La pantera rosa

Dovrebbe essere una commedia sofisticata svisata da un soffio di follia ma, nonostante il peso degli interpreti che stanno dalla commedia di alto bordo (David Niven, Capucine, Robert Wagner, Claudia Cardinale), il successo di pubblico è andato tutto per la parte folle, sostenuta praticamente dal solo Peter Sellers, che qui dà vita al personaggio dell'ispettore Jacques Clouseau.

Geniali i titoli di testa, con la pantera rosa cartone animato che diventerà il vero simbolo della serie, oltre che a trasbordare in una serie di animata altrettanto memorabile, e sottolineati dall'indimenticabile brano di Henry Mancini che è ormai nelle orecchie di tutti. Regia e sceneggiatura di Blake Edwards che va un po' a strappi, forse a causa del tentativo di conciliare due generi che non stanno benissimo assieme.

La storia non è eccezionale: una nobile (vagamente indiana - interpretata in modo poco plausibile dalla Cardinale) è fuggita in Italia dove vive gozzovigliando tra Roma e Cortina. Dalla sua ha un diamante di inestimabile valore, la pantera rosa del titolo, e il fascino della nobiltà esotica. Niven è un ladro gentiluomo che la vuole alleggerire del gioiello, e che usa la sua amante, Capucine, per compiere una lunga serie di furti. Già perché ella ha sposato l'ispettore Clouseau, concedendogli poco ed estorcendogli molte informazioni. A complicare la vicenda arriva pure Wagner, nipote scapestrato di Niven.

A stravolgere la scena ci pensa l'ispettore più pasticcione della storia del cinema, che qui risulta sconfitto nel finale (perde l'amata moglie, gli scappa il ladro che insegue da una vita, e finisce addirittura in galera) ma si rifarà, a furor di popolo, negli episodi successivi.

Tra le scene memorabili ce n'è una senza Sellers, ma lo stesso molto divertente: Niven e Wagner stanno per rubare la Pantera Rosa. Entrambi sono vestiti da gorilla (sono ad una festa in costume - una delle tipiche feste distruttive dalla Edwards, come non pensare a Hollywood party o Colazione da Tiffany), entrano nella stanza della cassaforte che la custodisce - una assurda cassaforte a doppio accesso - e cercano entrambi di aprirla, ognuno all'oscuro della presenza dell'altro. Una buffa variazione di una classica scena comica, quella dello specchio rotto, vista ad esempio ne La guerra lampo dei fratelli Marx.

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