Amici miei atto II

Sette anni dopo, Mario Monicelli rimette assieme la vecchia banda di scapestrati e dà un seguito alle loro avventure. Visto che la prima parte terminava con la dipartita del Perozzi (Philippe Noiret) è gioco forza alternare zingarate nel presente storico del film con flash back che lo riportino in vita, anche se c'è da dire che l'attendibilità dei fatti narrati, e soprattutto della loro cronologia, sembra essere l'ultima delle preoccupazioni della sceneggiatura. Del resto abbiamo anche che il Necchi cambia misteriosamente la figura, mutando da Duilio Del Prete in Renzo Montagnani, e riprendendosi la voce che il Montagnani aveva prestato al Noiret nel doppiaggio italiano. Ma visto che le vicende sono narrate in prima persona dai protagonisti, e questi non brillano certo per affidabilità, aspettarsi un racconto coerente sarebbe veramente fuori luogo.

Sin dall'incipit si mette bene in chiaro che il pubblico di riferimento è quello che ha già conosce la storia (viene riproposta la mitica sessione di schiaffoni in stazione) e vuole qualche dettaglio aggiuntivo. E così viene mostrata un'altra disastrosa avventura sentimentale dell'architetto Melandri (Gastone Moschin), che questa volta cerca di circuire una prosperosa attivista cattolica (Domiziana Giordano al primo film), fallendo nell'opera a causa dell'alluvione di Firenze, nientemeno. Alluvione che causa anche la definitiva separazione del Perozzi dalla moglie, e nell'occasione ci viene spiegato anche il motivo del caratteraccio del Perozzino. Tra le zingarate più citate c'è quella in cui la brigata si presenta ad un serissimo concorso canoro con una canzonaccia da osteria (Nota ai cultori come "Ma vaffanzum"). Tra le guest star appaiono Alessandro Haber, nei panni di un vedovo inconsolabile che subisce uno scherzo atroce da parte del primario Sassaroli (Adolfo Celi) e Paolo Stoppa (in finale di carriera) che interpeta un antipaticissimo usuraio che ha preso di mira il conte Mascetti (Ugo Tognazzi). Solito spazio striminzito riservato alle donne, il Mascetti ha una moglie (Milena Vukotic) e una figlia che ricordano stranamente la famiglia di Fantozzi dall'episodio dell'80 ("contro tutti) in avanti. Ma d'altronde gli sceneggiatori sono sono quelli (a mettere la firma in entrambe le serie sono Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi) e la Vukotic ha il dono dell'ubiquità.

5 commenti:

  1. un grande esempio di COMMEDIA ALL'ITALIANA, beffarda e salace
    di Monicelli (ahimé) si è rotto lo stampo...

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  2. Eddai, lasciamo perdere la timeline, che qui c'è troppo da ridere. E' stato un mio cult nell'adolescenza, anche per Vaffanzum, ma poi è cresciuto fino a diventare la fine del sottogenere italiano, un canto del cigno che ti assicura comunque tante cose che altrove, in altri tempi, ti sembrano solo una copia sbiadita. Potrei parlare bene anche del seguito, ma dovrei rivederlo prima.

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    1. Intendevo dire che secondo me le incongruenze sono quasi cercate. Vedi l'episodio della contorsionista, narrato in flashback, in cui gli stessi narratori dichiarano spudoratamente di non ricordare quando sia successo, se il Perozzi c'era (come risulta dal film) o se fosse già morto.

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    2. E' un bel motivo per rivederlo. Dopo le risate, l'amarezza, ecco che BlaBla trova qualcosa di più alto. C'è motivo di riflessione...

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    3. Oppure sono io che sono strano :D

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