L'animazione dei titoli di testa m'è parsa un chiaro omaggio a quelle de La pantera rosa di Blake Edwards. Ho visto poi che si tratta di una realizzazione del Bob Kurtz che animerà il (disdicevole) reboot della pantera nel 2006. Non mi ha convinto. Ma leggo che Kurtz ne lamenta un vigoroso taglio che avrebbe rovinato l'effetto.
Non ho capito bene l'origine del taglio. In un punto Kurtz l'attribuisce a uno tra gli altri tre registi, mentre Quentin Tarantino, che aveva richiesto i suoi servigi, era assente. Altrove, lo stesso Kurtz sostiene che Tarantino ne abbia scaricato la responsabilità su Harvey Weinstein, noto produttore molto vicino a Tarantino (ha prodotto anche Pulp fiction), che però, almeno ufficialmente, non ha partecipato a questo film. Sempre secondo Kurtz, il vero problema della sua animazione era che era troppo divertente, e dunque finiva per offuscare il primo episodio del film, considerato troppo debole.
Già, perché di film ad episodi si tratta. Quattro registi, coordinati da Quentin Tarantino che, oltre a dirigere la chiusa, è anche tra i produttori. La cornice è offerta da un decadente albergo di Los Angeles (che ricorda molto l'inquietante albergo di Barton Fink dei Coen) il cui fattorino (Tim Roth, in un ruolo che ricorda così tanto quello di Steve Buscemi sempre in Barton Fink, che Buscemi rifiutò la parte che era stata scritta pensando a lui), vive una serie di avventure in quattro diverse stanze, nella notte di un ultimo dell'anno.
Ogni storia ha venti minuti di tempo per essere narrata, ogni regista ha il suo stile, la sua sceneggiatura, il suo cast. Il risultato non può che essere discontinuo, ed è difficile tirar fuori un senso compiuto dal film.
La presenza scenica del personaggio principale, il fattorino di Roth, mi ha fatto pensare al Daffy Duck dei Looney Tunes, e ho pensato dunque a questo film come una versione per adulti che si vergonino di guardare ancora cartoni animati. Ma il film non regge al confronto, meglio gli originali. L'estrema varietà di quanto presentato rende plausibile che chiunque ci trovi almeno una scena divertente, d'altro canto difficilmente si riuscirà ad apprezzare tutta la pellicola.
Il primo episodio, Strano intruglio (o meglio, L'ingrediente mancante - The missing ingredient), scritto e diretto da Allison Anders, racconta di una congrega di streghe che si riuniscono in una stanza per riportare in vita tale Diana, trasformata in pietra da oscuro maleficio. Ognuna di esse porta un ingrediente necessario al rito, ma ne manca uno, in quanto chi doveva procurarlo se l'è inghiottito. Sarà Ted il fattorino a dover mettere del suo, ma non gli va poi male, visto che si tratta di sperma, e ad estrarre l'ingrediente dovrà essere Ione Skye. Il cast include Valeria Golino e Madonna, che però non fanno quasi niente.
Segue L'uomo sbagliato (di Alexandre Rockwell) in cui Ted entra per errore in una stanza dove una coppia, David Proval e Jennifer Beals (ai tempi sposata a Rockwell), litiga, o finge di litigare, a proposito di un presunto tradimento di lei con il fattorino, che mai li aveva visti prima. Rapidamente dimenticabile.
Meglio va con I maleducati, firmato da Robert Rodriguez. Antonio Banderas, un macho che sprizza testosterone da ogni poro, decide di lasciare i due figlioletti da soli in camera sotto la supervisione di Ted, per andare a ballare con la moglie. I due piccoli ne combineranno di ogni colore (in particolare il maschietto sembra molto interessato ad un programma televisivo dove balla Salma Hayek).
Gran finale con L'uomo di Hollywood di Quentin Tarantino. La penthouse dell'albergo è occupata da Chester Rush (Tarantino), regista di successo, in compagnia di un paio di suoi amici (tra cui Bruce Willis) e la moglie del secondo episodio (la Beals) in vena di socialità. Ted deve fare da giudice ad una bizzarra scommessa e, nel caso, tagliare il mignolo del partecipante dietro ricca ricompensa. L'azione vera e propria di questo segmento dura pochi secondi, ma tutti i venti minuti precedenti sono necessari per caricare di tensione lo svolgimento.
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