La sceneggiatura, inspiegabilmente affidata ai coniugi Kieran e Michele Mulroney, il cui unico precedente è Paper man, film che hanno scritto e diretto con scarsi risultati, è decisamente il punto debole del film. Ma anche la colonna sonora, nonostante sia stata affidata Hans Zimmer, non è che brilli, a parte alcuni inserti non originali, qualche accenno al Don Giovanni mozartiano, che il dottor Moriarty si gode a teatro, e a Die Forelle (la trota), un bel lied di Schubert, di cui si fa un simpatico uso nella sceneggiatura. Nel cast, la prima donna Noomi Rapace passa quasi inosservata, Rachel McAdams le passa il testimone dal primo episodio e scompare, senza avere il tempo di dare un contributo significativo, Jared Harris nel ruolo del supercattivo professor Moriarty mi pare poco incisivo.
Nonostante questo, il risultato lo direi notevole. Grazie a Guy Ritchie, che copre i problemi di sceneggiatura con la regia inventiva di cui è capace, e grazie ai due protagonisti Robert Downey Jr. e Jude Law che nei reinventati panni di Sherlock Holmes e del buon dottor Watson fanno faville. Tra le figure di comprimari meglio riuscite, Stephen Fry ha la parte piccola ma significativa del fratello (più furbo) di Sherlock, e Kelly Reilly (la "cattiva" in Orgoglio e pregiudizio), presente già nel primo capitolo, diventa qui signora Watson.
La storia è molto liberamente basata sull'ultimo racconto della seconda collezione, Le memorie di Sherlock Holmes, che sir Conan Doyle, stufo del suo personaggio, aveva speranzosamente intitolato L'ultima avventura. Non fu il caso delle avventure su carta, e non lo sarà nemmeno per quelle cinematografiche. In pratica le somiglianze si limitano all'introduzione, al controfinale (anche se mi pare abbia più debiti verso 007 e una curiosa vicinanza a Johnny English reborn), all'introduzione del fratello e dell'arcinemico di Holmes.
Diversamente dal primo episodio, gli intrighi che Holmes e Watson affrontano sono molto più in linea con l'immaginario originale, anche se lo stravolgimento eseguito da Ritchie è perfino più radicale, e dunque chi si aspettasse un'aderenza ai personaggi originali, o almeno a quelle atmosfere, potrebbe restare deluso.
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