Come i precedenti due film della serie holmesiana prodotti dalla Universal, anche in questo caso l'intento propagandistico anti germanico permea l'intera sceneggiatura, svilendo il risultato finale. La rete spionistica tedesca questa volta copre Londra e Washington, e Holmes (Basil Rathbone) dovrà attraversare l'oceano per risolvere il caso di un documento segreto scomparso. Estremamente deludente il ruolo del dottor Watson (Nigel Bruce) che tocca in questo episodio il suo minimo storico di utilità.
Il principale cattivo risulterà essere un tedesco che è rimasto per decenni "in sonno" avendo assunto nome, modi, e accento indistinguibili dai nativi, per risvegliare la rete spionistica al momento opportuno. Caso bizzarro, a interpretare questo personaggio è George Zucco, che già era stato Moriarty ne Le avventure di Sherlock Holmes.
Un suo tirapiedi, poi, è interpretato da Henry Daniell, che era stato Garbitsch, evidente presa in giro di Goebbels, ne Il grande dittatore di Chalie Chaplin e, nell'episodio La voce del terrore di questa stessa saga, era un pezzo grosso del governo inglese.
Dal punto di vista della sceneggiatura, risulta deludente che ci venga spiegato subito all'inizio che il documento è stato ridotto a microfilm e nascosto in una scatola di cerini, togliendoci così tutta la suspense. Il meccanismo, come ha illustrato magistralmente più volte Alfred Hitchcock, funziona se lo spettatore sa qualcosa che i personaggi non sanno. Ma se il protagonista condivide la conoscenza con noi, e a restare all'oscuro sono solo i cattivi, l'effetto risulta estremamente indebolito.
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