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La kryptonite nella borsa

A naso, direi che si tratta della rielaborazione in chiave fantastica dell'infanzia di Ivan Cotroneo, che prima l'ha messa in forma di romanzo, poi l'ha fatta diventare il suo primo film. Il punto di vista prevalente che seguiamo è quello di Peppino, bambino napoletano che vive negli anni settanta in una famiglia mediamente folle, considerato da tutti affetto da bruttezza congenita, colpito pure dalla maledizione di una precoce miopia che lo obbliga a portare occhiali, il che lo rende ancor più diverso agli occhi della famiglia e dei compagni di scuola.

I suoi genitori, Rosaria (Valeria Golino) e Antonio (Luca Zingaretti), filano d'amore e d'accordo, fino a quando lei, grazie anche a lettere anonime, scopre che lui la tradisce. Chissà perché, poi. Rosaria, che ha impostato tutta la sua vita in funzione del ruolo di moglie, entra in crisi, una depressione che la rende incapace di fare alcunché. Nel contempo, Peppino perde anche il suo unico amico, il cugino Gennaro, che si crede Superman e quindi teme più la kryptonite di un autobus che gli risulta fatale.

L'esistenza già complicata di Peppino diventa ancor più caotica. Su consiglio dello zio studioso (*) viene assegnato principalmente alla custodia dei suoi due zii alternativi, Titina (Cristiana Capotondi) e Salvatore (Libero De Rienzo), che lo introducono decisamente in anticipo sui tempi a sessioni femministe, liberazioni sessuali, esperienze psichedeliche e quant'altro.

Un approccio molto informale alla psicanalisi (**) da parte del dottor Matarrese (Fabrizio Gifuni) opererà il miracolo, e sembra che il matrimonio dei genitori di Peppino si possa salvare. Il bimbo, invece, viene salvato dalla propria fantasia, che gli fa mantenere un contatto con Gennaro-Superman, in forma di anomalo angelo custode che gli fornisce alcuni suggerimenti che gli permetteranno di non uscire completamente di testa, come sarebbe lecito attendersi data la situazione familiare.

(*) Che si rivelerà avere tanta buona volontà ma bassissime capacità intellettive.
(**) Roba da radiazione dall'albo.

Torchwood: Miracle day Finale

Seconda fase dello spiegone. Nella precedente coppia di puntate ci hanno fatto capire che il giorno del miracolo aveva avuto una incubazione di decenni, nata dalla scoperta dell'immortalità di Jack Harkness (John Barrowman) da parte di tre loschi figuri. Costoro hanno immaginato che all'origine del (questionabile) dono del Capitano ci fosse il suo stesso sangue - nonostante che a Jack tutto ciò sembri impossibile. Si sono impossessati di una certa quantità del prezioso liquido e si sono chiesti come utilizzarlo.

In loro aiuto viene una bizzarra struttura geografica senziente che attraversa il mondo ed è (chissà come) in relazione con l'umanità. Buttando sangue harkenssiano agli estremi della Benedizione (così viene chiamato questo personaggio) si ottiene l'effetto che abbiamo visto all'inizio di stagione. Perché mai, e come abbiano fatto quei geni de "le famiglie" (così si fa chiamare questa organizzazione quasi-mafiosa) ad immaginarselo è un particolare che non mi riesco a spiegare.

Però abbiamo un'idea di come Torchwood possa tentare di ostacolare il diabolico piano.

9) The gathering - Il raduno

Dalla puntata precedente a questa passano un paio di mesi. Avevamo lasciato Jack più morto che vivo, ora è convalescente, tutto sommato in buona forma. Lui ed Esther (Alexa Havins) sono in Scozia, in attesa di tempi migliori. Gwen (Eve Myles) sta a Cardiff con la famiglia, quando si trova davanti Oswald (Bill Pullman) che nel frattempo ha scoperto qualcosa di interessante sui suoi ex datori di lavoro. Mettendo assieme vari pezzi del puzzle, Torchwood e accoliti capiscono che devono andare a Buenos Aires e a Shanghai per chiudere la partita. Rex (Mekhi Phifer) fa la sua parte per conto della CIA.

10) The blood line - La fine del miracolo

Gran spargimento di sangue, in vari sensi, ma alla fine Torchwood ha la meglio su Le famiglie. Almeno per il momento. Come bonus Rex sembra aver assorbito almeno parte del dono proprio di Jack.

Torchwood: Miracle day (7 e 8)

I nodi della stagione vengono al pettine, nella veste di una puntata-spiegone che introduce una serie di nuovi personaggi che ci sono stati tenuti nascosti per la precedente mezza dozzina di episodi, e nella successiva che introduce un elemento di tecnologia aliena che, novello deus ex machina, ha lo scopo di risolvere i problemi di sceneggiatura altrimenti non risolvibili.

7) Immortal sins - Peccati immortali

Le mie perplessità iniziali sul bavaglio messo alla sessualità dei personaggi, ed in particolare a quella vulcanica del Capitano Jack Harkness (John Barrowman) trovano qui una decisa confutazione. Neanche l'episodio 3 scherzava niente, ma qui c'è di che oltraggiare ogni spettatore sessuofobo, in particolare nella versione omofoba. Del resto anch'io, che non cado nelle succitate categorie, ho trovato eccessivo lo spazio dedicato ai ruzzolamenti del Capitano.

Con un gigantesco salto indietro si accenna ad una missione Torchwood tenuta nel 1927 dal Capitano, che arriva a New York passando da Roma (chissà perché) via nave, sbarca ad Ellis Island e si fa tutta la trafila di ammissione assieme ad una schiera di italiani. Tra questi spicca Angelo Colasanto (Daniele Favilli) nu bellu guaglione uso all'italica arte di arrangiarsi che incongruamente parla un ottimo inglese (che gli sarebbe stato insegnato da un docente illuminato). I due fanno comunella, diventano amanti, e finiscono per lavorare assieme al caso torchwoodiano. Il povero Angelo, però, già in difficoltà nell'accettare una relazione omosessuale a lungo termine (in qualche modo si era trovato una giustificazione a quelle estemporanee) perde il lume della ragione quando scopre che Jack ha la capacità di tornare in vita.

Se ne pente, ma ormai Jack è finito nelle mani di una piccola folla di italoamericani che non sanno bene se accusare Jack di essere il demonio o un bizzarro miracolo divino. Nel dubbio lo ammazzano ripetutamente e raccolgono il suo sangue sperando che abbia effetti taumaturgici.

Tre oscuri personaggi sono interessati alla vicenda, e sembra che pensino ad un modo per usare la particolarità di Jack ai loro fini.

Angelo aiuta Jack a scappare, Jack abbandona Angelo e pare si sia disinteressato dell'intera faccenda. Fino al momento corrente.

Nel presente dell'azione, una ricattata Gwen (Eve Myles) rapisce Jack e lo porta ad un incontro con una misteriosa tizia, Olivia (Nana Visitor). I due membri americani di Torchwood, Rex (Mekhi Phifer) ed Esther (Alexa Havins) scoprono l'inghippo e rovesciano il tavolo. Olivia che poi è la nipote di Angelo, invita tutti quanti ad andare comunque con lei da suo nonno.

Mi pare che Olivia si sia mossa in modo insensato. Sapeva già che Jack avrebbe accettato di andare spontaneamente da suo nonno, bastava invitarlo direttamente. E non è l'unica debolezza della sceneggiatura in questa confusa parte.

