Sceneggiatura che, pur essendo evidentemente basata su Il mastino dei Baskerville, viene accreditata per essere originale. Mentre si sono visti precedenti episodi che sono indicati come rielaborazioni di racconti di Conan Doyle quando i riferimenti sono molto più tenui che qui.
I toni sono definitivamente da horror tardo gotico, ambientato com'è in un paesino dall'improbabile nome di La Mort Rouge, forse citazione da La maschera della morte rossa di Edgar Allan Poe, che però non mi pare abbia alcun riferimento con la storia narrata. Una vera e propria landa desolata, con tanto di palude che la circonda e nebbia che la ammanta giorno e notte. Chissà perché si è scelto di immaginarsela in Canada. Forse per fare sfoggio di nomi francesi, anche se poi tutti parlano tranquillamente in inglese.
Sherlock Holmes (Basil Rathbone) e il dottor Watson (Nigel Bruce) sono da quelle parti, espressamente giunti per assistere ad un convegno sull'occulto, che viene bruscamente interrotto quando Lord Penrose, che l'ha convocato e lo dirige, viene raggiunto dalla notizia che sua moglie è morta in modo misterioso. Lui non ha dubbi, è la maledizione di La Mort Rouge, dove per l'appunto abita. Holmes non sembra così convinto, ma non ha certo voglia di disputare con tal soggetto. Succede però che il giorno dopo riceve una lettera di Lady Penrose (le poste non sono lente solo da noi) che chiede il suo aiuto e fa cambiare idea al nostro detective.
Da notare che, come in Sherlock Holmes a Washington, anche qui si chiude con Holmes che cita Winston Churchill. Questa volta Watson riconosce la fonte senza fare gaffe imbarazzanti.
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