il look del partecipante, qui la variante è che non ci si ferma davanti a niente, e infatti gli vogliono segare via la testa, per vedere che effetto fa. Il Dottore finisce in una edizione del Grande Fratello, dove chi viene buttato fuori dalla casa non torna alla vita di tutti i giorni.

Ma chi è dietro a questa assurda variante della televisione di intrattenimento? Niente meno che i Dalek! Questa volta il Dottore non perde il suo sangue freddo ma, messo alle strette, tra diventare uno sterminatore come i suoi arci-nemici o arrendersi, sembra non avere grandi prospettive. Una serie di colpi di scena permettono di arrivare ad una specie di lieto fine.

Nel corso della vicenda, la sceneggiatura (del solito Russell T. Davies) offre una spiegazione all'inspiegabile ovvero, perché mai non usare il TARDIS per tornare una settimana indietro e fregare i Dalek? Semplice, dice il Dottore, perché ... non si può (!). Il TARDIS creerebbe infatti con il suo apparire una nuova linea temporale che, come direbbe il conte Mascetti, è antani, proprio come se fosse antani.