8) End of the road - Amore eterno

Angelo è vecchissimo e in coma. In pratica tenuto in vita dal desiderio di incontrare nuovamente Jack, che aveva continuato ad amare per tutta la sua vita, seguendolo a distanza, senza avere mai il coraggio di contattarlo. Jack gli dà un bacio e lui, inspiegabilmente muore. Nel frattempo nella casa di Angelo è piombata anche la CIA, e Torchwood viene reclutata a forza per spiegare l'impiccio. Gwen non ci sta, e viene rispedita in Europa. Jack sta al gioco dei suoi compatrioti, ma solo per aver modo di studiare un bizzarro manufatto alieno che era occultato sotto il letto di Angelo. Poi macchina con Rex ed Esther per scappare, la fuga riesce ma Jack viene ferito ed Esther, che guida l'auto, non sa più che pesci pigliare.

Torchwood: Miracle day (5 e 6)

Una delle caratteristiche delle precedenti stagioni di Torchwood è l'umorismo autoironico che lo permea, ereditato dalla serie originaria, Doctor Who. Nella quarta ha meno spazio. Solo alla quinta puntata mi sono finalmente fatto una bella risata, in una scena in cui il Capitano (John Barrowman) approfitta di un piano per infiltrarsi in una struttura governativa per costringere Rex (Mekhi Phifer) a tenergli il gioco mentre gioca a fare il gayissimo preoccupato per la salute del suo amato compagno (lo stesso Rex). Noto anche che questa stagione è più maschilista delle precedenti. Lo si vede già dal fatto che Gwen (Eve Myles) è lasciata in secondo piano, con Jack e Rex ad occupare i ruoli principali. Gli altri personaggi femminili, Esther (Alexa Havins) e la dottoressa Vera Juarez (Arlene Tur), sono più caratterizzati dai loro errori che dalle loro capacità. Sarà forse un tentativo di puntare alla platea classica dei racconti di azione in ambiente fantascientifico, che è tipicamente maschile.

5) The categories of life - Infiltrata

La vacanza della morte sta mettendo in ginocchio il sistema sanitario mondiale. La risposta planetaria è di creare una classificazione della vita, che viene divisa in categorie. Ad occhio distratto potrebbe anche sembrare una buona idea, ma questo vuol dire che è un burocrate a decidere chi debba essere considerato morto. I non-sani vengono convogliati in campi in cui non si capisce bene cosa succeda. Torchwood decide l'infiltrazione per scoprirne di più. Rex, Vera ed Esther entrano in un campo americano, Gwen torna a Cardiff, seguendo il padre che è stato pure lui internato. Scoprono tutti più o meno la stessa cosa. Si tratta di veri e propri campi di sterminio, gestiti da incompetenti e da personale che ritiene di fare il proprio dovere e non vuole sapere niente di più di quello che viene detto loro.
Il campo americano è gestito da un imbecille (Marc Vann) che non ha idea della mostruosità che sta commettendo, e capisce solo che gli è stato dato un posto di responsabilità che non vuole perdere, nonostante la sua evidente incapacità. Si sa che non è una buona idea provocare un idiota, ma Vera non dà retta a questa perla di saggezza, ne consegue una catastrofe.
Nel contempo, il Capitano cerca di usare quello che pensa di aver capito su Oswald (Bill Pullman) per convincerlo a lasciare la PhiCorp. Ma siamo sicuri che Jack sia un fine psicologo?

6) The middle men - Intermediari

Il titolo inglese funziona meglio, in quanto più ambiguo. Non si parla solo di intermediari in questo episodio ma anche, e forse soprattutto, di mediocrità. Vediamo infatti che il piano mostruoso che ha scatenato il Miracolo procede grazie alla mediocrità di tante, troppe persone che sono ben felici di parcheggiare il proprio cervello e lasciare che siano altri a prendere le decisioni.

Vediamo un pezzo grosso di PhiCorp (Ernie Hudson) che non riesce a capire cosa stia facendo la sua azienda, ma non se ne preoccupa poi più di tanto.
Il capo del campo dove sono entrati Rex, Vera ed Esther cade in una spirale negativa che sembra inarrestabile.
Gwen incontra svariati personaggi che ripetono il mantra "non è affar mio", riesce nonostante tutto a salvare il padre, ma si trova esposta ad un attacco da parte di chi sta dietro a tutto l'inghippo, e le viene chiesto di fare la talpa in Torchwood.

Torchwood: Miracle day (3 e 4)

Continuo ad avere le mie perplessità sulla quarta stagione di Torchwood. Nel terzo episodio, che pure ha una curiosa doppia scena di sesso mostrata in montaggio (nel senso tecnico del termine) alternato, mi sono anche annoiato in più di un punto. Anche se, tutto sommato, la serie mostra di avere una sua personalità, anche se non è quella che avrei voluto, e, a parte i momenti di stanca, si lascia guardare.

3) Dead of night - Nel cuore della notte

In due transfughi dalla CIA, il non-morto Rex (Mekhi Phifer) ed Esther (Alexa Havins), diventano informalmente parte di Torchwood, accettando più o meno volentieri che il Capitano Jack Harkness (John Barrowman) prenda le decisioni.

Assume peso il personaggio di Oswald (Bill Pullman), che finisce per diventare una specie di santone che diffonde al popolo il verbo della PhiCorp, il gigante farmaceutico che sembra sia dietro al misterioso miracolo che ha messo in scacco la morte. Jack lo affronta, e crede di capire che la pedofilia omicida di Oswald fosse solo un paravento per nascondere il suo desiderio di morte.

4) Escape to L.A. - Fuga a Los Angeles

Il primo covo di Torchwood in America viene bruciato, e i nostri attraversano il continente per creare una nuova base a Los Angeles, seguendo una pista che li porta ad un centro elaborazione dati della PhiCorp.

Esther continua a comportarsi da incapace e, per sincerarsi di come stiano le sue nipoti (in balia della sorella che sembra non ci stia con la testa), si fa scoprire da un tale al soldo di chi vuole distruggere Torchwood. Costui mostrerà di essere uno psicopatico affetto dalla pericolosa consuetudine di fare spiegoni mortali. Al punto che, se non intervenisse Rex, ci avrebbe tolto il dubbio su chi abbia ordinato tutta questa faccenda.

Oswald ha una temibile avversaria nel suo indottrinamento delle masse, una politica simpatizzante del Tea Party, quella corrente becero-tradizionalista della destra repubblicana che realmente esiste e fa danni nel sistema politico americano. Fortunatamente gli sponsor di Oswald decidono di tenersi lui come propagandatore delle loro idee, e non vanno certo per il sottile per togliere di mezzo la competizione.

Torchwood: Miracle day (1 e 2)

L'eccellente stagione precedente di Torchwood, I figli della Terra, si è rivelata catastrofica per l'Istituto. Ridotta in briciole la sede, messi fuori combattimento gli ultimi due superstiti, il Capitano Jack Harkness (John Barrowman) per una serie di giganteschi sensi di colpa, Gwen (Eve Myles) che, incinta, ha il suo daffare a rendersi invisibile ai numerosi nemici che il team s'è fatto nel tempo.

