Film di Neil Jordan, di cui ho apprezzato più la regia (*) che la sceneggiatura. Capisco quanto fosse difficile per un irlandese sfuggire alla tentazione di fare di Michael Collins (Liam Neeson) un santino, capisco meno quella di fare di Eamon de Valera (Alan Rickman) il cattivo della storia, e meno ancora quella di insistere inutilmente sulla storia d'amore del protagonista con Kitty Kiernan (Julia Roberts). Il personaggio è storico, anche se forse il triangolo che vede l'amico caro di Mick, Harry Boland (Aidan Quinn), come vertice soccombente, è un po' troppo forzato. Ho come il sospetto che lo scopo principale di questa parte sia stato quello di inserire tra i protagonisti un nome appetibile per il mercato americano.
Seguiamo l'ascesa del Collins da figura di secondo piano a quella di elemento fondamentale nella lotta irlandese per l'indipendenza dall'impero britannico. Jordan sembra puntare molto sulla sua amicizia con Boland, sottolineando come questa sia rovinata dal de Valera, Dev per gli amici, che li vuole contrapposti per i suoi giochi politici, e da Kitty che crea tra i due una rivalità romantica.
Buona la prova attoriale un po' di tutti quanti, in particolare ovviamente Neeson, che è sullo schermo per quasi tutto il tempo. Notevole anche la verve che mette Rickman nel fare il cattivo, ruolo che evidentemente copriva con gusto. Incolpevole la Roberts, che recita come sa fare, anche se mi sembra difficile inquadrarla come una giovine donna irlandese, la sua impostazione da benestante cittadina del New England traspare da ogni suo poro.
(*) Bella la ricostruzione d'epoca, ben fatto il passaggio da filmati estratti da cinegiornali del tempo al suo girato, capace la gestione del cast.
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