Difficile a credersi, ma ci fu un tempo non lontano in cui in televisione si parlava di scacchi in prima serata. Come si vede in questo documentario HBO, i telegiornali americani addirittura aprivano sull'incontro valido per il campionato mondiale di questo sport. La spiegazione sta nel fatto che era il 1972, nel pieno della guerra fredda, e lo sfidante, Bobby Fischer, contendeva il titolo al russo Boris Spassky.
La vicenda fu dunque pompata da ambo le parti per scopi propagandistici, e a perderci furono proprio i due scacchisti. Spassky perse credito in patria per essere stato battuto dal capitalista, ma peggio ancora andò a Fischer che perse quel briciolo di equilibrio mentale che gli era rimasto.
Nulla da dire sul lavoro di Liz Garbus, che del resto ha un invidiabile curriculum da documentarista, anche il titolo illustra esattamente quello che è il senso della pellicola. Colpa mia, quindi, che mi sarei aspettato qualcosa di diverso, più incentrato sul gioco, e su come Fischer lo affrontava. Si racconta invece come mai Fischer è diventato scacchista, sacrificando praticamente tutta la sua vita allo scopo di vincere il mondiale. E come, dopo averlo vinto, si sia trovato completamente svuotato.
Giustamente non ci viene risparmiata l'imbarazzante imbecillità autodistruttiva dell'uomo Bobby Fischer, bizzarro caso di ebreo antisemita, particolare che fa pensare a The believer.
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