Un paio d'anni dopo, ci pensano gli americani a richiamare in azione quel che resta della squadra per una quarta stagione. Sia nella storia che nella produzione, nel senso che Starz, network americano, ci ha messo soldi in cambio dell'adattamento della sceneggiatura e del cast ai gusti del suo pubblico.

Le prime due puntate non mi hanno entusiasmato. Si è sacrificata buona parte della specificità europea (OK, inglese. Anzi, gallese), appiattendo il look and feel al mainstream americano. Si è sacrificata anche la sessualità sbarazzina, e a volte anche imbarazzante, che probabilmente è stata considerata eccessiva per quei bacchettoni degli spettatori d'oltreoceano, rimpiazzandola con una maggiore violenza con sparatorie e ammazzamenti più truculenti. A farne le spese è in particolare il personaggio di Gwen, che a tratti diventa una specie di Lara Croft.

1) The new world - Il nuovo mondo

Negli USA, Oswald (Bill Pullman), assassino pedofilo, subisce una pena di morte via iniezione letale, però non muore. Rex (Mekhi Phifer), agente CIA, sta parlando al telefono di Torchwood con Esther (Alexa Havins), una collega, quando viene coinvolto in un mortale incidente stradale, però non muore. E così via. Una bizzarra epidemia al contrario ha colpito la Terra, e nessuno muore più.

Inizialmente sembra una benedizione, ma rapidamente si capisce che è una dannazione che non si sa bene come gestire.

Nel marasma appare il Capitano, che tenta di nascondere le tracce di Torchwood che una forza sconosciuta sta invece cercando di fare emergere.

D'altro canto, il mezzo morto Rex decide che Torchwood è la chiave per risolvere il mistero della sconfitta della morte, e vola in Galles alla ricerca di Gwen. Due piccioni con una fava, trova anche il Capitano e, in barba a ogni legge, li arresta per un espatrio forzato negli USA.

2) Rendition - Esecuzione

In realtà il titolo originale, rendition, è proprio il termine specifico creato dagli americani per indicare quella procedura (il)legale che consiste nell'acchiappare qualcuno fuori dai loro confini, trasportarlo forzatamente in un loro territorio dove hanno la possibilità di effettuare un arresto vero e proprio.

Motivo del titolo è che la trama principale dell'episodio segue il viaggio di Jack e Gwen, scortati da Rex e Lyn (Dichen Lachman), una sua letale collega, dal Galles negli USA. Jack, diventato misteriosamente l'unico mortale sul pianeta Terra, rischia, per l'appunto, di morire avvelenato, e solo una complicata (e abbastanza buffa) ricerca per un antidoto lo può salvare.

In parallelo, seguiamo anche le vicenda di personaggi minori, tra cui Oswald, che teoricamente è una persona molto brutta ma che, confrontato con il sistema mediatico americano, finisce per essere rivalutato, e Esther, che capisce che i suoi stessi colleghi stanno lavorando per far sparire definitivamente Torchwood e tutti quelli che hanno qualcosa a che fare con l'Istituto, lei compresa.

Starbuck - 533 figli e... non saperlo!

David (Patrick Huard), un quarantenne che non vuole accettare di non essere più un ragazzino, è ad un passaggio teso della sua vita. Lavora nella macelleria di famiglia con rendimento scarsissimo, ha un ingente debito che non sa come ripianare con tipacci poco malleabili, una fidanzata (Julie LeBreton) trascurata che scopre di essere incinta e decide che è meglio gestirsi la gravidanza da sola piuttosto che con un tipo così poco affidabile.

Come se tutto questo non bastasse, scopre pure che le numerose donazioni di sperma che aveva fatto venti anni prima per raggranellare qualche soldo gli hanno fruttato la numerosa progenie citata nel titolo italiano (Starbuck è il nome che l'istituto gli aveva dato per garantire la sua anonimità, ed è un riferimento ad un toro da monta canadese).

Fino ad un attimo prima aveva paura ad affrontare la nascita di quello che pensava fosse il suo primo figlio, ora si trova in mano le schede dei cento e più ventenni che fanno causa all'istituto per sapere chi sia il loro padre biologico.

La curiosità prevale e David contatta anonimamente alcuni suoi figli, scoprendo che, nonostante quello che lui avrebbe mai pensato, aveva dentro di sé la capacità di essere un buon padre.

Inizialmente gli sceneggiatori (Ken Scott e Martin Petit, il primo anche regista) avevano pensato che il loro David fosse padre di un centinaio di bambini, e già temevano che risultasse eccessivo. Poi invece hanno scoperto che casi simili sono relativamente comuni e che c'era anche un donatore inglese che superava quota cinquecento. Questo li ha spinti a modificare i numeri verso l'alto.

Nonostante il tema piuttosto rischioso, lo sviluppo della trama evita grossolanità mantenendo un umorismo leggero senza cadere nemmeno in facili sentimentalismi. Qualche lentezza, qualche scena poco riuscita, ma tutto sommato una commedia che scorre via bene.

Il buon successo in patria (che sarebbe poi il Canada) ha portato alla generazione di remake in Francia, India (mi chiedo come sia questa versione made in Bollywood), e naturalmente negli USA.

Un poliziotto da happy hour

Grazie anche ad un titolo italiano tra i più improbabili (in originale era The guard), dalle nostre parti è passato praticamente inosservato. Vero è che ha le sue spigolosità, e non difficile trovarsi spiazzati dalla sua impostazione in bilico tra commedia e dramma. Però avrebbe meritato una accoglienza migliore.

E' il primo lungometraggio scritto e diretto da John Michael McDonagh (fratello del più famoso Martin, che qui fa il produttore esecutivo), un decennio dopo l'esperienza di Ned Kelly (che viene tra l'altro citato di sfuggita) dove aveva adattato per lo schermo la biografia di quel Robin Hood australiano-irlandese. Nonostante il budget limitato si avvale di un cast notevole, centrato su Brendan Gleeson con il supporto di Don Cheadle.

La struttura del racconto è quella classica del buddy movie poliziottesco, con la strana coppia dei due protagonisti che si vede costretta ad affrontare congiuntamente un caso, con il solito cozzo di personalità. La sfida di McDonagh è quella di trattare questa cellula iniziale in modo personale, mescolando temi diversi, non lasciando troppo tempo allo spettatore l'appiglio di uno stereotipo a cui attaccarsi.

Si narra di Gerry Boyle (Gleeson), poliziotto irlandese ormai a fine carriera, che sembra essersi reso conto di aver sprecato la sua vita e che non abbia bene idea di cosa farsene degli anni che gli sono rimasti. In attesa di avere una illuminazione, beve, consuma droghe, ogni tanto noleggia un paio di prostitute. Non ha affetti, se non la vecchia madre (Fionnula Flanagan) a cui non resta molto da vivere.

Capita però che alcuni trafficanti di droga, capitanati da un irlandese (Liam Cunningham) che ha creato un gruppetto composito che include un delinquente inglese in crisi esistenziale (Mark Strong) e uno psicopatico (David Wilmot), anzi sociopatico, come tiene a precisare, anche se non sa bene nemmeno lui quale sia la differenza, abbia pensato di usare proprio il paesino dove opera Gerry come base per scaricare un ingente partita di cocaina. Per qualche motivo, l'FBI ritiene il caso abbastanza importante da dedicare un singolo uomo (Cheadle) alla faccenda.

