Dunkirk

Siamo nel 1940 e Hitler ha quasi vinto la seconda guerra mondiale. Quel che resta del cospicuo esercito inglese in Francia è in rotta, costretto in una sacca attorno al porto di Dunkerque, apparentemente con due sole scelte, la resa o l'annientamento. Si sceglie così la terza ipotesi, evacuare le truppe con mezzi di fortuna, manovra che sorprendentemente funziona.

La narrazione che Christopher Nolan ci fa della vicenda, pur essendo inquadrata nei fatti storici, segue il punto di vista di alcuni personaggi di fantasia, che seguono tre diverse trame legate in modo non banale tra loro. Abbiamo così una trama più terricola (*) dominata dalla storia di un soldatino, Tommy (Fionn Whitehead) che fa di tutto per trovare un passaggio dall'altra parte della Manica. Le sue peripezie sfiorano più volte le preoccupazioni del comandante Bolton (Kenneth Branagh), che dirige l'operazione dal molo, ma senza che i due abbiano modo di entrare realmente in contatto. Al centro della trama marinara (**) c'è la barchetta civile del signor Dawson (Mark Rylance) che fa parte del contingente che viene mandato in guerra, a salvare l'esercito. Si troverà così a raccogliere dal mare, tra gli altri, anche un ufficiale che per noi resta senza nome (Cillian Murphy), che ha avuto modo anche di scambiare qualche battuta con Tommy. La terza trama (***) segue una pattuglia di Spitfire che cerca di offrire un minimo di copertura aerea all'operazione. Delle tre, quest'ultima è la più propriamente bellica, con duelli aerei e un personaggio, il pilota Farrier (Tom Hardy) che tutto sommato potrebbe star bene in un normale film di genere.

Lo sviluppo è tale da creare una continua crescita di tensione, che verrà risolta solo nel finale. Eccellente anche la colonna sonora del solito Hans Zimmer.

Da notare l'uso limitato della verbalità. Qui la gente parla solo quando deve, e quel poco che ci si può aspettare data la situazione. Si consiglia perciò la visione ad un pubblico adulto, nel senso che sappia reperire informazioni da quello che vede, e non solo quando gli vengono spiattellate sotto forma di spiegone.

Da notare anche l'assenza di sequenze splatter. Muore gente, e nemmeno poca, ma la cosa non viene mostrata come se fosse un gioco.

(*) Che prende titolo, Il molo, da quello che è il riferimento di tutti i soldati che si trovano a Dunkerque come unica via di fuga. Ha una durata dichiarata di una settimana.
(**) Il mare, dura un giorno.
(***) Il cielo, ha a sua disposizione una sola ora, l'autonomia di volo di un aereo da caccia.

8 commenti:

  1. Davvero un modo diverso per parlare di guerra... Nolan ha c'entrato alla grande!

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  2. vedendo il film, ho apprezzato moltissimo il fatto che la morte non sia stata trattata con pressapochismo o indelicatezza

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  3. che faccio, lo vedo? Nolan mi piaceva, ma Interstellar mi ha deluso....

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    1. Ohibò. Secondo me è un ottimo film, ma penso lo stesso di Interstellar, e dunque non sono fonte attendibile in questo caso.
      Manda avanti una cavia ;-)

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