Che sarebbe poi una delle molte versioni cinematografiche de Il mastino dei Baskerville, il racconto che rappresenta il ritorno di Holmes riuscito a sopravvivere, a furor di popolo, alla mortale caduta nelle cascate del Reichenbach avvenuta nel precedente L'ultima avventura.
Questo è invece il primo film che vede nel ruolo del consulting detective per antonomasia Basil Rathbone, che diventerà uno degli Sherlock più noti. Come dimostra la versione Walt Disney dell'investigatore, trasformato in Basil l'investigatopo (1986).
La versione Hammer di venti anni successiva sarà in salsa horror, come si addice alla gloriosa casa di produzione inglese. La Twentieth Century Fox invece ha puntato sul lato romantico, dando maggior spazio alla sottotrama che vede Sir Henry Baskerville (Richard Greene) innamorarsi della bella Beryl Stapleton (Wendy Barrie). Per rendere meno controverso questo aspetto al pubblico americano dell'epoca, si elimina il particolare che lei sia succube di John Stapleton, e che non sia affatto sua sorella, come pure ella afferma.
Credo che Sir Arthur Conan Doyle avrebbe avuto da ridire su questa semplificazione. Mentre forse avrebbe gradito l'episodio, totalmente spurio e inessenziale, della seduta spiritica, che tra l'altro non ottiene nemmeno alcun risultato.
Per il resto, la narrazione segue abbastanza da vicino l'originale. Non si cita Lestrade, a dire il vero, ma possiamo assumere che sia proprio a lui che Holmes segnala nel finale il momento di intervenire. Nota di merito alla regia (Sidney Lanfield) per non aver usato alcun effetto speciale che oggi risulterebbe imbarazzante. Il mastino è semplicemente un grosso cane molto combattivo.
La coppia Holmes - Watson (Nigel Bruce) funziona bene, e sarà alla base di una dozzina di altri episodi della serie.
Piccolo ruolo per John Carradine, padre di tutti i Carradine, che appare come maggiordomo di casa Baskerville. Particolare buffo: in originale, il carattere ha nome Barrymore, ma John Barrymore, famoso attore del tempo e tra l'altro nonno di Drew, era un grande amico di Carradine - che pare abbia assunto il nome John, lui che era nato Richmond Reed Carradine, proprio in onore suo - e dunque si decise di rinominarlo Barryman.
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