Alcune trame minori concorrono a rendere lo sviluppo meno rettilineo, includendo cose come un collega di Gerry che ha un matrimonio di convenienza con una donna est europea, un bambino ficcanaso sempre fra i piedi, un fotografo dilettante attratto dal macabro, paesani gaelici molto xenofobi, residuati della lotta indipendentista irlandese.

A dominare la storia è la figura di Gerry, e la battuta chiave, ripetuta due volte, è quella che (non) lo definisce. E' un imbecille, si chiede il suo collega americano, o un fottutissimo genio? Azzarderei che, un po' come tutti gli umani, anche lui è una misteriosa e male assortita combinazione di caratteristiche contrastanti.

Quell'idiota di nostro fratello

Mia seconda visione per questa commedia indipendente molto newyorkese. Questa volta l'ho apprezzata maggiormente, forse anche perché l'ho vista in compagnia di una mia sorella, il che mi ha portato a valutare con maggior attenzione le dinamiche familiari presentate e immedesimarmi maggiormente nel protagonista (ehm, sì, l'idiota del titolo).

Ned (Paul Rudd, che ho appena rivisto anche in Noi siamo infinito e di cui ho potuto apprezzare la capacità di variare i toni, là era un posato insegnante di inglese) è un sempliciotto di buon cuore. Campa coltivando verdura biodinamica e vendendola ai mercatini locali e, già che c'è, non disdegna la coltivazione di piante che non hanno una buona fama presso le forze dell'ordine, delle quali sembra essere pure un felice consumatore.

Un po' tutti si approfittano di lui, compreso un poliziotto che migliora le sue statistiche arrestandolo per spaccio. Ma Ned non se ne cura, nemmeno la galera riesce a scalfire il suo buonumore. Anche quando scopre, uscendo in anticipo per buona condotta, che la sua donna nel frattempo l'ha sostituito con un altro tizio non particolarmente brillante e si è impossessata di casa e campicello annesso (non è chiaro di chi sia la proprietà del posto, Ned dice di esserci arrivato prima, come se si trattasse di un'area abbandonata), mostra solo un leggero stupore. Più fastidio gli dà che lei si rifiuti di lasciargli il cane (Obi-Wan Kenobi per noi italiani, ma in originale era Willie Nelson), ma nemmeno questa angheria - a lei evidentemente del cane non importa niente - riesce a farlo arrabbiare.

Questa debacle lo costringe a tornare in famiglia, venendo palleggiato tra una madre che non sembra pienamente in sé e, soprattutto, tre sorelle che hanno scelto tre modi di vita molto diversi, ognuno a suo modo rappresentativo di uno spicchio della New York culturale.

Miranda (Elizabeth Banks) sta cercando di diventare una giornalista di quelle riviste più inclini al pettegolezzo che alle notizie propriamente dette, e per questo ha sacrificato la sua vita privata.

Natalie (Zooey Deschanel) è una stand-up comedian molto alternativa. Ha una consolidata relazione lesbica (Rashida Jones) e una sessualità confusa e prorompente.

Liz (Emily Mortimer), si è sposata col documentarista Dylan (Steve Coogan), ha un paio di figli, e una evidente crisi coniugale.

L'approccio alla vita di Ned male si accoppia con quello delle sorelle, la sua candida semplicità finisce per magnificare i problemi che già esistevano nelle loro vite, per farli esplodere, con conseguente ostilità delle sorelle. E qui vediamo Ned finalmente reagire, seppure a suo modo, rifiutandosi di accettare il pagamento di una cauzione, preferendo tornare in galera.

Segue lieto fine come imposto dalle leggi della commedia.

Come dicevo, non è che si possa gridare al capolavoro. Ma la storia è ben scritta e diretta da Jesse Peretz e si giova dell'interpretazione di un buon cast.

Tirannosauro

Non ci si lasci ingannare dal titolo (e magari anche dalla locandina). Questo film, primo lungometraggio scritto e diretto da Paddy Considine, non ha nulla a che fare con i dinosauri, se non una citazione a Jurassic Park. Chi si aspettasse di vedere i simpatici bestioni, magari anche solo le loro ossa, ci resterebbe molto male.

Si tratta infatti di un dramma molto inglese che ha al suo centro il personaggio di Joseph (Peter Mullan) e le sue incontrollabili crisi di violenza che lo hanno ridotto alla solitudine. Pur rendendosi conto di quanto male faccia agli altri e a sé stesso, non riesce a evitare di colpire, fisicamente o verbalmente, chi gli stia attorno, spesso anche chi si comporta con gentilezza con lui.

E' il caso anche di Hannah (Olivia Colman) che viene da lui insultata per averlo aiutato a superare una crisi d'ansia. Hannah ci starebbe pure male, se non avesse problemi ben più grossi di cui preoccuparsi, ovvero un marito (Eddie Marsan) che in pubblico sembra gentile e cortese ma che in privato la sottopone ad una sconcertante serie di maltrattamenti e abusi.

Svariati avvenimenti, in genere poco edificanti, avranno l'effetto di portare i protagonisti ad un nuovo equilibrio, che sembra tutto sommato essere migliore. Almeno per la gran parte di loro.

Interessante notare come il protagonista non riesca a liberarsi della sua pulsione alla violenza se non quando riesca a vederne gli effetti su persone a lui vicine, non essendone direttamente coinvolto. E' come se prima gli fosse mancata la capacità di capire i danni, forse perché non riusciva a valutarla in modo oggettivo. Vedasi il punto in cui ricorda quanto male si fosse comportato con la moglie (morta ormai cinque anni prima) ma continua a sostenere che c'era un senso nel suo agire così.

Lavoro rivolto a pubblico adulto che non abbia paura di affrontare situazioni anche spiacevoli. Svariati i premi che sono giustamente piovuti su Considine, Mullan e la Colman. In particolare dai festival specializzati in film indipendenti, il Sundance e il Bifa sopra tutti.

Hysteria

Ecco un caso di un film di cui sarebbe stato opportuno cambiare il titolo nella sua versione tradotta in italiano e invece, facendo uno strappo alla regola, ha mantenuto quello originale.

Già, perché, fino ad una cinquantina di anni fa, hysteria e isteria avevano lo stesso significato, ma da quando è diventata conoscenza comune ed accettata che l'isteria era un mito e non una malattia, il destino delle due parole ha subito una diversa evoluzione. Da noi è decaduta, mantenendo un raro uso per definire un comportamento bizzoso (altrui) di cui non ci spieghiamo bene il motivo. Nei paesi anglofoni, invece, ha finito per assumere un significato colloquiale completamente diverso. Dicendo che una persona (o un film, una festa, ...) è hysterical si intende che è estremamente divertente.

In inglese questo titolo ha senso perché veicola bene il fatto che si parli dell'isteria, come veniva intesa sul finire dell'ottocento, e mostri quanto umorismo involontario ci fosse in tutto ciò. Non che sia una commedia hysterical, ma si gioca sul doppio significato che la parola ha assunto. Gioco che nella nostra lingua non esiste.

