American hustle - L'apparenza inganna

Il sottotitolo italiano non aiuta a capire il vero tema del film, casomai confonde le acque. Penso che l'intenzione fosse quella di far pensare al potenziale spettatore di trovarsi di fronte a qualcosa come The prestige, Inception o, più modestamente, Now you see me. Pessima idea, visto che, pur partendo da premesse tutto sommato paragonabili, si va in una direzione diversa.

Per quanto riguarda il titolo originale, conviene fare attenzione a non confondere "hustle", che in questo caso significa truffa ma che è spesso usato nel suo senso più neutro di muovere o muoversi con fretta e senza troppi riguardi, con "hustler", termine con cui si indica chi fa del sesso il proprio lavoro.

La sceneggiatura originale, scritta da Eric Warren Singer (quello di The international, con cui ha in effetti qualcosa in comune), era considerata di ottimo valore, ma non si trovava nessuno che la volesse convertire in film. Troppo complicato, si diceva. A prendersene briga è stato David O. Russell, che l'ha adattata ai suoi scopi e diretta, approfittando probabilmente del nuovo credito ottenuto dopo il successo di Silver linings playbook.

E' basata su una storia vera, e questo mi ha causato una certa perplessità, che non apprezzo le storie vere, soprattutto quanto vengono manipolate pesantemente per far passare quello che vuole il team creativo senza prendersene la responsabilità. Per fortuna non è questo il caso, e ci viene detto immediatamente che solo qualcosa di quello che stiamo per vedere è effettivamente accaduto.

Si narra di Irving Rosenfeld (Christian Bale), un truffatore da poco, che da piccolo rompeva i vetri così che il padre li potesse sostituire (vedi Il monello di Charlie Chaplin) e che ora (anni settanta) millanta di avere agganci nel mondo della finanza, si fa pagare le spese anticipate da disperati che necessitano un prestito, e poi dice che la inesistente pratica non è andata in porto. Conosce Sydney Prosser (Amy Adams), bella donna con un passato di cui non va fiera, e i due decidono di lavorare assieme. Gli affari vanno a meraviglia. Se non che un agente dell'FBI, Richie DiMaso (Bradley Cooper), li pizzica e propone un patto leonino perché Sydney non vada in galera. Irving dovrà servirgli quattro suoi colleghi.

Irving inizia ad imbastire una trappola, creando un falso sceicco arabo disposto ad investire molti soldi, ma un pollo tira in ballo il sindaco di un paesino del New Jersey, Carmine Polito (Jeremy Renner) che sta cercando di aprire un casinò nel suo paese per contrastare il tracollo economico, e Richie si ingolosisce. Il suo capo (Louis C.K.) non ne vorrebbe sapere, ma il di lui capo (Alessandro Nivola) si mostra entusiasta (un arresto del genere sarebbe un bel colpo per la sua possibile carriera politica) e lo spinge all'azione. L'affare diventa grosso, il falso sceicco arabo, interpretato da un agente di origine ispanica (Michael Peña), viene visto con sospetto da un boss della cosa nostra americana (Robert De Niro) che si è autoinvitato nell'affare e, un po' per chiamare il bluff, un po' per garantire la riuscita della cosa, consiglia di fargli dare la cittadinanza americana. Per fare questo occorre ungere le ruote del sistema, corrompendo deputati e senatori.

Come se tutto questo non bastasse, Carmine e Irving fanno amicizia, il che implica serate assieme con le rispettive mogli. Irving è sposato con Rosalyn (Jennifer Lawrence), una tipetta piuttosto bizzarra che minaccia più o meno involontariamente di far saltare tutto per seguire le sue priorità.

L'interesse della storia sta nel fatto che non esistono buoni e cattivi, non è un film in bianco e nero, ma con tante tonalità di grigio. Il vero sconfitto sarà infatti quello che pensava di essere dalla parte della ragione, e che tutti gli altri avessero torto.

E non ci sono veri vincitori, Irving e Sydney riusciranno a limitare i danni, uscirne non troppo male. Forse è questa l'unica vera vittoria a cui si può ambire.

4 commenti:

  1. American Hustle è stato davvero piacevole!
    Tra i migliori film del 2013.

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    1. Sottoscrivo. Ricco di temi, variato nell'uso dei registri, ottimo casting. Non mi sono quasi nemmeno accorto della durata superiore alle due ore.

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  2. A me è piaciuto moltissimo,sarà anche perchè adoro gli anni '70. Riguardo alla trama l'ho trovata avvincente anche se ho fatto un po' fatica a seguirla in alcuni parti, del resto non è che me intenda molto di alta finanza....

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    1. In effetti alcuni passaggi non sono approfonditi, per non appesantire la trama già complessa.
      La truffa in cui è specializzato Irving è banale, chiede una commissione (non rimborsabile!) per ottenere un prestito per il cliente. Poi butta via la pratica e si tiene i soldi.
      L'ingresso dei mafiosi nell'affare del casinò è praticamente automatico, visto che ai tempi erano loro i quasi unici gestori del ramo. Per maggiori informazioni ti puoi vedere Casinò di Scorsese.

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