Deciso cambio di rotta nel quarto episodio della serie di Terminator, al punto che forse conviene pensarlo come primo episodio di una seconda serie. Cambia praticamente tutto, produzione, regia (McG), protagonisti (Schwarzy assente giustificato appare prestando il volto per pochi secondi). Mantenuti due degli sceneggiatori originali (Brancato & Ferris) ma affiancati da niente meno che Jonathan Nolan e Paul Haggis. E, tanto per gradire, Danny Elfman ha curato la colonna sonora.
Atmosfere più cupe, temi più seri, tentativo di dare una maggior coerenza ad una storia indifendibile. Tutto sommato un risultato accettabile.
Il percorso principale dei personaggi è quello delineato dai precedenti episodi, con John Connor (Christian Bale - rafforzando quindi il legame con la serie di Batman) alle prese con la guerra contro le odiate macchine, e che deve fare i conti con le predizioni materne e dei precedenti Terminator che ha incontrato. Però si crea una traccia alternativa, determinata da uno strano personaggio uomo-macchina (Sam Worthington) che finisce per scompaginare le certezze manichee (uomini = buoni / macchine = cattivi) già messe in discussione, anche se in maniera embrionale, nei precedenti episodi dal Terminator "buono" di Schwarzenegger. Questa visione viene rafforzata dai personaggi ai vertici dell'esercito umano (con a capo Michael Ironside) che si comportano in modo disumano, fornendo l'assist a Connor per una batutta chiave del film: se ci comportiamo come macchine, che senso ha combatterle?
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