Nella storia narrata c'è una componente reale e una completamente immaginaria. E' vero che, persino nella civilissima Londra, le condizioni igieniche era deplorevoli, persino negli ospedali. Vero il classismo che divideva la società in caste, vera la discriminazione sessuale, vero che si riteneva che quasi la metà della popolazione femminile (delle classi elevate) fosse affetta da isteria, vero che, per i casi più benigni, la cura consistesse nella somministrazione alle "malate" di lunghi massaggi esterni nella zona pelvica da parte di affermati medici, seguendo una teoria priva di fondamento che si risolveva in realtà nel masturbare la paziente fino ad ottenerne un orgasmo (o più d'uno, a seconda dell'abilità dello stimato professionista e la ricettività del soggetto).

L'inventiva degli sceneggiatori (i coniugi Dyer) ha avuto invece briglia sciolta nel costruire il personaggio di Mortimer Granville (Hugh Dancy), che realmente era un medico, e davvero finì per inventare l'attrezzo che ai giorni nostri è noto come vibratore, e tutti i personaggi al contorno.

L'isteria ha in realtà un ruolo abbastanza secondario nella narrazione, e seguendo un taglio molto leggero. Chi fosse interessato all'argomento, visto da una angolazione più drammatica, potrebbe vedere A dangerous method di David Cronenberg, ambientato un paio di decenni dopo, prevalentemente in Mitteleuropa, seguendo la nascita della psicoanalisi.

Nel film, il dottor Granville è, o vorrebbe essere, un modernizzatore della pratica medica. Purtroppo il resto del mondo non la pensa come lui e, se non fosse per il suo buon amico e mentore Edmund St.John-Smythe (un Rupert Everett molto a suo agio in questi panni), sarebbe veramente messo male. Scacciato da svariati ospedali in cui i suoi metodi troppo moderni risultano inaccettabili, finisce per trovare lavoro dal dottor Dalrymple (Jonathan Pryce), che ha dedicato il suo studio alla cura dall'isteria. Attività faticosa ma redditizia. Dalrymple ha due figlie, Emily (Felicity Jones) che segue la retta via tracciata dal padre, dedicandosi allo studio della musica e della frenologia, e Charlotte (Maggie Gyllenhaal) che al contrario ha uno spirito rivoluzionario (per i tempi), è una suffragette, e cerca di alleviare le disastrose condizioni di vita dei meno abbienti. Lo schema della rom-com lavora con l'autopilota da qui in poi, ovviamente Granville si innamora di Emily, ma scoprirà che ha Charlotte nel suo destino.

Direi che Hugh Dancy ha cercato di recitare alla Hugh Grant, e mi è sembrato che Maggie Gyllenhaal mettesse nella sua recitazione quanta più Emma Thompson fosse possibile. Ed è bizzarro, considerando che il vero dottor Granville, all'epoca dei fatti narrati, era più vicino all'età di Grant che di Dancy (e quindi più realisticamente associabile ad una donna dell'età della Thompson che della Gyllenhaal). Comunque brava la Gyllenhaal, un po' meno Dancy.

Lo spettatore che si facesse quattro risate sui tempi passati, potrebbe meditare su alcuni fatti interessanti. Ad esempio che il film, pensato negli USA, ha avuto una gestazione lunga un decennio. Sono dovuti venire in Europa per riuscire a trovare i soldi. Oppure che in alcuni Stati degli USA il vibratore è (ad oggi) un attrezzo che non può essere legalmente comprato o detenuto.

Monsieur Lazhar

Mia seconda visione per questo film canadese (scritto e diretto da Philippe Falardeau) che ha avuto un relativo successo sia a livello di concorsi (premiato a Locarno, tra l'altro) sia di pubblico, al punto che il regista è riuscito a trovare negli USA fondi sufficienti per il suo prossimo film che uscirà nel 2014 ed avrà tra Reese Witherspoon come protagonista femminile.

Storia di ambientazione scolastica che mescola diverse tematiche che variano dalla difficoltà di inserimento in un diverso Paese, al rapporto tra insegnanti, genitori, bambini.

Iniziando con il suicidio di una insegnante, e avendo sullo sfondo la storia del protagonista (Mohamed Fellag) che in Canada è arrivato dall'Algeria in seguito a tragici accadimenti, non è propriamente definibile un film di intrattenimento. Eppure Falardeau mostra di saper trattare argomenti non facili con leggerezza.

Questa volta il finale mi ha fatto pensare a Vita di Pi. Lazhar non riesce a parlare della sua tragica storia con la persona che sente più vicina (anche perché si tratta di una sua alunna, la giovanissima Sophie Nélisse che mi sembra instradata verso una bella carriera cinematografica), ci riesce solo nel finale ricorrendo ad una molto toccante trasposizione favolistica.

Doctor Who - Stagione 6 / Finale e speciale

Sempre più complicata la faccenda dello speciale natalizio. Per la produzione BBC quello del 2011 è l'episodio zero della stagione 2012. Per la distribuzione su DVD si tratta di una puntata indipendente che non appartiene a nessuna stagione. A me è venuto bene per ragioni logistiche abbinarne la visione al finale della sesta stagione, e la cosa funziona bene.

The Wedding of River Song - Il matrimonio di River Song

L'undicesimo Dottore (Matt Smith) deve morire. Non "semplicemente" reincarnarsi nella sua dodicesima versione, ma terminare definitivamente la sua esistenza. Il tempo, le cinque (e due minuti) della sera del 22 Aprile 2011, e il luogo, il Lago Silencio nello Utah (che non esiste nel nostro universo, sono andato a controllare), sono diventati uno di quei punti fissi immutabili che non si può far nulla per evitare.

E se una, prendiamo ad esempio River Song (Alex Kingston), fosse così deviata mentalmente e innamorata del Dottore da fregarsene delle regole dell'Universo che succederebbe mai? Qualcosa al limite dell'indescrivibile.

L'episodio infatti inizia che il tempo ha smesso di esistere, o meglio esiste tutto insieme, o per meglio dire, l'imperatore romano corrente è Wiston Churchill e nel cielo di Londra volano pterodattili come se fossero piccioni. Ma questo è il meno, perché anche questo strano tempo è destinato ad esaurirsi rapidamente, lasciando spazio al nulla.

Il Dottore dovrà dunque trovare il modo di ristabilire il tempo normale, in modo da poter morire, anche se vorrebbe evitare di lasciarci davvero le penne. Sembrerebbe impossibile, ma le meraviglie di una tecnologia aliena a cui si è accennato in un episodio non lontano potrebbero tornare utili.

En passant succederà quanto indicato dal titolo dell'episodio, una breve ma commovente cerimonia in cui i genitori, apparentemente più giovani e con scarsa memoria di aver generato cotanta figlia, acconsentiranno all'unione.

The Doctor, The widow and The wardrobe - Il Dottore, la vedova e l'armadio

Il Dottore è riuscito a evitare quello che sembrava inevitabile, ma ora deve, per usare le sue parole, volare basso. Lo vediamo quindi in apertura di questo episodio natalizio distruggere una gigantesca ed inquietante astronave spaziale armata di tutto punto che stava puntando verso la Terra.

In seguito a ciò, piomba sul nostro pianeta nel 1938 con la sola protezione di una tuta da astronauta indossata malamente. Per sua fortuna Madge, una gentile, anche se un po' svagata, locale (Claire Skinner) lo aiuta a tornare nel TARDIS. Passa qualche anno, e Madge si ricorda del suo strano incontro, e pensa qualcosa come "ah, se quello strano tipo potesse ora darmi una mano!"

