Ho il sospetto che Robert Ludlum non avesse una grandissima opinione del suo secondo romanzo (1972). La struttura è quella classica che gli darà in seguito grosse soddisfazioni (*) con un impianto complottardo dove oscuri poteri tramano nell'ombra e alcuni singoli, per un motivo o per l'altro, cercano di opporvisi. Lo svolgimento però, non sembra ancora completamente messo bene a punto.
I diritti cinematografici finirono chissà come nelle mani di Peter S. Davis e William N. Panzer, che già avevano un torbido passato fatto di filmacci. Per intenderci, i due mi hanno fatto ricordare il personaggio interpretato da John Goodman nel film su Dalton Trumbo. La loro idea forse era quella di usare il nome di Ludlum per fare il salto nella produzione che conta. In realtà la Davis-Panzer productions avrà al suo attivo, dopo questo film, praticamente un solo franchise, Highlander.
Nel pacchetto, Davis & Panzer si trovarono pure una sceneggiatura, così brutta che non piaceva nemmeno ad Alan Sharp che pure l'aveva scritta. Decisero comunque di tenersela così com'era anche perché Ludlum espresse schiettamente il desiderio di non aver nulla a che fare con tutto ciò. Più avanti, forse rendendosi conto che il film avrebbe potuto dare un immagine distorta in negativo della sua capacità di scrittore, cambiò idea e si offrì per una riscrittura gratuita. Troppo tardi, ormai il progetto si era avvitato in una spirale autodistruttiva e i produttori, che a questo punto temevano un esplosione dei costi, ringraziarono ma declinarono.
Nel frattempo, infatti, avevano trovato un regista. E che regista, Sam Peckinpah. Il quale, grazie all'aiuto di alcolici e altre cose, era riuscito a rendere il suo già di per sé brutto carattere insostenibile, con il risultato che nessuno gli affidava più una regia dai tempi di Convoy (1978). Questo film avrebbe dovuto marcare il rientro di Bloody Sam nel giro, fu invece il suo ultimo, che il suo fisico non resse agli strapazzi. E, detto fra noi, non è certo all'altezza de Il mucchio selvaggio (1969). Anche perché a Peckinpah non piaceva il romanzo originale e tantomeno la sceneggiatura. Si propose di riscriverla da capo, consegnò le prime pagine del suo lavoro ai produttori i quali, inorriditi, gli vietarono di scrivere altro. Anche se pare che poi quelle prime pagine vennero utilizzate lo stesso. In positivo, il ritorno alla regia di Peckinpah attirò alcuni grossi nomi che accettarono di partecipare senza curarsi troppo né dei personaggi che dovevano interpretare e nemmeno del compenso. Abbiamo così il piacere (**) di vedere assieme Rutger Hauer, John Hurt, Dennis Hopper e Burt Lancaster.
Meglio non dire troppo della storia, sia perché, come vuole il genere, ci sono alcuni colpi di scena che è preferibile scoprire nella visione, sia perché ci sono svariati passaggi che è difficile spiegare, in quanto, come dire, inspiegabili. Posso però rivelare che al centro della storia c'è Lawrence Fassett (Hurt), una spia americana che si è molto arrabbiato in seguito alla morte della moglie. Costui, in cerca di vendetta nei confronti di chi reputa colpevole del suo lutto, scopre che l'organizzazione Omega è sulla sua strada, chiede al suo capo (Lancaster) di poter agire a suo modo, e questi glielo concede. Convince così di John Tanner (Hauer) che i suoi amici, Bernard Osterman (Craig T. Nelson), Richard Tremayne (Dennis Hopper) e Joseph Cardone (Chris Sarandon) appartengono a Omega e che lui deve trovare il modo di farne passare almeno uno dalla loro parte. Segue carneficina.
Il tutto ha l'aria di un B-movie, tendenza sexploitation, eppure di tanto in tanto emerge il polso autoriale di Peckinpah. Fatto strano, ci sono virate comiche che non sembrano avere niente a che fare con l'atmosfera della pellicola, nonostante ciò sembrano volute, e alcune certamente lo sono. Poi ho scoperto che Peckinpah, sempre meno soddisfatto del film che stava girando, ha intenzionalmente introdotto elementi comici, con lo scopo presunto di farsi beffe della produzione.
(*) Vedasi in particolare la trilogia di Jason Bourne.
(**) Mitigato dalla situazione bislacca.
E' un bel film, davvero un bel film!
RispondiEliminaA me ha lasciato molto perplesso. Però ho apprezzato molto i siparietti comici, come quando Fassett si finge meteorologo per ovviare ad un imbarazzante problema tecnico, o quando Tanner, alla ricerca di un'arma, invece della sua fida balestra ne trova solo una formato mignon.
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