American life

Bizzarria, ma non caso isolato, dalla distribuzione italiana ha voluto che il titolo originale Away we go (Ce ne andiamo) venga "tradotto" in italiano in modo da creare un riferimento ad American beauty, come astuto meccanismo per aiutare lo spettatore distratto che si chiede chi sia il Sam Mendes alla regia.

Pur mantenendo toni molto critici verso l'American way of life, qui Mendes affronta una sceneggiatura molto lieve (Dave Eggers - che ha anche co-sceneggiato Nel paese delle creature selvagge - e Vendela Vida), realizzando una commedia ben distante anche dal dramma del suo precedente Revolutionary road, con cui condivide solo il fatto di mettere al centro dell'azione una coppia di giovani adulti dalle idee un po' confuse.

Differenza sostanziale, i due protagonisti (John Krasinski versione barbuta e Maya Rudolph) sono in gran sintonia, e quello che si esplora qui non è tanto la loro relazione, quanto il confronto tra loro e il resto del mondo. Il film li prende in un momento chiave del loro rapporto, a pochi mesi di distanza dalla nascita del loro primogenito. Scoprono (con gran sorpresa) di non poter contare sull'appoggio dei genitori di lui (Jeff Daniels barbuto è il padre) che, invece di pensare al loro ruolo di nonni, preferiscono organizzarsi un soggiorno di due anni in Belgio.

Da bravi americani, i due non hanno problemi a muoversi, e decidono di pensare a trasferirsi altrove. Non più giovanissimi, sulla trentina abbondante, colti dal sospetto di essere degli spiantati, vivono come studenti universitari, e non sembrano pronti ad una vera vita familiare. O almeno, sono convinti di non esserlo. Infatti pensano a dove trasferirsi in funzione di dove vivono amici/parenti. Si mettono dunque in viaggio per il Nord America scoprendo (con orrore) di non essere compatibili con tutte le opzioni che avevano pensato. Finiranno così per scegliere di affrontare da soli il passaggio all'età adulta.

Si tratta dunque di una storia di formazione on the road, un po' come This must be the place, ma da parte di un paio di simpatici ragazzotti, senza grossi problemi che, dopotutto, non incontrano grandi difficoltà. La loro vicenda mi ha fatto pensare alla dichiarazione di quel demente stragista norvegese, che odiava la canzonetta di Pete Seeger. Avesse visto questo film, gli sarebbe venuta la bava alla bocca, anche solo per la colonna sonora. Io, invece, ho trovato molto piacevole questa piccola storia tranquilla che parla di piccoli problemi di persone tutto sommato normali.

I personaggi incontrati sulla strada dai protagonisti tendono alla macchietta, dato il poco tempo lasciato loro. Ad uscirne meglio mi pare sia il terribile personaggio interpretato da Maggie Gyllenhaal, una fricchettona femminista con buffe idee che lei ritiene molto serie.

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