L'aiuto che il Dottore dà è sempre qualcosa di discutibile, capita così che Madge (che ha appena perso il marito in guerra), e i suoi due figlioletti, finiscano su uno strano pianeta popolato esclusivamente da alberi di Natale, in cui sta accadendo una gigantesca catastrofe. Fra parentesi, il titolo dell'episodio è una citazione esplicita di Il leone, la strega e l'armadio di C.S.Lewis, ovvero de Le cronache di Narnia, ma il collegamento si limita al portale che connette al pianeta innevato e ben poco altro.

Doctor Who - Stagione 6 / Addii

Come già successe al decimo dottore (David Tennant), vedi gli speciali tra la quarta e la quinta stagione, ora tocca all'undicesimo (Matt Smith) a prepararsi alla sua dipartita. Fortuna che io vengo dal futuro e so già che nella settima (doppia) stagione a dottoreggiare è sempre l'undicesimo, e dunque succederà qualche inghippo che farà sì che il traumatico evento del primo episodio di stagione verrà in qualche modo superato.

Ma il Dottore ancora non lo sa.

The god complex - Il complesso di dio

Il Dottore sta portando a spasso sul TARDIS Amy (Karen Gillan) e Rory (Arthur Darvill) quando vengono misteriosamente attratti in una replica di un inquietante albergo terrestre del secolo scorso, che mi ha fatto pensare a Shining di Kubrick, e dunque a Barton Fink dei Coen, e dunque a Four rooms di Tarantino.

Altro evidente riferimento è il Minotauro, sia perché il "cattivo" lo ricorda da vicino, sia per la struttura labirintica dell'albergo.

Nonostante gli sforzi del Dottore, gran parte dei personaggi fanno rapidamente una brutta fine, anche perché il Dottore non capisce cosa sta succedendo e propone come soluzione una ricetta sbagliata. Solo ormai verso la fine scopre l'arcano e bisogna dire a sua discolpa che è disposto anche a colpire duramente il suo amor proprio (che sappiamo essere imponente) per salvare la baracca.

Interessanti alcuni dettagli:
- Il Minotauro è caratterizzato come un serial killer che, come tale, cerca qualcuno che metta fine alla sua carriera.
- Si accenna ancora una volta all'ambivalenza del carattere del Dottore, indicando come dopo tutto non ci sia una gran differenza tra lui e il Minotauro.
- Ad avere il complesso di dio sarebbe proprio il Dottore che, come spesso gli accade, pensa sempre di essere il centro dell'azione.
- Tra i personaggi minori c'è una infermiera (Amara Karan) così sveglia da far pensare al Dottore di scaricare Amy (e non si capisce bene se scherzi o meno).
- Un altro personaggio minore è un alieno di una razza codarda, il cui pianeta è noto per essere stato invaso da praticamente tutte le altre civiltà.

Closing time - Orario di chiusura

E' tempo di chiudere. Nel finale dell'episodio precedente il Dottore ha salutato Amy & Rory, e ora sta viaggiando da solo. Non ha voglia di avventure, sta solo facendo un bilancio del suo passato. Tra l'altro passa a salutare Craig, con cui aveva condiviso un'avventura e l'appartamento. Praticamente senza volerlo i due si trovano catapultati in una nuova storia dove dei Cybermen cercano nuovamente di cybermenizzare la Terra. A fermarli questa volta non saranno tanto le capacità del Dottore quanto quelle di Craig.

Nel finale di puntata assistiamo ai preparativi del Dottore per quella che è stata la prima puntata della stagione.

Doctor Who - Stagione 6 / Incubi

Abbiamo lasciato l'undicesimo Dottore (Matt Smith) sotto l'oscura minaccia di un nuovo tentativo di omicidio da parte della sua amata River Song (Alex Kingston). In attesa che lei si laurei in archeologia (fidatevi, è così che deve essere), l'equipaggio del TARDIS si imbarca in un paio di avventure minori, legate da una ambientazione che m'è sembrata da film di genere anni settanta e da un tema orrorifico di un impianto che direi romantico ottocentesco. Il risultato, in particolare nel primo episodio, non mi è parso dei migliori.

Night terrors - Terrori notturni

Il Dottore riceve una chiamata da un bambino che sul pianeta Terra è apparentemente terrorizzato da tutto e tutti. Nel cercare di risolvere il problema, tutti quanti (Dottore, Amy, Rory, il padre del bimbo, e altri) finiranno in una casa di bambole da incubo in cui rischieranno di restarci per un tempo indefinito.

La soluzione verrà dalla scoperta di cosa davvero terrorizzi il piccoletto, e spiegargli quanto sia infondata.

The girl who waited - La ragazza che ha aspettato

Pensando di far cosa grata ai due ospiti, il Dottore li scarrozza un sul pianeta Apalapucia, che dovrebbe essere molto divertente. Vi capitano però durante una pestilenza, e caso vuole che non solo si separino (Amy resta sola) spazialmente, ma che pure si mettano a seguire sviluppi temporali diveri.

Il Dottore riesce a spedire Rory in soccorso nel giro di pochi minuti (dal loro punto di vista), che risultano essere però decenni da quelli di Amy. C'è un modo per recuperare la Amy appena persa, ma questo pone il dilemma di cosa fare della Amy invecchiata nell'attesa. A un certo punto Rory si troverà ad avere a che fare con le due Amy contemporaneamente. E conoscendo il suo caratterino, ci si può ben immaginare di quanto possa essere stato sulle spine.

Doctor Who - Stagione 6 / Segnali misti

Il doppio episodio precedente, quello dei Doppelgänger, si è concluso con un colpo di scena degno in stile Impero (che colpisce ancora). Anche se a colpire è il misterioso Silenzio che abbiamo visto all'opera nel primo doppio episodio di stagione.

Ora tocca a due episodi, teoricamente singoli, in pratica collegati tra loro, e che si collegano a molti episodi indietro, e ad altri ancora a venire. Il primo dei due è assolutamente imperdibile, ma temo che sia poco comprensibile, e sicuramente meno emozionante, se non ci si è sparati prima un gran quantità di avventure del Dottore e dei suoi associati. Come minimo bisogna aver visto l'episodio doppio della quarta stagione ambientato nel pianeta-biblioteca, il Dottore ai tempi era decimo (David Tennant) e accompagnato da Donna Noble (Catherine Tate), dove compare per la prima volta la vulcanica River Song (Alex Kingston), e tutti i seguenti episodi dove appare nella quinta stagione, il ritorno degli Angeli piangenti, e il doppio episodio finale. Oltre, naturalmente, a tutto quello che è successo nella sesta fino a questo punto.

Giusto quindi il suggerimento di A Gegio film, e tenere bene in mente i meccanismi delle telenovelas, o meglio quelli dei loro antenati, i romanzi di appendice francesi, i feuilleton.

A good man goes to war - Un uomo buono va in guerra

Sono due stagioni che non si capisce bene quale sia la relazione tra l'undicesimo Dottore (Matt Smith) e Amy Pond (Karen Gillan). In particolare, Amy di chi è innamorata? Del fascinoso Dottore, o del più introverso Rory (Arthur Darvill)? Pur avendo sposato il secondo, i dubbi sono legittimi (nel senso che le sceneggiature ci tengono in bilico).

Altro rovello è dato dalla relazione tra River Song (Alex Kingston) e il Dottore. Causa un bizzarro sfasamento temporale, il passato di lei è il futuro di lui, e viceversa. E noi, che seguiamo la linea temporale del Dottore, non sappiamo nulla del passato di lei, se non i pochi indizi che si è fatta sfuggire negli episodi passati.

