Johnny English – La rinascita

La fonte principale è 007, ma la sceneggiatura mescola allegramente elementi proveniente da svariati cicli del genere spionistico, come ad esempio la serie Bourne, con una mezza citazione nel titolo originale (Johnny English Reborn), o le Mission: Impossible. Il tutto è tenuto assieme dalla comicità molto fisica di Rowan Atkinson, che però avrebbe potuto essere sfuttato meglio.

Tra il primo episodio e questa ripresa c'è un buco di otto anni, parzialmente colmato dalla sceneggiatura spiegando che anni prima English ha ridicolizzato il servizio segreto inglese e per questo motivo ha perso il titolo di Sir, è stato espulso dal lavoro ed è finito in un monastero zen per cercare la sua via. Il nuovo capo del servizio segreto (Gillian Anderson) è costretta malvolentieri a richiamarlo in servizio perché un agente è disposto a spifferare solo a lui un segreto di importanza capitale. English dimostra subito quanto lei abbia ragione causando una serie di danni che non possono che far pensare a Clouseau, a cui il personaggio deve molto per come è in bilico tra genio e imbecillità, simpatia e odiosità. Dopo una serie di catastrofi, English è solo, ma riesce a riconquistare dalla sua parte il collega (Daniel Kaluuya), di cui aveva scioccamente stroncato la carriera, e la psicologa (Rosamund Pike), e partire alla riscossa.

Meritorio il tentativo di non fare un semplice spoof basato una debole sceneggiatura e tenuto a galla solo dalle risate, e di fornire invece una storia con un capo e una coda che, per così dire, attacca dall'interno i luoghi comuni del genere. Il risultato però è discontinuo, con scene che mi hanno fatto rotolare dalle risate, altre di azione passabilmente avvincenti, ma inframmezzate da lunghi momenti di stanca.

Da non perdere la comica finale sui titoli di coda, in cui Atkinson appare da solo (con una partecipazione minima della Pike) in veste di cuoco che prepara una pietanza a ritmo di musica (dal Peer Gynt di Edvard Grieg) - e come non pensare a Charlie Chaplin barbiere al ritmo della danza ungherese numero 5 di Johannes Brahms

4 commenti:

  1. lo humour di Atkinson non piace a tutti
    A ME SI'!!!!!!!
    lo dico con tutto il cuore, c'è poca gente al mondo che fa ridere come lui
    concordo sui titoli di coda: SCENA GENIALE, come già nel primo episodio

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    1. Perfettamente d'accordo. Anni fa ho visto un suo one-man-show ed era roba da non arrivare vivi alla fine, dal gran ridere che ho fatto.

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  2. Non ho visto visto il primo Johnnny English né per ovvi motivi questo sequel, ma anch'io come il bibliofilo apprezzo l'umorismo di Atkinson. Ti consiglio di vedere "La famiglia omicidi".

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    1. Buon suggerimento, grazie. L'ho già visto però così rimedio alla mancata citazione nel post, che ci stava bene come esempio in cui Atkinson funziona in un ruolo completamente diverso dal suo classico Mr.Bean.

      Che poi, per dirla tutta, a me va benissimo anche quando usa la sua maschera principale.

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