Le cascate del Reichenbach sono note a praticamente chiunque conosca le avventure di Sherlock Holmes o si interessi di letteratura seriale, e in particolare della difficoltà che un autore incontri quando si voglia liberare di un personaggio che gli sia diventato troppo ingombrante.
Sir Arthur Conan Doyle aveva infatti scritto L'ultima avventura (The final problem) sperando di mettere una definitiva fine alle avventure di Holmes. Nel far questo gli aveva dato un fratello, Mycroft, e formidabile avversario, il Professor Moriarty, un vero genio del male che potesse tenergli testa, così potente da giustificare persino un sacrificio finale da parte del nostro eroe. Tutto inutile. Molti anni dopo Stephen King spiegò con Misery non deve morire quanto il pubblico possa affezionarsi al protagonista di una serie. Per fortuna di Conan Doyle in questo caso non si raggiunsero questi eccessi, ma in ogni caso la produzione di racconti riprese come se niente fosse successo su quelle fatali sponde.
Nel 2011 è uscito il secondo capitolo delle avventure holmesiane targate Guy Ritchie, che ricalcano proprio questa storia, la scommessa di Mark Gatiss e Steven Moffat (più Steve Thompson che ha effettivamente scritto questo episodio) è stata quella di spostare l'enfasi dal duello mortale tra Holmes (Benedict Cumberbatch) e Moriarty (Andrew Scott) alle motivazioni di questi due brutti soggetti. E da farci chiedere non tanto se Sherlock sia davvero morto o meno, ma come sia riuscito a creare l'illusione della sua morte.
Tra le sorprese dell'episodio abbiamo quella di sentire Holmes ammettere di avere ben tre amici, il buon dottor Watson (Martin Freeman), la stonatissima Mrs. Hudson (Una Stubbs), e anche l'ispettore Lestrade (Rupert Graves). E riuscirà persino a dire a Molly (Louise Brealey) che la ha sempre apprezzata per la sua affidabilità (anche se viene il dubbio che la stia semplicemente usando, come gli capita spesso di fare).
Non sorprende invece vederlo maltrattare un po' tutti quanti gli capitino a tiro, compresa Kitty (Katherine Parkinson), una giornalista non eccelsa che però non si sarebbe meritata un trattamento così rude.
Si impasticcia ancora di più la relazione tra fratelli, visto che Mycroft (Mark Gatiss) capirà di aver fatto un grave errore ma non avrà la forza di ammetterlo a Sherlock, e che questi, in difficoltà, non sarà capace di chiedergli aiuto.
La mia speranza è che, dopo la caduta, Reichenbach si possa rialzare acquistando una miglior consapevolezza di sé.
A proposito di Reichenbach. In questa versione l'azione non si sposta da Londra. Succede invece che Sherlock, subito all'inizio dell'episodio, riesca a recuperare un dipinto di Turner della serie che questi ha dedicato alle cascate del suddetto torrente svizzero e i giornalisti, chissà come, chissà perché, finisca per soprannominare l'investigatore proprio Reichenbach. Il titolo dell'episodio andrebbe quindi tradotto La caduta di Reichenbach, in quanto Sherlock cadrà in disgrazia con (quasi) tutti e farà anche un tuffo da una altezza considerevole, con un esito che sembrerebbe fatale.
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