Se non fosse per la colonna sonora, non è immediato capire cosa stia succedendo in questo film. Canzonette dal tono scherzoso ci danno la dritta che Steven Soderbergh ha scelto un tono da commedia per questo suo lavoro.
In realtà si tratta di una storia seria, basata su un lavoro di giornalismo di inchiesta su uno scandalo che ha colpito una multinazionale agroalimentare negli anni novanta.
Il taglio dato mette in ridicolo il mondo delle grande aziende americane, mostrando come uno svitato (interpretato molto bene da un Matt Damon sovrappeso) possa fare carriera, rubare una montagna di soldi, causare grossi problemi alla sua ditta, finire in galera e, nonostante ciò, trovare un nuovo lavoro come manager di un'altra azienda.
C'accorgiamo praticamente subito che Mark Whitacre (il protagonista) si comporta in modo strano, dice cose a metà, si contraddice, mantiene versioni diverse a seconda di chi parla. Ogni tanto, mentre il personaggio parla, sentiamo il suo pensiero che vaga su fatterelli inconsistenti. Ma non riusciamo a capire bene cosa diamine voglia fare, e perché lo faccia, fino a quasi alla fine.
Non è un capolavoro, non ci si sganascia dalle risate, ma è un film divertente, piacevole, ben diretto e interpretato. Probabilimente il soggetto risulta più interessante agli americani, che sanno meglio di cosa si tratta, e questo spiega come mai al botteghino sia andato meglio in USA che nel resto del mondo.
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