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Quarantaduesima strada

Nonostante sia stato girato nel momento più cupo della Grande Depressione, si tratta di uno spensierato musical rimasto negli annali come uno dei riferimenti indiscussi a tutto quello che è seguito nel genere. Curiosamente, non è l'adattamento di uno show di Broadway ma di un romanzo che racconta la messa in scena di uno spettacolo fittizio. Solo mezzo secolo dopo la storia ha seguito il percorso inverso ed è stata portata sul palcoscenico.

Julian Marsh (Warner Baxter) è un famoso regista teatrale, ormai non più giovane e con acciacchi tali da spingerlo ad abbandonare il mestiere. Se non che il crollo di Wall Street l'ha ridotto sull'orlo della miseria, e allora punta tutto su quello che sarà il suo ultimo lavoro. Stella indiscussa della compagnia è Dorothy Brock (Bebe Daniels), perché ha un nome capace di attirare un buon pubblico, ma soprattutto perché ha un influente amico, Abner Dillon (Guy Kibbee), disposto a spendere una cifra considerevole nella produzione. Costui vuole chiaramente qualcosa in cambio da Dorothy, che lei è pure disposta a concedere, anche se il suo affetto va per Pat, un collega che l'ha seguita all'inizio della professione. Questa indecisione della star preoccupa i produttori e il regista, che temono l'imbizzarrimento di Abner, e dunque fanno in modo di allontanare Pat da Dorothy.

Alcune complicazioni porteranno i due piccioncini a ravvicinarsi e a rendere indisponibile Dorothy alla prima. C'è dunque bisogno di rimpiazzare la parte principale all'ultimo momento. Abner ha la soluzione pronta, la sua nuova amante, Ann (Ginger Rogers), detta Anytime per la sua riottosità a dire no a qualunque offerta. La quale però cede inaspettatamente l'opportunità a Peggy (Ruby Keeler), giovane e timida debuttante, nella quale ha visto potenzialità superiori alle sue.

Il regista è furibondo ma acconsente, torchia per le poche ore rimaste Peggy, finendo giusto in tempo per far alzare il sipario.

Unico nome che mi era noto nel cast era quello della Rogers, che però era ancora agli inizi di carriera, e il suo ruolo è veramente piccolo. Recitazione, sceneggiatura, regia non sono di livello eccelso, ma l'energia che sprizza dei numeri del musical è eccezionale. Vedasi quello conclusivo, che ho recuperato su youtube:

Quello che parte come un credibile numero teatrale prende rapidamente la strada dell'assurdità, con taxi che sfrecciano su quello che dovrebbe essere un palco teatrale, polizia a cavallo, masse di figuranti, azioni e rapidi cambi di scene impossibile nella realtà teatrale.

Signora per un giorno

Il racconto originale è di Damon Runyon, giornalista che ben conosceva il sottobosco criminale newyorkese, e si sposa a meraviglia con la poetica di Frank Capra, un curioso cocktail tra realtà e favola che miracolosamente riescono a convivere senza pestarsi i piedi.

Robert Riskin, che ha scritto la sceneggiatura, ha collaborato a lungo con Capra, il loro sodalizio ha portato ad una dozzina di titoli, è questo è uno tra i titoli più amati dal regista, al punto che ha deciso di farne un remake trenta anni dopo, Angeli con la pistola, con cui si è congedato dal cinema.

Tra gli attori, l'unico volto che mi dice qualcosa è quello di Apple Annie, ruolo che nel remake sarà preso da nientemeno che Bette Davis. Qui è interpretato da May Robson, che sarà la zia della protagonista (Katharine Hepburn) in Susanna.

Si narra dunque di Annie, una vecchia pezzente ubriacona che sopravvive a Manhattan vendendo mele ai passanti. Tra i suoi clienti c'è un capobanda della piccola criminalità locale, Dave "lo sciccoso", in originale "the dude", (Warren William) che per qualche motivo si è convinto che comprare una mela ad Annie prima di un qualche affare complicato gli porti fortuna.

