Meraviglia di concisione, in un paio di minuti ci viene spiegato il passato, presente e quale sia l'aspettativa per l'immediato futuro (il titolo originale suona come La strategia dell'ottimismo) di Pat (Bradley Cooper). Il nostro è in un ospedale psichiatrico (ma non prende i farmaci prescritti, un po' come Jack Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo), la moglie - di cui è disperatamente innamorato - l'ha mollato, ma lui è convinto di poterla riconquistare.
Scopriremo più avanti che gli è stato diagnosticato un disturbo bipolare, e dunque non dovremmo fidarci troppo della sua convinzione, come del resto non ne sembrano convinti i genitori, che pure fanno di tutto per il figlio, come convincere il tribunale ad assegnare a loro la sua custodia.
La strategia della madre, a cui aderisce malvolentieri il padre (Robert De Niro in ottima forma), è quella di trovare una amica al figlio che gli faccia dimenticare la moglie. La scelta cade su Tiffany (Jennifer Lawrence - Oscar), sorella della moglie del miglior amico di Pat, recente vedova, e anche lei con notevoli problemi mentali.
C'è da dire che anche il padre ha un problema. È talmente ossessionato dagli Eagles, la squadra di football americano di Philadelphia, da non poter andare allo stadio (picchiava regolarmente i tifosi avversari), segue le partite in televisione attrezzato con una serie di riti propiziatori, e ha una fiorente attività di scommettitore accanito.
Per motivi che non sto a spiegare, i due piccioncini (nonostante la pesante intromissione di malattie mentali, si tratta di una commedia romantica) si trovano a lavorare duramente per una manifestazione di ballo, e arriveremo al gran finale in cui allo stesso tempo c'è l'ultima partita di campionato e l'esibizione danzereccia.
I ringraziamenti sui titoli di coda del film iniziano ricordando Sydney Pollack e Anthony Minghella. I due pensavano di dirigerlo e produrlo anni fa, prima che il destino decidesse diversamente. Il progetto è stato ripreso da David O. Russell, che ha riscritto la sceneggiatura, basata sul romanzo di Matthew Quick, e curato la regia, mantenendo la difficile via di mezzo tra dramma e commedia, trattando la malattia mentale senza banalizzare il soggetto. In più occasioni, durante lo svolgimento della vicenda, vien da pensare che non ci siano differenze sostanziali tra i presunti sani e i presunti matti, solo che a questi ultimi è stata affibbiata un'etichetta che li rende più visibili.
Particine per Paul Herman (amico del padre), Chris Tucker (amico d'ospedale) e Shea Whigham (fratello). La bella colonna sonora curata da Danny Elfman include una variegata scelta di canzoni (ad esempio, My cherie amour di Stevie Wonder, che gioca un ruolo importante) - a quella sui titoli di coda ho dedicato un post a se stante.
Al termine del film (che a mia moglie e alle sue amiche è piaciuto moltissimo, a me un po' meno MA NE POSTERO' CON CALMA) ci siamo messi a discutere sul tema: COME AVREMMO TRATTATO UN TEMA COSI' IN ITALIA?
RispondiEliminaProbabilmente, nelle mani di un Verdone o di un Pieraccioni o di un Brizzi, sarebbe venuta fuori una FARSACCIA, con i tifosi della Roma e della Lazio che si insultavano per il 90% del tempo e un finale mieloso, a tarallucci e vino...
Forse hai ragione. Però a vedere i risultati al botteghino mi vien da dire che anche il pubblico ha la sua responsabilità.
EliminaHo fermato la lettura a "scopriremo più tardi" perché temo piccoli spoiler (dimmi tu se posso leggere o no).
RispondiEliminaQuanto avrei voluto vedere "Il lato positivo" ma ahimé non è ancora arrivato (forse sarà programmato nel mio paese a partire dal 14 marzo, incrocio le dita).
Di sicuro tra vedere il film e leggere quel che ne penso io ha la precedenza la prima. Ne riparliamo settimana prossima (incrociando le dita).
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