Sapendo che si tratta di come un tale a nome Curtis (Chris Evans) fa una rivoluzione che vorrebbe portare gli ultimi dell'umanità fino in cima, e che tutto ciò succede in un lunghissimo treno, non ha molto senso lamentarsi dell'eccessiva truculenza di Joon-ho Bong (regia). Se difficilmente le rivolte sono pacifiche, farle in un ambiente così circoscritto ha delle evidenti complicazioni che portano anche ad un maggior tasso di spargimento di sangue.
Però tutto quell'indugiare su ammazzamenti vari e primi piani di gente che esala l'ultimo respiro e resta con gli occhi sbarrati mi pare un po' troppo fine a se stesso.
In principio era un fumetto francese, Le Transperceneige, che chissà come, ha colpito la fantasia del regista coreano al punto da trascinare il suo abituale produttore in un progetto abbastanza folle e molto costoso, almeno per gli standard non-americani. Per avere una speranza di non trascinare nel fallimento tutti quelli che lo avessero toccato, si è deciso di farlo diventare una produzione internazionale, con attori da mezzo mondo. Nonostante il mezzo flop negli USA, per i soliti problemi commerciali, a livello planetario gli incassi hanno premiato la scommessa.
Un maldestro tentativo di arginare l'effetto serra ha causato il surgelamento del mondo. Pare che gli unici umani a cavarsela siano quelli che hanno comprato un biglietto per il treno di Wilford (Ed Harris), misteriosamente capace di moto perenne, e attrezzato di tutto punto per una indefinita sopravvivenza dei suoi viaggiatori. Come in ogni treno che si rispetti, ci sono gli scrocconi, saliti a bordo senza biglietto, che hanno evitato il surgelamento, ma sono tenuti negli ultimi vagoni in uno stato miserevole.
Costoro hanno una specie di leader spirituale Gilliam (John Hurt), e uno più militaresco, Curtis, che vuole farla pagare a Wilford per quello che gli ha fatto passare.
Nel cast spicca Tilda Swinton, nel ruolo di Mason, vice di Wilford che si occupa della gestione politica del treno. Folle come può esserlo un personaggio da cartone animato (mi ha fatto pensare a Woody Woodpecker) o un politico di lungo corso.
La storia è un evidente metafora della situazione corrente dell'umanità, come viene pure detto esplicitamente nel confronto finale tra Wilford e Curtis.
Non l'ho mai sentito nominare caro Blabla, ma da come lo descrivi, non penso di avere perso molto ..o sbaglio!
RispondiEliminaAbbraccio serale!
In effetti non te lo consiglierei. A me non è completamente dispiaciuto, anche se avrei preferito meno ammazzamenti e più sviluppo dei personaggi. Stammi bene, Nella :)
EliminaNon ti nego che ero scettico...
RispondiEliminaMa nel complesso mi è piaciuto. Adesso dovrei recuperare il fumetto.
A me invece queste improbabili storie fumettose attraggono abbastanza. Avessero lasciato più spazio a Hurt e alla Swinton, si fosse indugiato meno sugli ammazzamenti ... sarebbe stato un film diverso e Joon-ho Bong si sarebbe rifiutato di farlo. E magari sarebbe stato pure una catastrofe finanaziaria.
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