Basato sul romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, che hanno pure curato la versione cinematografica ma affiancati dalla premiata coppia Stefano Rulli e Sandro Petraglia. Le differenze sono sostanziali, in particolare nelle atmosfere, qui molto più cupe. Il tono del film è determinato anche dalle scelte registiche di Stefano Sollima, vedasi l'infinita pioggia che cade per tutto la settimana coperta dall'azione, e l'uso della colonna sonora, firmata dagli M83.
Da quel che ho leggiucchiato in giro, il film è piaciuto più all'estero che da noi. Sarà forse che noi percepiamo un certo manierismo nell'operazione, giungendo come ennesimo capitolo in una serie di film che raccontano l'intreccio tra malavita e politica. In positivo, Netflix (*) ha partecipato alla produzione, dando l'ok ad una serie associata, e Sollima è stato scelto per dirigere Soldado, sequel di Sicario.
La vicenda, ambientata sul finire del 2011 in un mondo parallelo molto simile al nostro, segue il punto di vista prevalente di Filippo Malgradi (Pierfrancesco Favino), un esponente di sottogoverno pesantemente intrallazzato con la malavita romana. Costui sente il bisogno di completare le sue giornate con festino a base di sesso e droga, e ha come sua fornitrice Sabrina (Giulia Elettra Gorietti). L'inghippo che scatena la catastrofe narrata a seguire è la morte di una prostituta minorenne nel corso di uno di questi dopocena eleganti.
L'equilibrio era già molto precario perchè il Samurai (Claudio Amendola), residuo della vecchia criminalità romana (**), sta tessendo una complicata rete finalizzata alla creazione di una speculazione sul litorale di Ostia, sponsorizzata da non meglio precisate famiglie di una qualche mafia (forse calabrese?), facendo uso di soldi e influenza di origine vaticana, via un cardinale (Jean-Hugues Anglade) con pochi scrupoli. Il mosaico si completa con la partecipazione di Numero 8 (Alessandro Borghi), delinquente che gestisce la zona di Ostia che è molto vicino ad un deputato a sua volta vicino al Malgradi, e della famiglia "zingara" degli Anacleti, in origine usurai e allargatisi ad attività malavitose più generiche. Ah, c'è anche pure un povero disgraziato che passava di lì per caso, Sebastiano (Elio Germano), che si sarebbe accontentato di campare raccogliendo le briciole che cadono dal piatto dei potenti, fornendo supporto logistico ai loro divertimenti (***).
Sollima m'è sembrato bravo a gestire le scene d'azione, meno quelle in cui si parla, dove i dialoghi mi sono sembrati più da carta stampata che cinematografici. In confronto a Jeeg robot ho qui apprezzato la scelta di ammorbidire la parlata dei personaggi, rendendola comprensibile ai non romani, mentre ho letto di alcuni nativi che l'hanno contestata, non rendendosi conto che ci sono anche non romanofoni che vorrebbero capire cosa succede.
Avrei preferito una maggior sottigliezza nella costruzione dei caratteri, qui sono tutti odiosi e qualunque cosa succeda loro non me ne può importare di meno, ma capisco che si tratta di una precisa scelta stilistica. Ho trovato eccessivi alcuni passaggi, tipo quando Viola (Greta Scarano) abbandona temporaneamente le sue svariate tossicodipendenze per diventare una assassina che sembra nascere dalla fantasia di Luc Besson (°) incrociata ad un videogioco alla Lara Croft o Resident evil.
(*) A proposito, un cambiamento di tono tra libro e pellicola è stato quello dell'eliminazione di ogni personaggio che non fosse completamente negativo. E questo mi ha fatto pensare a House of cards.
(**) Vedi banda della Magliana.
(***) Insomma, un magnaccia ripulito e adattato a tempi e luoghi.
(°) Vedasi Nikita, la Mathilda di Léon, Lucy, eccetera.
L'ho trovato un ottimo film, non perfetto... Ma l'inizio una serie di pellicole italiane innovative iniziate da un anno a questa parte.
RispondiEliminaA me è abbastanza piaciuto, anche se in parte condivido perplessità soprattutto nostrane di cui ho letto in giro. Poi, non mi pare così innovativo, considerando che Il divo e Gomorra sono del 2008.
EliminaNon avendo letto il libro non ho potuto fare paragoni ma ho trovato Suburra un film bellissimo, da pugno nello stomaco, con una colonna sonora splendida.
RispondiEliminaLa colonna sonora ha colpito anche a me, non la definirei splendida, ma comunque molto interessante.
EliminaIo il libro l'ho letto, non che mi sia piaciuto particolarmente, ma non ho mai capito questa mania di alcuni registi si prendere un libro, farne un film e poi rimaneggiare tutta la storia come ne hanno voglia loro, togliendo interi pezzi di libro (sono stati eliminati tutti i "buoni") e cambiandone altri (la storia di Manfredi e Sebastiano, il Samurai imbolsito e svalutato, Morgana diventata Viola). Nonostante ciò un ottimo film anche se non posos dire mi abbia particolarmente entusiasmato.
RispondiEliminaCredo che questa volta la "colpa" dei cambiamenti vada ricercata prevalentemente dalle parti della produzione. La mia ipotesi, vedi nota (*), è che Netflix abbia preso come riferimento una sua serie di gran successo, e che gli italiani abbiano accettato la lettura senza farsi troppi problemi - ricordando forse la locuzione pecunia non olet.
EliminaMagari la pioggia continua potrebbe essere stata un'idea stilistica di Sollima, accettata perché in linea con l'impostazione che si voleva dare.