Annie ha un segreto. Una figlia, Louise (Jean Parker), avuta una ventina di anni prima in circostanze misteriose, che ha spedito in Spagna perché crescesse lontano dalla sua miseria, contando presumibilmente sul fatto che i pochi denari che lei riusciva a raccogliere con la sua grama vita bastassero a mantenerla nel Vecchio Continente (il punto sarà meglio chiarito nel remake). Alla piccola Annie ha raccontato fole per tutta la vita, scrivendole lettere su carta intestata rubata ad un albergo di gran classe, facendole credere di essere una dama di gran classe che l'ama sì, ma a distanza.

Prima o poi i nodi vengono al pettine. Louise si sta per sposare con il figlio di un conte spagnolo, e tutti e tre vengono a New York per chiarire i dettagli del matrimonio. La povera Annie non sa più che pesci pigliare, potrebbe mai capire la figlia che quella stracciona rovinata dall'alcolismo è la sua favoleggiata madre? E come spiegarlo al futuro marito e al di lui padre?

Gli amici di Annie hanno un idea. Dave, che è sempre così ben vestito, che ha sempre soldi, che sembra così importante, avrà certamente una soluzione. Ma Dave in realtà è solo un piccolo delinquente superstizioso, e tutto quello che gli interessa di Annie è solo che gli venda una mela.

O almeno, questo è quello che pensa lui.

Messo nella situazione di scegliere se lasciar affondare Annie o doversi imbarcare in una impresa assurda, ci pensa un attimo ma poi decide per la seconda alternativa.

Rapidamente viene creata una costruzione fantastica in cui Annie viene convertita nella dama dell'alta società che la figlia si aspetta, con annessi e connessi. Una impalcatura complicata che rischia di cadere al primo soffio di vento, anche perché viene sostenuta con i metodi non proprio ortodossi di Dave e della sua gang.

La catastrofe sembra inevitabile, ed arriviamo ad un punto che solo un miracolo, anzi due, potrebbero evitarla. Fortuna che nei film di Frank Capra anche l'improbabile riesce a trovare il suo spazio.

La guerra lampo dei fratelli Marx

Una ricca vedova condiziona un ingente prestito a Fridonia, staterello europeo sull'orlo del collasso economico, alla presa del potere di Groucho Marx. Questi, come entra in carica, promulga una serie di leggi insensate e guida il Paese allo sfascio. Come se non bastasse, l'ambasciatore della confinante Sylvania briga per annettersi lo sfortunato Paese, usando numerose spie, tra cui Harpo e Chico Marx, i quali passano indifferentemente da una parte all'altra. Segue guerra che verrà conclusa da un lancio di frutta. Un affare davvero semplice, come indica il titolo originale "Duck soup".

I Marx sostenevano che il film fosse solo una raccolta di gag, ma in Italia e Germania (chissà perché) fu vietata la circolazione dell'opera.

Moltissime le battute fulminanti diventate patrimonio comune:

- Ti ho visto uscire con i miei occhi!
- TI fidi di me o dei tuoi occhi?

- Signori, Chicolini parla forse come un idiota, e sembra pure un idiota. Ma non lasciatevi ingannare, è davvero un idiota.

Come pure le scene. In una Harpo e Chico hanno una discussione animata con uno sfortunato venditore di limonata che si risolve in un frenetico scambio di cappelli.

In un'altra Harpo e Chico si travestono entrambi da Groucho (in pigiama), Harpo rompe uno specchio, Groucho si trova di fronte a un suo doppio che non lo convince, inizia a fare movimenti bizzarri, non riuscendo però a cogliere in fallo Harpo, se non quando il terzo Groucho piomba sulla scena.

La guerra in sé è poi un compendio di tutte le guerre, Groucho cambia continuamente tenuta, vestendosi anche da Davy Crockett, un po' come dire che tutte le guerre sono assurde, come quella tra Freedonia a Sylvania.