La sceneggiatura è basata, con notevoli modifiche, sulla piece teatrale che William Gillette aveva creato frullando e centrifugando svariati racconti holmesiani, il tutto con l'approvazione di Sir Arthur Conan Doyle. Il risultato è un po' strano, si vedono riferimenti a svariati casi, in particolare a L'ultima avventura, ma il tutto è rielaborato in un modo personale e, tutto sommato, piacevole.
Tra l'altro, pare che si debbano proprio a Gillette alcune caratteristiche iconografiche del personaggio, quali i peculiari cappello e pipa, e la battuta ricorrente "Elementare, Watson!".
L'azione parte con il professor Moriarty (George Zucco) che viene assolto da un accusa di omicidio, sfuggendo per una questione di secondi all'entrata in scena di Sherlock Holmes (Basil Rathbone) che afferma di aver trovato nuove prove che incastrerebbero il genio del male. Niente da fare, il processo è chiuso. Moriarty lancia una sfida a Holmes, metterà a segno un ultimo, eccezionale colpo, e poi si ritirerà a vita privata, lasciando nel discredito il suo arcirivale.
Nonostante John Watson (Nigel Bruce) lo pungoli, Holmes aspetta paziente che Moriarty faccia la sua mossa. Quello che non si aspetta e che costui di mosse ne faccia molteplici e, mostrando una ottima conoscenza del suo avversario, le riesca ad incastrare in modo da distogliere l'attenzione sul suo bersaglio principale.
Ann Brandon (Ida Lupino) si rivolge infatti al nostro consulting detective per sottoporgli l'oscuro caso di una minaccia di morte a fumetti indirizzata al di lei fratello. Questa non basterebbe a solleticare l'attenzione holmesiana, se non ci fosse anche il particolare del fidanzato di lei, e avvocato del fratello, che tentasse di impedire l'inizio dell'indagine. Anche questo rafforzamento, scopriremo, è dovuto all'ingegno criminoso moriartesco.
Seguono omicidi, feste nobiliari con intrattenimenti esotici, corse di calessi nella nebbiosa notte londinese e tutto quanto ci si può aspettare da un avventura di questo genere. Compreso il finale a favore del nostro eroe.
Il risultato mi pare superiore al precedente episodio, e ha alimentato le fantasie sherlockiane di numerosi successori. Direi ad esempio che sia evidente come questo film abbia ispirato il magistrale Le cascate di Reichenbach, terzo episodio della seconda stagione di Sherlock, versione BBC moderna a cura di Mark Gatiss e Steven Moffat.
Caro Blabla , questo post mi ricorda cose passate che si adoravano in casa , da parte di una persona scomparsa per sempre..
RispondiEliminaProvo tanta nostalgia a ricordarle, unita al piacere di averle vissute.
Un bacio amico caro!
Spero che la dolcezza del ricordo vinca sulla nostalgia del tempo passato. Un caro abbraccio, Nella.
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