Continua l'opera di demilitarizzazione di questa serie di avventure di Sherlock Holmes interpretate da Basil Rathbone. In pratica qui ne resta solo un accenno nel finale, quando ci si trova tutti in una specie di fiera paesana dove una attrazione è il tiro al bersaglio mobile, rappresentato dalle sagome dei leader dell'Asse.
Sceneggiatura composita che combina elementi da diversi racconti di Conan Doyle. In particolare il principale nemico di turno è una donna, Adrea Spedding ben interpretata da Gale Sondergaard, qualificata da Holmes come una Moriarty al femminile, che mi ha fatto pensare alla Irene Adler descritta in Uno scandalo in Boemia. Come per la Adler dell'originale, anche questo Holmes ha una fascinazione trattenuta a stento per questa avventuriera che arriva (quasi) a sconfiggerlo.
Ms. Spedding accalappia uomini rovinati dal gioco d'azzardo, ne sugge gli ultimi soldi e quindi li spinge al suicidio. Per scoprire il suo gioco, Holmes finge la sua morte e riappare nelle sembianze di un ricco indiano magneticamente attratto dalla roulette. La Spedding non cade nella trappola e quasi riuscirebbe a farla franca se non fosse che, grazie anche alle conoscenze anatomiche del dottor Watson (Nigel Bruce), Holmes riuscirà a trovare il bandolo della matassa.
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