Il dottor Watson (Nigel Bruce) vorrebbe andare il Scozia, a pescare e cacciare, ma Sherlock Holmes (Basil Rathbone) si fa attirare dal furbo ambasciatore di Rovinia in un lavoretto che non parrebbe all'altezza del consulting detective, ovvero scortare il nuovo re di quell'inesistente Stato sulla via di casa. Nulla lascia immaginare dove sia (sud Europa, si potrebbe azzardare) e come mai non sia stato coinvolto nella guerra mondiale.
Per far funzionare la storia si deve credere che davvero nessuno sappia che faccia abbia il principino, che sarebbe stato mandato nel Regno Unito quand'era ancora piccino, e lì sarebbe cresciuto in incognito. Forze oscure cercano di rapirlo, e Holmes mescola le carte, fa finte e controfinte, sventa svariati attacchi, e infine recapita il prezioso giovine ad Algeri, considerato, chissà come mai, porto sicuro da dove proseguire il viaggio.
Questo episodio ha una inconsueta tendenza musicale, grazie ad una trama minore basata sulla partecipazione di Sheila Woodbury (Marjorie Riordan), una cantante americana misteriosamente in tournée solitaria tra Europa e Nord Africa che ci ammannisce alcune canzoni durante il fatale viaggio per nave. Il meglio però è rappresentato da Watson che ci fa ascoltare la sua versione di Bonnie banks o'Loch Lomond. E credo sia proprio Bruce a cantarla.
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La donna in verde
La sceneggiatura torna nelle mani di Bertram Millhauser per la quinta e ultima volta nella serie, dopo La perla della morte, La donna ragno, Sherlock Holmes di fronte alla morte, e Sherlock Holmes a Washington, e il risultato è paragonabile agli altri episodi. Guardabile, ma senza potersi aspettare troppo.
Per qualche strano motivo manca qui l'ispettore Lestrade, che viene citato un paio di volte e rimpiazzato dal suo collega Gregson (Matthew Boulton), che gioca meno sul lato comico del personaggio. La storia non è strettamente riconducibile ad alcun racconto di Conan Doyle, anche se il tentativo di omicidio ai danni di Holmes (Basil Rathbone) ricorda quello de L'avventura della casa vuota.
Gregson ricorre all'aiuto di Holmes per trovare il serial killer che opera a Londra. Il consulting detective capisce subito che si tratta di un elaborato piano del solito professor Moriarty. Nonostante che questi sia già morto due volte in precedenti casi, ne Le avventure di Sherlock Holmes, e L'arma segreta, non si fa cenno della cosa, mentre si fa riferimento ad una sua presunta terza morte che sarebbe avvenuta addirittura a Montevideo. Moriarty ha anche nuovamente cambiato connotati, essendo ora interpretato da Henry Daniell che fra l'altro era già apparso in altri ruoli ne La voce del terrore e Sherlock Holmes a Washington. Non credo che costituisca spoiler il dire che il genio del male finirà anche in questo episodio per schiantarsi a terra dopo una caduta da grande altezza.
C'è anche una dark lady, Lydia, esperta ipnotista al soldo di Moriarty, anche lei interpretata da una habitué della serie, Hillary Brooke, piccolo ruolo ne La voce del terrore (faceva da autista a Holmes) e al centro della complicata trama di Sherlock Holmes di fronte alla morte, come Sally Musgrave.
Watson (Nigel Bruce) torna ad avere un ruolo da pura spalla comica, anche se ora Holmes sembra più attaccato emotivamente a lui, al punto da cedere ad un ricatto di Moriarty temendo per la vita del buon dottore.
Per qualche strano motivo manca qui l'ispettore Lestrade, che viene citato un paio di volte e rimpiazzato dal suo collega Gregson (Matthew Boulton), che gioca meno sul lato comico del personaggio. La storia non è strettamente riconducibile ad alcun racconto di Conan Doyle, anche se il tentativo di omicidio ai danni di Holmes (Basil Rathbone) ricorda quello de L'avventura della casa vuota.
Gregson ricorre all'aiuto di Holmes per trovare il serial killer che opera a Londra. Il consulting detective capisce subito che si tratta di un elaborato piano del solito professor Moriarty. Nonostante che questi sia già morto due volte in precedenti casi, ne Le avventure di Sherlock Holmes, e L'arma segreta, non si fa cenno della cosa, mentre si fa riferimento ad una sua presunta terza morte che sarebbe avvenuta addirittura a Montevideo. Moriarty ha anche nuovamente cambiato connotati, essendo ora interpretato da Henry Daniell che fra l'altro era già apparso in altri ruoli ne La voce del terrore e Sherlock Holmes a Washington. Non credo che costituisca spoiler il dire che il genio del male finirà anche in questo episodio per schiantarsi a terra dopo una caduta da grande altezza.
C'è anche una dark lady, Lydia, esperta ipnotista al soldo di Moriarty, anche lei interpretata da una habitué della serie, Hillary Brooke, piccolo ruolo ne La voce del terrore (faceva da autista a Holmes) e al centro della complicata trama di Sherlock Holmes di fronte alla morte, come Sally Musgrave.
Watson (Nigel Bruce) torna ad avere un ruolo da pura spalla comica, anche se ora Holmes sembra più attaccato emotivamente a lui, al punto da cedere ad un ricatto di Moriarty temendo per la vita del buon dottore.
La casa del terrore
Nei titoli di testa si afferma che Roy Chanslor ha basato la sua sceneggiatura su I cinque semi d'arancia di Sir Arthur Conan Doyle, anche se, come al solito, resta davvero poco del racconto originale. Là era addirittura il Ku Klux Klan alla base dell'intreccio, e i semi d'arancia erano sempre cinque per ogni lettera minatoria. Qui si tratta di un più triviale tentativo di truffa ai danni di una assicurazione e i semi sono utilizzati per fare il conto alla rovescia delle minacce. Completamente inventata da Chanslor la congrega di scapoli al centro dell'azione.
Si abbandonano i toni cupi per dare allo svolgimento un ritmo molto più divertito. Capita così che la mancanza di logica di alcune azioni venga spiegata dalla sciempiaggine dei personaggi. Questa volta Sherlock Holmes (Basil Rathbone) non fa errori marchiani, come era successo nel precedente La perla della morte, ma deve contare (anche) su una pertinente osservazione del dottor Watson (Nigel Bruce) per arrivare alla soluzione del caso. Dulcis in fundo, finalmente Holmes ammette quanto bene voglia al suo compagno di avventure.
Si abbandonano i toni cupi per dare allo svolgimento un ritmo molto più divertito. Capita così che la mancanza di logica di alcune azioni venga spiegata dalla sciempiaggine dei personaggi. Questa volta Sherlock Holmes (Basil Rathbone) non fa errori marchiani, come era successo nel precedente La perla della morte, ma deve contare (anche) su una pertinente osservazione del dottor Watson (Nigel Bruce) per arrivare alla soluzione del caso. Dulcis in fundo, finalmente Holmes ammette quanto bene voglia al suo compagno di avventure.
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