La sceneggiatura torna nelle mani di Bertram Millhauser per la quinta e ultima volta nella serie, dopo La perla della morte, La donna ragno, Sherlock Holmes di fronte alla morte, e Sherlock Holmes a Washington, e il risultato è paragonabile agli altri episodi. Guardabile, ma senza potersi aspettare troppo.
Per qualche strano motivo manca qui l'ispettore Lestrade, che viene citato un paio di volte e rimpiazzato dal suo collega Gregson (Matthew Boulton), che gioca meno sul lato comico del personaggio. La storia non è strettamente riconducibile ad alcun racconto di Conan Doyle, anche se il tentativo di omicidio ai danni di Holmes (Basil Rathbone) ricorda quello de L'avventura della casa vuota.
Gregson ricorre all'aiuto di Holmes per trovare il serial killer che opera a Londra. Il consulting detective capisce subito che si tratta di un elaborato piano del solito professor Moriarty. Nonostante che questi sia già morto due volte in precedenti casi, ne Le avventure di Sherlock Holmes, e L'arma segreta, non si fa cenno della cosa, mentre si fa riferimento ad una sua presunta terza morte che sarebbe avvenuta addirittura a Montevideo. Moriarty ha anche nuovamente cambiato connotati, essendo ora interpretato da Henry Daniell che fra l'altro era già apparso in altri ruoli ne La voce del terrore e Sherlock Holmes a Washington. Non credo che costituisca spoiler il dire che il genio del male finirà anche in questo episodio per schiantarsi a terra dopo una caduta da grande altezza.
C'è anche una dark lady, Lydia, esperta ipnotista al soldo di Moriarty, anche lei interpretata da una habitué della serie, Hillary Brooke, piccolo ruolo ne La voce del terrore (faceva da autista a Holmes) e al centro della complicata trama di Sherlock Holmes di fronte alla morte, come Sally Musgrave.
Watson (Nigel Bruce) torna ad avere un ruolo da pura spalla comica, anche se ora Holmes sembra più attaccato emotivamente a lui, al punto da cedere ad un ricatto di Moriarty temendo per la vita del buon dottore.
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