Nei titoli di testa si afferma che Roy Chanslor ha basato la sua sceneggiatura su I cinque semi d'arancia di Sir Arthur Conan Doyle, anche se, come al solito, resta davvero poco del racconto originale. Là era addirittura il Ku Klux Klan alla base dell'intreccio, e i semi d'arancia erano sempre cinque per ogni lettera minatoria. Qui si tratta di un più triviale tentativo di truffa ai danni di una assicurazione e i semi sono utilizzati per fare il conto alla rovescia delle minacce. Completamente inventata da Chanslor la congrega di scapoli al centro dell'azione.
Si abbandonano i toni cupi per dare allo svolgimento un ritmo molto più divertito. Capita così che la mancanza di logica di alcune azioni venga spiegata dalla sciempiaggine dei personaggi. Questa volta Sherlock Holmes (Basil Rathbone) non fa errori marchiani, come era successo nel precedente La perla della morte, ma deve contare (anche) su una pertinente osservazione del dottor Watson (Nigel Bruce) per arrivare alla soluzione del caso. Dulcis in fundo, finalmente Holmes ammette quanto bene voglia al suo compagno di avventure.
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