Come al solito, non bisogna fare troppo i precisini con lo svolgimento della trama di questa avventura di Sherlock Homes. Anche perché questa volta la sceneggiatura è stata affidata a Frank Gruber, scrittore seriale noto per la sua velocità di scrittura, un po' meno per la sua accuratezza. Però porta la stessa ventata di leggerezza e autoironia che Roy Chanslor ha messo ne La casa del terrore.
Siamo su di un treno che da Londra porta ad Edimburgo. Holmes (Basil Rathbone) è stato ingaggiato per proteggere un diamantone, la Stella della Rhodesia, dopo che già un primo attacco è stato sventato. Holmes accetta questo compito in quanto ha il sentore che ci sia dietro lo zampino di Sebastian Moran, una spalla del defunto (speriamo definitivamente) Moriarty, di cui nessuno conosce la vera identità. Anche Scotland Yard è in allerta, e pure il buon ispettor Lestrade (Dennis Hoey) è sul treno, relativamente in incognito.
L'intero vagone sembra occupato da personaggi stravaganti, un burbero professore di matematica, una coppia di turisti, persino una appetitosa orfana (Renee Godfrey) che sta riportando le spoglie della madre in Scozia in una ingombrante bara. Lo stesso dottor Watson (Nigel Bruce) si accompagna quasi più con un suo vecchio collega d'armi, il maggiore Duncan-Bleek (Alan Mowbray), che con Holmes.
Svariati omicidi, alcuni dei quali solo tentati, colpi di scena, vedremo pure il pacifico Watson alzare le mani e anche Lestrade compiere finalmente una azione poliziesca sensata.
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