Ci sarebbero altre cose interessanti da rimarcare, ma preferisco glissare. Fatto è che in questo episodio il tutto verrà chiarito (a meno si sempre possibili colpi di scena futuri, si intende).

Non è chiarissimo chi sia il buon uomo che va alla guerra di cui si parla nel titolo, perché alla guerra ci vanno in due, Rory e il Dottore, e entrambi sono decisamente molto arrabbiati, così arrabbiati che avversari che di solito richiedono una o due puntate per essere sconfitti (i Cybermen) vengono fatti a fettine in un paio di minuti.

Se da una parte c'è il Silenzio con inquietanti alleati (come i monaci senza testa - e non intendo dire che siano sbadati), il Dottore chiede aiuto ad alcuni di coloro che hanno contratto con lui un debito d'onore di quelli difficili da dimenticare.

Il risultato sarà la battaglia di Demons Run, che avrà un esito ambivalente.

Let's kill Hitler - Uccidiamo Hitler

Il Silenzio trama in silenzio (che altro ci si poteva aspettare). Amy e Rory da una parte, e il Dottore per conto suo, cercano Melody, figlia di Amy (e Rory, ma un dubbio ci viene lasciato, che non è possibile risolvere nemmeno con il test del DNA), rapita per farla diventare un arma finale contro il Dottore. Mel, amica di infanzia di Amy e Rory, causa un mezzo disastro e fa in modo che il TARDIS, pur danneggiato, piombi nell'ufficio di Hitler nel 1938, proprio mentre altri tizi che viaggiano nel tempo lo stanno per condannare ad una specie di inferno. Il rovinoso arrivo dei nostri rovina il piano e salva la vita al capo di tutti i nazisti.

Seguono una girandola di eventi che si concludono con un primo tentativo di Dottoricidio da parte di Melody, scampato grazie a un provvidenziale intervento all'ultimo secondo (anzi, tecnicamente eravamo già fuori tempo massimo) di River Song.

In questa puntata cambia la parabola della relazione tra River e il Dottore. Adesso è River ad avere il Dottore nel suo futuro, e il Dottore a cercare di evitare le domande sul passato di lui che ora è lei a non conoscere.

Doctor Who - Stagione 6 / Doppelgänger

Superata la parentesi avventurosa della doppietta di episodi precedenti, si torna a seguire il filo principale della stagione, determinato dal primo episodio doppio che l'ha inaugurata.

A dire il vero per gran parte del tempo sembra che si tratti di un'altra avventura a se stante, simile ad altre che altri Dottori avevano avuto in passato (in particolare mi ha fatto pensare a quella del Decimo Dottore quando ha incontrato quell'alieno che si spacciava per Satana), ma poi si evidenzia come faccia parte del disegno complessivo dell'annata.

Uno tsunami solare fa precipitare il TARDIS vicino a una fabbrica futuristica, simile ad un convento medievale, sulla Terra del ventiduesimo secolo.

The rebel flesh - La carne ribelle
The almost people - La quasi gente

Sembra che l'Undicesimo Dottore (Matt Smith) avrebbe voluto farsi questa avventura in solitaria, scaricando Amy (Karen Gillan) e Rory (Arthur Darvill) prima che il ballo cominci, ma una perturbazione solare fa si che tutti e tre, a bordo del TARDIS, arrivino nella Terra del ventiduesimo secolo a visitare una microbica isoletta dominata da un convento medioevale adattato a centro per l'estrazione di un misterioso acido.

Succede che a quel tempo gli umani delegano (delegeranno?) a dei loro cloni i lavori più rischiosi. Questi sono controllati dagli umani, e sono creati da una strana plastica senziente che ne sa più di quello che pensiamo (penseremo) noi. Causa la stessa perturbazione di cui sopra, il contatto cloni-umani va perso, i primi si ribellano, e si creano dinamiche di gruppo piuttosto complicate. Si consideri che anche il Dottore viene clonato, con tutte le complicazioni del caso.

Tra gli umani/cloni hanno un ruolo importante le due donne, Cleaves (Raquel Cassidy), capo della spedizione, che come molte sue colleghe nella serie (mi ha fatto pensare a Adelaide, che era a capo della missione su Marte), e Jennifer (Sarah Smart), la giovane di bottega. Le due si scambiano il ruolo di falco e colomba nei due schieramenti, finché il Dottore e il suo doppio troveranno la soluzione.

La forte critica anticlassista (con gli umani che non riconoscono l'umanità dei cloni, nonostante l'evidenza) viene smorzata da debolezze di sceneggiatura, che rendono un po' tutto il racconto poco lineare.

Doctor Who - Stagione 6 / Intermezzo

Gli episodi 3 e 4 si prendono una pausa dalla complicata struttura che è stata delineata del doppio episodio a inizio di stagione. In pratica si potrebbero saltare tranquillamente e la comprensione dell'annata credo che non ne risentirebbe. Ma sarebbe un peccato, almeno nel caso del quarto, visto che è firmato nientemeno da Neil Gaiman, e basterebbe questo per renderlo imperdibile, ma c'è molto di più, essendo centrato sulla figura del TARDIS che gode finalmente dell'attenzione che merita. Il terzo, invece (firmato da Steve Thompson), mi pare meno riuscito, sembra quasi il pilot per un possibile spin-off che però, per quanto ne so, non è decollato.

The curse of the black spot - La maledizione della macchia nera

Come lascia capire il titolo, siamo alle prese con una rielaborazione in salsa whoviana del tipico canovaccio di un film di pirati. L'undicesimo Dottore (Matt Smith), Amy (Karen Gillan) e Rory (Arthur Darvill), seguendo un segnale di allarme, arrivano in una nave alla deriva al tempo dei pirati. La ciurma, capitanata con fiero cipiglio da Henry Avery (Hugh Bonneville), subisce perdite continue da parte di quella che sembra una sirena (Lily Cole) che marca con una macchia nera chiunque subisce la minima ferita, e alla prima occasione buona lo fa sparire.

Eventi complicati fanno sì che al capitano sia offerta una possibilità di redimere l'aridità del suo cuore (che gli aveva fatto preferire la pirateria alle cure della famiglia), dando in cambio la disponibilità a diventare una specie di Olandese volante galattico.

The Doctor's wife - La moglie del Dottore

Altra richiesta di aiuto, questa volta addirittura da un altro Signore del Tempo, e il TARDIS con tutto il suo equipaggio si fionda su inesplicabile pianetino che si trova fuori dall'universo. Si tratta di una trappola ordita dal pianetino stesso (che in originale ha la voce di Michael Sheen), che campa mangiandosi TARDIS. Di umani e Signori del Tempo non sa che farsene, ne tiene alcuni per divertirsi, gli altri gli uccide a seconda del suo capriccio. Sfortunatamente per lui, la procedura per mangiarsi un TARDIS è piuttosto complicata, ne deve prendere la parte senziente, spararla in un altro essere vivente, per aver accesso libero TARDIS in sé. Questo impiccio causa che una umana, tale Idris (Suranne Jones, che direi abbia affrontato la parte pensando a come avrebbe interpretato questo ruolo Helena Bonham Carter, in ogni caso il risultato è eccellente), ci permetta di sentire la versione del TARDIS su tutto il ciclo.

