In origine era il romanzo epistolare di Max Brooks, figlio di Mel, che ebbe un successo tale da attirare le case di produzione hollywoodiane. Dopo una serrata battaglia a base di rilanci, a vincere fu il partito di Brad Pitt, sconfiggendo tra gli altri anche Leonardo di Caprio.
Originariamente Pitt avrebbe dovuto limitarsi alla produzione, ma difficoltà nello scritturare un protagonista lo spinsero a mettersi in gioco anche nella recitazione. E forse questo è un problema del film, non che il buon Brad non sia un bravo attore, ma ho come il sospetto che la sceneggiatura sia stata adattata per dargli tutto lo spazio possibile.
E non è solo quello il limite della sceneggiatura, che mantiene del racconto originale poco, in pratica solo l'idea iniziale, e la sviluppa seguendo logiche tutte sue. Poco spazio alla regia (Marc Forster) che sembra più che altro occupata a gestire l'imponente budget.
Gerry (Pitt), dipendente delle Nazioni Unite che ha deciso di lasciare l'usurante attività investigativa per dedicarsi alla famiglia, scopre improvvisamente che un contagio alla Contagion sta trasformando il mondo in un incubo zombie alla 28 giorni dopo, film di Danny Boyle. Anche questi zombie sono velocissimi, contrariamente alla tradizione che li vuole lenti, beh, come zombie. Anche in questo caso l'origine è virale, la differenza è che nella versione di Boyle gli infettati erano resi violenti e insensati dall'infezione, in questa il virus uccide l'ospite e poi ne prende il comando, usando spesso il corpo come arma, con lo scopo di infettare (quasi) tutti gli altri umani. Il che crea una serie di problemi logici (come diamine fa un virus a usare un corpo umano morto in questo modo?) sui quali è meglio sorvolare.
Gerry viene richiamato in servizio per trovare l'origine dell'infezione (vedi ancora Contagion), missione che lo porta prima in Corea del Sud, poi in Israele, infine nel Galles, nei dintorni di Cardiff, dove c'è un laboratorio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che potrebbe dare una soluzione al problema.
Per arrivare alla quale il buon Gerry dovrà affrontare una specie di videogioco alla Resident evil con vari trabocchetti.
Particolare curioso, tra i dottori dell'OMS che Gerry trova nell'istituto, c'è anche Peter Capaldi, identificato nei titoli di coda semplicemente come WHO Doctor (WHO = World Health Organization = OMS), prima che potesse diventare il dodicesimo Doctor Who. E vale la pena di notare che a Cardiff c'era la sede dell'Istituto di Torchwood, prima che venisse distrutto nella terza stagione della serie a causa di un ordine impartito da John Frobisher, personaggio interpretato dallo stesso Capaldi.
Tra i dottori dell'OMS spicca, soprattutto per noi, Pierfrancesco Favino, che ha modo di recitare per una manciata di minuti a fianco di Pitt. Spero che questo l'aiuti nella sua carriera internazionale.
E' letteralmente un macello!
RispondiEliminaUn film troppo caciarone...
Un vero macello. Occhio e croce l'epidemia deve aver ucciso larga parte della popolazione mondiale. Non mi è chiaro quale sia il punto della sceneggiatura, potrebbe essere visto come una specie di incubo di un appartenente al tea party (o per noi, leghista o assimilabile) che si vede assediato da stranieri che vede come disumani che mirano solo a distruggere il suo mondo.
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