Commedia non riuscitissima della coppia Terry Zwigoff (regia) - Daniel Clowes (storia originale a fumetti e trasposizione cinematografica) che già aveva prodotto il più interessante Ghost world. Per Zwigoff, tra i due c'è in mezzo il ben più noto Babbo bastardo.
Non mi ha entusiasmato il protagonista (Max Minghella agli inizi) e direi che la sceneggiatura patisce una certa indecisione sulla strada da far prendere alla storia, che finisce per non essere né carne né pesce.
Minghella junior interpreta un ragazzetto dei sobborghi di New York che, dopo una esperienza non esaltante nelle scuole locali, vittima predestinata dei bulli, si iscrive ad un college a indirizzo artistico della grande città. Ha qualche talento nel disegno, che mi sembra attingere al rinascimento italiano, o magari ai preraffaelliti inglesi, ma le idee molto confuse, al punto da indicare come suo artista di riferimento nientemeno che Pablo Picasso, quagliante come i cavoli a merenda con la sua vena artistica. I suoi compagni di studio, come si può immaginare, sono molto pittoreschi, e forniscono spunti per scenette divertenti.
Il punto principale credo sia la totale insensatezza del mondo artistico corrente (o almeno, della sua parte evidente), ben rappresentata anche da uno degli insegnanti (John Malkovich, anche tra i produttori, con Clowes), pittore fallito che ha passato venticinque anni ad affinare la sua tecnica nel dipingere triangoli.
Una sottotrama rosa riguarda il tentativo del protagonista di conquistare la bella (Sophia Myles), indecisa tra l'artista e un suo pessimo collega (ma fustacchione). Una sottotrama gialla prevede strangolamenti, e la caccia all'assassino da parte di una polizia pasticciona.
Ruolo minore per Anjelica Huston, sempre in gamba.
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