I duetti tra Idris e il Dottore oscillano tra lo spassoso, il rivelatore, e il drammatico. Gaiman spiega esplicitamente alcuni dettagli sul rapporto tra i due a cui a volte si era accennato in passato, ma mai erano stati chiariti e inquadrati così nettamente.

Mosse vincenti

Un mediocre avvocato (Paul Giamatti) a cui evidentemente non piace molto il suo lavoro, sta lentamente ma inesorabilmente precipitando nel baratro della povertà. Ha due figlie piccole, che occupano la moglie (Amy Ryan) a tempo pieno, e una agenda di clienti che si va sempre più assottigliando.

In teoria avrebbe un hobby che servirebbe a distoglierlo dai problemi, allena infatti una squadra giovanile di lotta libera che però sembra abbonata alla sconfitta perenne (anche se si favoleggia di un mitologico passato in cui le cose non andavano così male).

Ha anche un paio di amici, il commercialista vicino di ufficio (Jeffrey Tambor, che sembra imitare l'aquila calva del Muppet show) che gli fa anche da secondo allenatore, pur non sapendo niente di lotta, e un amico di infanzia (Bobby Cannavale) che nonostante sia alle prese con un divorzio è il più spensierato del gruppo (forse per assenza di materia grigia).

Il quadretto vagamente deprimente è perturbato da una idea (presunta) geniale dell'avvocato. Comportarsi in maniera sporca con Leo Poplar (Burt Young), uno dei suoi rari clienti, intascando così un bel assegno mensile di millecinquecento dollari. Si può immaginare cosa lo abbia spinto a quella che è probabilmente la più grossa trasgressione della sua vita, Leo è solo al mondo ed è facile convincersi che il danno che gli causa non sia poi tanto grosso, dopotutto.

Il problema è che Mr.Poplar ha una figlia (Melanie Lynskey), e a sua volta lei ha un figlio, Kyle (Alex Shaffer), che viene in città per conoscere il nonno, e cercare un riferimento nella sua vita. Colpo di scena aggiuntivo, Kyle è anche un bravo lottatore.

A questo punto manca solo che anche la madre di Kyle (e figlia di Leo) entri in azione per avere il povero avvocato al centro di una serie di tensioni contrastanti. Lo spettatore però non si preoccupi troppo, è una commedia, e dunque tutti usciranno vincitori (Win win è il titolo originale), ognuno a proprio modo.

Scritto e diretto da Thomas McCarthy (è nel terzetto che ha scritto Up, questo è il suo terzo film completamente suo), è divertente, ben fatto, e con un finale decisamente fuori dagli schemi produttivi d'oltreoceano. Peccato per il personaggio di Kyle, calato un po' troppo come deus ex machina nella sceneggiatura.

Doctor Who - Stagione 6 / Silenzio

Causa la bizzarra distribuzione italiana, ho considerato lo speciale di Natale 2010 come appartenente alla stagione 5, e non come numero zero della sesta, come invece vuole la tradizione. Parto quindi con il primo vero episodio, anzi, con il primo doppio episodio. Segui il link per vedere quello che ha da dire A Gegio film sulla stessa doppietta. Piuttosto anomala, semina una enorme quantità di elementi oscuri che lasciano presagire sviluppi complicatissimi e altrettanto drammatici. Altra anomalia, è basato negli USA. Non è la prima volta che succede (vedasi ad esempio il Daleks in Manhattan della terza stagione), ma qui mi sembra che si sia fatto il tentativo di avvicinarsi al gusto americano. I cattivi (il Silenzio), sono brutti, antipatici, crudeli. Così cattivi che neanche il Dottore (sempre l'undicesimo, Matt Smith, che finalmente ha superato le mie perplessità) riesce ad essere simpatetico nei loro confronti. Se ho capito bene, il Silenzio sarebbe addirittura stato il responsabile di quel impiccio catastrofico accaduto nel finale di quinta, quando praticamente tutto l'universo si è coalizzato contro il Dottore. Le cose si chiariranno nel seguito di stagione, immagino.

The impossible astronaut - L'astronauta impossibile

Amy (Karen Gillan) e Rory (Arthur Darvill) ricevono una lettera anonima (ma riconoscibile come dottoresca) che chiede loro di recarsi nel bel mezzo del nulla nello Utah. Lo stesso succede a River Song (Alex Kingston) che evade nuovamente dalla sua prigione per non perdersi l'appuntamento. A scrivere è stato, ovviamente, il Dottore, lo stesso che conosciamo noi (e loro) ma di un paio di secoli più anziano dell'ultima volta che l'avevamo visto. A noi sembra identico, ma fidiamoci.

Il Dottore "vecchio" li ha convocati per assistere alla sua esecuzione da parte di qualcuno vestito da astronauta anni settanta (anzi, 1969, l'anno di Apollo 11 e dello sbarco sulla Luna) e per prendersi carico del relativo rito funebre. Come hanno finito, incontrano di nuovo il Dottore, ma quello dell'età giusta, novecento e rotti, che non sa chi l'abbia convocato e perché. Per il solito impiccio degli spoiler sulla propria vita futura che pare proprio non vadano rivelati, non gli spiegano i dettagli, ma seguono comunque l'indicazione del Dottore senior, che li aveva invitati ad indagare al tempo della missione Apollo sopra citata.

Via TARDIS, il mesto quartetto, si fionda niente meno che nell'Ufficio Ovale dove il Presidente americano di quel momento, Richar Nixon, sta discutendo di uno strano caso con un ex agente dell'FBI (Mark Sheppard - il personaggio era presente anche nella scena precedente, ma interpretato da William Morgan Sheppard, padre di Mark nella vita reale). Superata la sorpresa, si uniscono le forze contro una minaccia che non è ancora ben chiaro quale sia, ma che si palesa rapidamente in una inquietante comunità (il Silenzio, per l'appunto) che direi aliena se non fosse che pare sia sulla Terra da sempre. Nessuno ne sa nulla perché hanno la caratteristica di essere dimenticabili. Nel senso stretto del termine. Come si smette di guardarli, spariscono dalla memoria.

Day of the Moon - Il giorno della Luna

Come si può combattere un avversario che usa la nostra impossibilità di ricordare? Semplice, basta prendere ispirazione da Memento di Nolan. E magari usare qualche tecnica psicologica per creare una opportuna associazione tra l'immagine e azione. Insomma, inutile disperarsi, il Dottore riuscirà a trovare una insperata via di uscita.

Il ribaltamento sarà tale che i Silenti, che facevano tanto gli sfrontati all'inizio, si troveranno ad essere costretti a temere per la loro sopravvivenza. Bizzarri personaggi, fra l'altro. Vediamo quello che probabilmente è un loro "nido", che ricorda molto quelli degli Alien di Ridley Scott, da adulti vanno in giro vestiti come una caricatura dei Men in black, e hanno una faccia che fa pensare a L'urlo di Munch.

Tra i molti punti lasciati aperti da questo episodio c'è una possibile gravidanza di Amy, una misteriosa bimba spaventata che non si sa bene chi sia, una fugace apparizione di una signora (che pare veramente poco raccomandabile) con una specie di banda su un occhio, e il presagio di una piega sempre più dolorosa per la storia tra Dottore e Dottoressa, nel senso di River Song.